Servire Dio, come?
Marta e Maria: Dio non si compra, si accoglie (Lk 10, 38ss)
Il Vangelo di oggi ci porta nella casa di due sorelle, Marta e Maria, amiche di Gesù. Un episodio che, a prima vista, sembra raccontare una semplice scena domestica: una si dà da fare per servire, l’altra si siede ad ascoltare. Ma in realtà, qui si gioca qualcosa di molto più profondo: il nostro modo di stare con Dio.
Questo brano si inserisce nel capitolo 10 del Vangelo di Luca, che ci ha già parlato dell’invio dei discepoli e del buon Samaritano. Tre episodi che ci interrogano su cosa significhi davvero seguire Gesù, vivere il Vangelo, cercare la vita eterna.
La loro casa è un luogo familiare per lui, un rifugio durante i suoi viaggi verso Gerusalemme. Quando Gesù arriva, Marta accoglie Gesù con generosità, si mette subito all’opera per preparare il pranzo. Maria, invece, si siede ai suoi piedi e ascolta come se in quel momento nulla fosse più importante. E quando Marta si lamenta, Gesù risponde con parole che sorprendono: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa necessaria. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Dal punto di vista umano, verrebbe da dire che Marta ha ragione: l’ospitalità è sacra, e gli ospiti vanno serviti con cura. Allora, cosa ci sta dicendo Gesù? Lui non condanna Marta, ma le fa notare che non è che il servizio sia inutile, non che l’azione non conti, ma che tutto deve partire da un cuore che ascolta, da una relazione viva con Lui. Maria ha capito che Gesù non è un ospite da servire, ma una presenza da accogliere. Non è uno da compiacere, ma da amare. Non è qualcuno per cui dobbiamo “fare” qualcosa, ma Colui con cui possiamo “essere”.
E qui tocchiamo un punto fondamentale: Dio non si compra. Non si conquista con le opere, non si merita con i sacrifici. Dio si dona, gratuitamente, e ci chiede solo una cosa: che lo lasciamo entrare nella nostra vita, che condividiamo con Lui il nostro tempo, le nostre scelte, le nostre gioie e le nostre fatiche.
A volte, anche noi siamo come Marta: ci affanniamo, ci agitiamo, facciamo mille cose, anche buone, anche per gli altri, ma rischiamo di dimenticare il centro. Rischiamo di vivere la fede come un dovere, come un elenco di cose da fare per “essere a posto” con Dio. Ma Dio non vuole essere “ripagato”. Vuole essere amato. Vuole essere ascoltato. Vuole abitare la nostra casa, non come un ospite da servire, ma come un amico con cui condividere tutto.
E allora, qualcuno potrebbe chiedere: “E il buon Samaritano? Lui non si è fermato ad ascoltare, ha agito!”. È vero. Ma ha agito per amore, non per dovere. Non per guadagnarsi qualcosa, ma perché l’amore era la sua natura. Così anche noi: non facciamo il bene per guadagnarci il paradiso. Lo facciamo perché amare è ciò che ci rende vivi. È ciò che ci rende simili a Dio.
Fratelli e sorelle, Maria ha scelto la parte migliore non perché ha fatto di più, ma perché ha messo Gesù al centro. E da quell’ascolto nasce ogni vera azione. Da quella relazione nasce ogni vera carità. Non si tratta di fare meno, ma di fare con un cuore abitato da Dio.
Chiediamo oggi al Signore di aiutarci a non vivere la fede come una prestazione, ma come una relazione. A non cercare di “fare qualcosa per Lui”, ma a lasciarci trasformare da Lui. Perché solo così le nostre opere saranno davvero feconde. Solo così ameremo non per dovere, ma perché l’amore è ciò che siamo.
E allora, come Maria, sediamoci ai piedi del Signore. E lasciamo che sia Lui a nutrirci. Perché la parte migliore… è stare con Lui.