Le beatitudini, chiave per la santità d'oggi
Festa di tutti i
Santi. Mt 5 le beatitudini
Oggi celebriamo la festa di tutti i santi. Mi
verrebbe voglia di farvi una domanda: sapete indicarmi qualche santo? E penso che comincerete a farmi la lista di
tutte quelle persone che sono incluse nel calendario e che lungo la storia
hanno fatto tante cose belle e importanti. Ma la festa di oggi non è per loro.
Loro hanno già la loro festa in altri giorni. Vi cito alcune parole di Papa
Francesco:
“Celebriamo,
quindi, la festa della santità. Quella santità che, a volte, non si manifesta
in grandi opere o in successi straordinari, ma che sa vivere fedelmente e
quotidianamente le esigenze del battesimo. Una santità fatta di amore per Dio e
per i fratelli. Amore fedele fino a dimenticarsi di sé stesso e a darsi
totalmente agli altri, come la vita di quelle madri e quei padri che si
sacrificano per le loro famiglie sapendo rinunciare volentieri, benché non sia
sempre facile, a tante cose, a tanti progetti o programmi personali.”
Questa festa è qui per ricordare a tutti noi
la vocazione che tutti abbiamo che è quella di essere santi, forse non degli
eroi, forse non destinati a fare cose che finiranno sui giornali o negli annali
di storia, ma essere santi della quotidianità. Ma come si fa a farsi santi? In
passato si diceva: “Osservando tutte le leggi: i 10 comandamenti, i 5 precetti,
tutte le altre norme”. Papa Francesco, scrivendo la sua ultima enciclica “Gaudete
et exsultate” ci ha indicato come via alla santità quella di una quotidianità
vissuta nella normalità ma con un cambiamento di mentalità: non più il dovere
della legge ma la libertà delle Beatitudini. . Le
parole del Papa che abbiamo udito poco fa ci danno una risposta: la santità è
fatta di amore, amore fedele.
Interessante che la liturgia di oggi non ci
presenta un vangelo che parla di miracoli o di eroi ma le beatitudini: beati i
poveri, gli affamati, gli afflitti, i miti, i perseguitati, ecc. Ecco come
vivere l’amore, accettando e cercando di essere poveri, affamati, afflitti,
miti, ma in senso positivo. Cioè vedere quegli stati di vita, comprese le
difficoltà, le incomprensioni, come momenti di verifica e di crescita, momenti
in cui capire che posto ha l’amore in tutto questo, e momenti in cui chiederci:
di cosa sono affamato, assetato, desideroso? Cosa voglio costruire nella mia
vita? Tutto questo lo faccio per amore? Amore vero? Dice il Papa: “Le Beatitudini sono in qualche modo la carta d’identità del cristiano,
che lo identifica come seguace di Gesù. Siamo chiamati ad essere beati, seguaci
di Gesù, affrontando i dolori e le angosce del nostro tempo con lo spirito e
l’amore di Gesù. In tal senso, potremmo indicare nuove situazioni per viverle
con spirito rinnovato e sempre attuale: beati coloro che sopportano con fede i
mali che altri infliggono loro e perdonano di cuore; beati coloro che guardano
negli occhi gli scartati e gli emarginati mostrando loro vicinanza; beati coloro
che riconoscono Dio in ogni persona e lottano perché anche altri lo scoprano;
beati coloro che proteggono e curano la casa comune; beati coloro che
rinunciano al proprio benessere per il bene degli altri; beati coloro che
pregano e lavorano per la piena comunione dei cristiani... Tutti costoro sono
portatori della misericordia e della tenerezza di Dio, e certamente riceveranno
da Lui la ricompensa meritata”. Il discorso sarebbe molto lungo, ma voglio
toccare una sola di queste beatitudini che credo tutti possiamo vivere bene e
che credo ci possa aiutare nella vita quotidiana: «Beati i miti». È
di nuovo il Papa che parla: “Gesù dice di sé stesso: «Imparate da me, che
sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29).
Questo è il suo ritratto spirituale e ci svela la ricchezza del suo amore. La
mitezza è un modo di essere e di vivere che ci avvicina a Gesù e ci fa essere
uniti tra di noi; fa sì che lasciamo da parte tutto ciò che ci divide e ci
oppone, e che cerchiamo modi sempre nuovi per progredire sulla via dell’unità”.
Pensiamo a quanto spesso cerchiamo di imporci sugli altri, quante divisioni
creiamo in famiglia, sul lavoro, solo perché imponiamo le nostre idee e non
siamo capaci di accettare quelle degli altri, quante persone si sono sentite
ferite, messe da parte, disprezzate dalle nostre parole e dai nostri
comportamenti. Mi chiedo: sono più importanti le idee o le persone? Il successo
o le relazioni? I santi di cui ha bisogno il mondo di oggi non sono quelli che
costruiscono grandi opere ma quelli che seminano ogni giorno centinaia di
piccoli semi di bontà, amore, pazienza. Concludo con delle parole del nostro
santo di casa: Don Orione. Aveva appena aperto la missione in Argentina, un
paese lontano con lingua diversa, dove c’era tutto da costruire e inventare e
deve scegliere chi mandare per renderla stabile e di successo. Noi guarderemmo
subito a chi è più intelligente, chi è più intraprendente, chi ha più qualità,
lui invece scrive: “Ho bisogno di figli santi! La missione promette assai
bene; ma ho bisogno di santi! Quante volte, nei passati giorni, io ho pensato a
voi altri, o cari i miei figli! E vi ho fatti passare uno ad uno, per vedere
chi poter mandare!
Almeno
qualcuno di voi bisognerà che lo trovi e lo mandi prestissimo; ma ho bisogno di
santi! Poco mi importerebbe che siate piccoli, anzi così imparereste subito la
lingua, ma ho bisogno che chi va, porti là la santità. Chi si sente di voi?
Il
Signore oggi ci dice: Ho bisogno di convertire questa Italia, questa Roma, di
cambiare il mondo, chi manderò? Rispondiamogli come il profeta Isaia: ecco
manda me, ma aiutami ad essere santo.