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Popolarità o umiltà?

L’umiltà che libera      XXII Domenica C . (Lc. 14,1.7-14) Al centro del Vangelo di oggi troviamo una delle pulsioni più profonde e universali del cuore umano: il desiderio di essere riconosciuti, apprezzati, valorizzati. È un bisogno che nasce dalla nostra stessa natura relazionale, dal fatto che siamo stati creati per vivere in comunione, per essere specchio e sostegno gli uni degli altri. Non c’è nulla di sbagliato in questo desiderio. Anzi, è spesso il motore di tante nostre azioni buone. Alle volte cerchiamo di amare, di servire, di costruire, perché speriamo che qualcuno ci veda, ci riconosca, ci dica: “Tu sei importante”. Da questo potrebbe nascere un problema, quando questo riconoscimento non arriva. Quando ci sentiamo ignorati, messi da parte, invisibili. Allora qualcosa dentro di noi si incrina. Ci domandiamo: Se nessuno mi apprezza, che valore ha la mia vita? E inizia a farsi strada una paura sottile ma potente: la paura della solitudine, dell’abbando...

Io sono più grande di te

  Chi è il più importante? Domenica scorsa avevamo visto che Pietro voleva proteggere Gesù evitandogli di morire, ma Gesù lo rimprovera. Oggi vediamo che Gesù annuncia per la seconda volta che lui deve andare a Gerusalemme e morire, e il Vangelo sottolinea: “Essi però non capivano queste parole e avevano paura ad interrogarlo”. Se io non capisco una cosa e ho di fronte a me il Maestro, gliela chiedo. Perché essi hanno paura? E cosa c'è di così difficile da capire quando uno dice che sta per andare a Gerusalemme e lì lo cattureranno e metteranno a morte? Ciò che è difficile da capire, o meglio da accettare, è che la sconfitta, la perdita e la sofferenza possano essere parte del piano di Dio. Gli Apostoli non possono accettare che Dio permetta ad un giusto di soffrire. Loro vogliono un Messia glorioso, un Re potente, qualcuno che li protegga, che li faccia sentire importanti, ma questo non è il progetto di Gesù e di questo loro non riescono a capire il perché. Loro amano Gesù e n...

Vuoi essere sale o zucchero?

Sale e luce (Mt 5) Gesù, quando parlava alla gente, si serviva spesso di esempi presi dalla vita quotidiana che permettessero loro di comprendere facilmente il senso di quanto diceva. Egli veniva chiamato dai suoi discepoli “Il Maestro”, ma egli non era il classico insegnante dal linguaggio altisonante che dalla sua cattedra propone lezioni di filosofia o teologia diligentemente preparate e scientificamente supportate. Lui si mischiava alla gente, andava loro incontro nella realtà quotidiana per assicurarsi di poter raggiungere tutti e non solo gli amanti della sua disciplina, e usava un linguaggio semplice, alla mano, parlava della vita, dei problemi di ogni giorno, del come sentirsi realizzati e contenti in quello che facciamo. Il brano   di oggi ci porta due di quegli esempi. Gesù aveva appena pronunciato le Beatitudini, frasi che certamente avevano sconcertato gli ascoltatori, allora questi due esempi vanno letti come invito a prendere sul serio e con coraggio la strada che...