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A chi diamo la preferenza?

  Parole che provocano Il Vangelo di oggi (Lc 14,25-33) ci mette davanti a due affermazioni che, a prima vista, sembrano dure e quasi incomprensibili: “ Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre…” e “Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo. ” L’originale greco usa la parola odiare; la versione moderna italiana ha giustamente tradotto “ Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo ”. La seconda frase è rimasta com’era. Sono comunque parole che ci turbano, parole che ci interrogano. Ma anche parole che ci invitano a guardare più a fondo. Cosa Gesù vuole insegnarci? Queste espressioni nascono in un contesto storico e linguistico molto diverso dal nostro. La lingua aramaica, con un vocabolario limitato, usava spesso contrasti forti per esprimere priorità. “Odiare” non significa disprezzare, ma “preferire meno...

Servire Dio, come?

  Marta e Maria: Dio non si compra, si accoglie (Lk 10, 38ss) Il Vangelo di oggi ci porta nella casa di due sorelle, Marta e Maria, amiche di Gesù. Un episodio che, a prima vista, sembra raccontare una semplice scena domestica: una si dà da fare per servire, l’altra si siede ad ascoltare. Ma in realtà, qui si gioca qualcosa di molto più profondo: il nostro modo di stare con Dio. Questo brano si inserisce nel capitolo 10 del Vangelo di Luca, che ci ha già parlato dell’invio dei discepoli e del buon Samaritano. Tre episodi che ci interrogano su cosa significhi davvero seguire Gesù, vivere il Vangelo, cercare la vita eterna. La loro casa è un luogo familiare per lui, un rifugio durante i suoi viaggi verso Gerusalemme. Quando Gesù arriva, Marta accoglie Gesù con generosità, si mette subito all’opera per preparare il pranzo. Maria, invece, si siede ai suoi piedi e ascolta come se in quel momento nulla fosse più importante. E quando Marta si lamenta, Gesù risponde con parole che so...

Amare chi? Come?

Il Buon Samaritano (Lk 10,25-37) Oggi il Vangelo ci racconta un dialogo curioso tra Gesù e uno scriba. Curioso perché lo scriba fa una domanda… ma poi si risponde da solo! Chiede cosa bisogna fare per avere la vita eterna, e dice lui stesso che la chiave è amare Dio e il prossimo. Quindi lo sapeva già. Ma forse, dentro di sé, sperava che Gesù gli desse una via più facile, una scorciatoia. Perché, diciamocelo, amare davvero… non è semplice. Amare costa. A volte ci fa anche soffrire.  E allora lo scriba rilancia con un’altra domanda: “Ma chi è il mio prossimo?” In altre parole: “Devo amare proprio tutti? Anche quelli che non mi piacciono? Anche chi mi ha fatto del male?” Gesù non gli dà una risposta teorica. Non fa filosofia. Racconta una storia. Una parabola. Quella del buon samaritano. C’è un uomo, uno qualunque, che viene aggredito e lasciato mezzo morto per strada. Passano due persone religiose, gente che lavora nel Tempio, quindi potremmo dire “gente di Chiesa”. Ma tirano drit...