Già e non ancora, l'attesa operosa della venuta di Cristo



1a Domenica di Avvento.  Mc. 13, 33-37
Siamo all’inizio dell’avvento e per un po’ di giorni sentiremo la Parola di Dio parlarci con brani dove si mischiano annunci circa la fine del mondo e la venuta del Messia. Il Vangelo di oggi fa parte di questi brani. Qui si sottolinea un atteggiamento che è molto importante per la vita cristiana ed è quello dell’attesa della venuta di Cristo. Questo è un dato teologico che troppo spesso noi dimentichiamo. Molti Cristiani sono preoccupati dal fare bene ma forse dimenticano il motivo per cui fare bene quindi hanno un motore che lavora a pieni giri ma che corre il rischio di rimanere senza benzina.
Perché una vita di sacrificio? Perché la fedeltà anche quando le cose sono difficili o vanno male? Perché rinunciare a dei beni che sono miei per darli a un altro? Se le motivazioni sono solo umane, quanto resisteranno? L’unica risposta che ci può sostenere a lungo viene dalla riflessione sulla virtù teologale della Speranza. La speranza, non è dire, come spesso si fa: “Che Dio ce la mandi buona, speriamo vada tutto bene”, e poi incrociare le dita nella paura che tutto vada invece male.
Vivere nell’attesa della venuta definitiva di Cristo vuol dire vivere con la Fede che è lui che guida la storia, che è lui che alla fine vincerà e vincerà nell’amore, ma ha bisogno del nostro aiuto, del nostro contributo.
“Una persona si assentò e lasciò i suoi servi incaricati a custodirgli la casa, e chiese loro di essere vigilanti in attesa del suo ritorno”. Chiaramente Gesù parla di se stesso che dopo la Resurrezione si allontana fisicamente da questo mondo e ha posto noi, suoi servitori per prenderci cura del mondo che è la sua casa. Questo è il messaggio del vangelo di oggi. Quindi l’attesa dell’avvento non è l’attesa oziosa della persona che rimane in poltrona fino all’arrivo di un visitatore, ma l’attesa operosa della mamma di casa che mette in ordine il salotto, comincia a cucinare qualcosa di “speciale”, ecc. Alla fine della visita, e dopo aver ricevuto i complimenti dell’ospite si sentirà stanca ma dirà: “ne è valsa la pena”.
Ma c’è un qualcosa di più nella speranza cristiana. Gesù, prima di partire ha detto ai suoi discepoli: “Io sarò con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo”. La meta da raggiungere è quella dell’incontro con Gesù, ma questo Gesù lo incontriamo già, anche se in forme nascoste o camuffate, ogni giorno nelle relazioni con i nostri fratelli e sorelle. È il mistero del “già e non ancora”. Il nostro incontro con Gesù ora è limitato dalle nostre debolezze, alla fine sarà perfetto, ora facciamo fatica a vedere, alla fine vedremo in modo perfetto, ora siamo sotto l’influsso delle emozioni e di mille circostanze esterne, alla fine saremo totalmente liberi, però Gesù è già qui tra noi, quindi possiamo dire che:

  • -          Quanto più purifichiamo noi stessi, cioè quanto più diventiamo santi, tanto più godiamo già qui quella che sarà la beatitudine futura;
  • -          Non dobbiamo aspettarci una fine del mondo clamorosa, piena di disastri, cataclismi, ecc. ma una vita incamminata verso una meta, dove, lungo il cammino ci possono essere prove, sofferenze, disastri, ma la fine arriverà, per ciascuno di noi, al momento della nostra morte, che speriamo avvenga nel modo più tranquillo e sereno possibile.

Qualcuno, scherzando sulla nostra religione diceva: conviene godersi la vita, soldi, cibo, viaggi, non preoccuparsi delle leggi o dei comandamenti, tanto poi, all’ultimo momento basta un atto di pentimento e Dio ti fa entrare in paradiso lo stesso. L’errore sta nella frase “godersi la vita”. Quello che lui chiama godersi, è esattamente la negazione della vera vita, perché ci riempie di esteriorità che non ci soddisfano, che ci rovinano e soprattutto che diventano un ostacolo all’amore vero che è il vero “bene” della vita. Quindi il problema non è tanto il “entro o no in paradiso?” ma i molti pezzi di Paradiso che mi sono già perso a causa del mio egoismo e della mia avidità, delle molte occasioni che mi sono privato della possibilità di incontrare Cristo, mio unico bene.

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