Orionini nella Chiesa di Papa Francesco


Siamo chiamati ad evangelizzare la società di oggi. In passato la parola evangelizzazione era sinonimo di conversione, ora il significato è cambiato, è tornato alla sua radice originale: euaggellion, dare la buona notizia.
Per noi missionari, l'evangelizzazione ha due compiti principali:
a) Testimoniare l'amore di Dio per il mondo, perché questa è la “buona notizia”. Il mondo di oggi, indipendentemente dalla religione che segue, non riconosce più la presenza di Dio perché è distratto da così tante preoccupazioni e piani, ed è ingannato da tante false speranze.
b) Aiutare le persone ad conoscere e comprendere i valori del Vangelo, che oggi sembrano essere persi. Dobbiamo insegnare ai nostri fratelli e sorelle cristiani a usare il Vangelo come strumento per analizzare e comprendere la loro situazione. Inutile dire che sono un cristiano, prego, e appena arriva un problema cerco soluzioni umane come se il Vangelo non avesse nulla da dire.
Papa Francesco in molte occasioni ci ha ricordato che il cristianesimo si diffonde per attrazione, non attraverso la predicazione, quindi ha indicato molti atteggiamenti che dovremmo abbracciare per diventare veri testimoni. Vorrei citare un passo di Evangelii Gaudium che dovremmo tenere come sfondo di tutte le meditazioni di questi 5 giorni.
93. La mondanità spirituale, che si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa, consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale. È quello che il Signore rimproverava ai Farisei: «E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?» (Gv 5,44). Si tratta di un modo sottile di cercare «i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo» (Fil 2,21). Assume molte forme, a seconda del tipo di persona e della condizione nella quale si insinua. Dal momento che è legata alla ricerca dell’apparenza, non sempre si accompagna con peccati pubblici, e all’esterno tutto appare corretto. Ma se invadesse la Chiesa, «sarebbe infinitamente più disastrosa di qualunque altra mondanità semplicemente morale».[71]

94. Questa mondanità può alimentarsi specialmente in due modi profondamente connessi tra loro. Uno è il fascino dello gnosticismo, una fede rinchiusa nel soggettivismo, dove interessa unicamente una determinata esperienza o una serie di ragionamenti e conoscenze che si ritiene possano confortare e illuminare, ma dove il soggetto in definitiva rimane chiuso nell’immanenza della sua propria ragione o dei suoi sentimenti. L’altro è il neopelagianesimo autoreferenziale e prometeico di coloro che in definitiva fanno affidamento unicamente sulle proprie forze e si sentono superiori agli altri perché osservano determinate norme o perché sono irremovibilmente fedeli ad un certo stile cattolico proprio del passato. È una presunta sicurezza dottrinale o disciplinare che dà luogo ad un elitarismo narcisista e autoritario, dove invece di evangelizzare si analizzano e si classificano gli altri, e invece di facilitare l’accesso alla grazia si consumano le energie nel controllare. In entrambi i casi, né Gesù Cristo né gli altri interessano veramente. Sono manifestazioni di un immanentismo antropocentrico. Non è possibile immaginare che da queste forme riduttive di cristianesimo possa scaturire un autentico dinamismo evangelizzatore.

97. Chi è caduto in questa mondanità guarda dall’alto e da lontano, rifiuta la profezia dei fratelli, squalifica chi gli pone domande, fa risaltare continuamente gli errori degli altri ed è ossessionato dall’apparenza. Ha ripiegato il riferimento del cuore all’orizzonte chiuso della sua immanenza e dei suoi interessi e, come conseguenza di ciò, non impara dai propri peccati né è autenticamente aperto al perdono. È una tremenda corruzione con apparenza di bene. Bisogna evitarla mettendo la Chiesa in movimento di uscita da sé, di missione centrata in Gesù Cristo, di impegno verso i poveri. Dio ci liberi da una Chiesa mondana sotto drappeggi spirituali o pastorali! Questa mondanità asfissiante si sana assaporando l’aria pura dello Spirito Santo, che ci libera dal rimanere centrati in noi stessi, nascosti in un’apparenza religiosa vuota di Dio. Non lasciamoci rubare il Vangelo!".

Papa Francesco ha varie parole che ormai sono diventate dei “classici” del suo pensiero. Tra le tante ne ho scelto 4.
- GIOIA. Non a caso questa parola forma il titolo della sua prima esortazione apostolica. La gioia non è una posa esteriore, ma un atteggiamento che viene dal profondo. Si basa sulla conoscenza di ciò che siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando. Siamo figli di Dio, veniamo da Lui e siamo destinati ad andare a Lui. Abbiamo una vocazione ricevuta da Lui e forse ciò che sta accadendo, ha una parte nel suo piano. I religiosi che sono sempre negativi, pessimisti, brontoloni, che guardano sempre agli errori e ai problemi, non sono attraenti, non servono il Regno di Dio. La gioia è l'opposto di pigrizia, freddezza spirituale, ma anche opposta alla comodità, alla vita tranquilla, alla mancanza di desiderio, perché la gioia deve essere un motore che scorre dentro di noi, il che non ci permette di rimanere addormentati.
La gioia è anche l'opposto di un'altra attitudine con cui è spesso confusa: il protagonismo, l'arrivismo, la tendenza del voler tutto e subito. Queste cose sono attraenti ma non portano una gioia vera e duratura, e quindi non diffondono gioia. Puoi distinguere i due atteggiamenti perché una persona gioiosa ti fa sentire immediatamente felice dentro, mentre una persona egoista, anche se sorridente, ti fa sentire incerto, spaventato.
Don Orione ha una pagina ispiratrice sulla gioia:
" La perfetta letizia non può essere che nella perfetta dedizione di sé a Dio
e agli uomini, a tutti gli uomini, ai più miseri come ai più fisicamente, moralmente
deformi, ai più lontani, ai più colpevoli, ai più avversi." (V57t50)
" Rettificate nel Signore tutte le vostre intenzioni; offrite a Gesù Crocifisso, per le mani della SS. Vergine tutto quello che dovrete patire, - lieti di faticare e di patire per l’amore di Dio benedetto, sopportando in silenzio e anzi in perfetta letizia, ogni contrarietà e mortificazione.". (v69t158 )
E molti altri ancora.

- MISERICORDIA. Questa parola è al centro del messaggio cristiano. Troviamo questa parola  attraverso tutto il Vangelo ad iniziare dal Magnificat, alle Beatitudini, al giudizio finale, fino al Calvario. È anche il nocciolo del messaggio di Papa Francesco che ha anche chiesto un anno speciale della misericordia.
Essere misericordiosi non significa essere negligenti o permettere che tutto passi senza controllo. La misericordia è mettere tutte le cose nel posto giusto, cioè sotto il grande ombrello dell'amore di Dio.
Francesco vuole che diventiamo misericordiosi come il Padre che è nei cieli è misericordioso; diventare veramente seguaci di Gesù in qualunque cosa facciamo, perché Lui è il mite e umile del cuore. Vuole che viviamo come comunità d'amore perché ognuno di noi (dal primo all’ultimo) è un tempio dello Spirito Santo, portatore dei doni di Dio. Come possiamo respingere, condannare, giudicare, qualcuno che è un ricettacolo prescelto della grazia di Dio?
Norme, regolamenti, costituzioni, orari sono tutti strumenti molto importanti, necessari e non dovrebbero essere mai trascurati, ma non dobbiamo dimenticare la differenza tra applicarli a noi stessi e, invece, usarli per giudicare i nostri fratelli. Dobbiamo essere severi ed esigenti con noi stessi ma pazienti e misericordiosi verso gli altri. Di solito succede il contrario.
Niente dovrebbe diventare più importante dell'amore per i nostri fratelli, semplicemente perché i nostri fratelli non dovrebbero essere accusati ma amati: questa è misericordia. Se guardo mio fratello e lo trovo colpevole di qualcosa, piuttosto che sentire la rabbia per la sua colpa e testardaggine, dovrei sentire la passione per ciò che gli manca, il desiderio di aiutarlo. Una persona può essere aiutata e cambiata con misericordia e compassione; il nostro giudizio e la nostra rigidità invece lo scoraggeranno. Ricordate l'atteggiamento del Padre nella parabola del figliol prodigo? La misericordia è l'unica medicina in grado di curare le ferite create dai nostri errori.
Se mettiamo insieme i due motti di Don Orione: "Ricapitolare tutte le cose in Cristo" e "Fare del bene sempre, del bene a tutti, del male mai a nessuno", viene fuori il desiderio di Francesco che vuole che tutto ciò che facciamo sia fatto con l’atteggiamento misericordioso di Gesù.
Leggiamo insieme il passo di Don Orione, che è il tema del nostro Capitolo Generale.
“. . . Non saper vedere e amare nel mondo che le anime dei nostri fratelli.  Anime di piccoli, anime di poveri, anime di peccatori, anime di giusti, anime di traviati, anime di penitenti, anime di ribelli alla volontà di Dio, anime ribelli alla Santa Chiesa di Cristo, anime di figli degeneri, anime di sacerdoti sciagurati e perfidi, anime sottomesse al dolore, anime bianche come colombe, anime semplici pure angeliche di vergini, anime cadute nella tenebra del senso e nella bassa bestialità della carne, anime orgogliose del male, anime avide di potenza e di oro, anime piene di sé, che solo vedono sé, anime smarrite che cercano una via, anime dolenti che cercano un rifugio o una parola di pietà, anime urlanti nella disperazione della condanna, o anime inebriate dalle ebbrezze della verità vissuta: tutte sono amate da Cristo, per tutte Cristo è morto, tutte Cristo vuole salve tra le Sue braccia e sul Suo Cuore trafitto.
La nostra vita e tutta la nostra Congregazione deve essere un cantico insieme e un olocausto di fraternità universale in Cristo. Vedere e sentire Cristo nell'uomo. Dobbiamo avere in noi la musica profondissima della carità. Per noi il punto centrale dell'universo è la Chiesa di Cristo e il fulcro del dramma cristiano, l'anima.
Io non sento che una infinita, divina sinfonia di spiriti, palpitanti attorno alla Croce, e la Croce stilla per noi goccia a goccia, attraverso i secoli, il sangue divino sparso per ciascun'anima umana.
Dalla Croce Cristo grida “Sitio”. Terribile grido di arsura, che non è della carne, ma è grido di sete di anime, ed è per questa sete delle anime nostre che Cristo muore.  Io non vedo che un cielo; un cielo veramente divino, perché è il cielo della salvezza e della pace vera: io non vedo che un regno di Dio, il regno della carità e del perdono dove tutta la moltitudine delle genti è eredità di Cristo e regno di Cristo.
La perfetta letizia non può essere che nella perfetta dedizione di sé a Dio e agli uomini, a tutti gli uomini, ai più miseri come ai più fisicamente, moralmente deformi, ai più lontani, ai più colpevoli, ai più avversi”.

- Liberazione. La liberazione è un processo lungo, lento e complicato. Liberazione da cosa? Da tutte quelle strutture che ci impediscono di realizzare il piano di Dio. Coprono tutti gli aspetti della nostra vita, anche se, ovviamente, non tutti hanno la stessa importanza. Abbiamo impedimenti fisici (malattia, vecchiaia, handicap), impedimenti sociali (povertà, ignoranza, razzismo), impedimenti morali (peccati, vizi), impedimenti psicologici (paura, eccessiva colpa, traumi) e impedimenti spirituali (egoismo, egocentrismo, protagonismo). Da questa lista vediamo che alcuni, come la vecchiaia, non possono essere risolti, o alcuni, come una malattia, non dipendono da noi. In realtà non sono impedimenti in sé ma spesso causano impedimento; in questo caso ciò che dobbiamo rimuovere (per quanto possibile) sono le conseguenze di tali limitazioni, e questo è ciò che facciamo nelle nostre case in cui forniamo assistenza, medica, economica, educazionale, ecc.
Ma abbiamo tutti gli altri impedimenti che sono peccaminosi o che ci fanno peccare. Dobbiamo rimuoverli e cambiare i nostri atteggiamenti, il nostro stile di vita.
Queste strutture di schiavitù ci fanno sentire come dei “dei minori” e ci danno l'illusione di potere, libertà, soddisfazione; non sono al servizio di Dio o dei poveri, ma servono il nostro orgoglio. Spesso si presentano mascherati da opere di carità, apostolato, ma a poco a poco si giunge ad un punto in cui un apostolato è buono finché tiene me al centro, soddisfa le mie idee, attrae le persone a me. Se ciò smette, trovo una scusa per chiuderlo e impegnarmi in qualche altro progetto. La preghiera, le regole, le strutture di congregazione e persino le persone diventano strumenti nelle mie mani o ostacoli da evitare. La nostra vita diventa piena di compromessi. Pensiamo di lavorare per Dio ma, in realtà, quegli atteggiamenti non ci permettono di avere una vera relazione con Dio, non siamo più disponibili per il suo piano, che, spesso, si presenta in modo strano, debole, sciocco. I nostri piani riguardano il potere e la soddisfazione, il piano di Dio riguarda il servizio, l'umiltà. Cerchiamo progetti ben organizzati e di successo, Dio ci chiede di andare nelle aree più povere, senza strumenti, affidandoci alla Provvidenza. I nostri piani creano false relazioni perché sono egocentrici e legano le persone a noi, dipendenti da noi; I piani di Dio creano relazioni perché sono centrati sui poveri, e su Dio, rendono le persone libere.
Sentiamo cosa dice Don Orione:
"Seguendo il mondo, se lo seguite, avrete una grande libertà di mente, non avrete i pensieri inquietanti dell'anima. Avrete una grande libertà nella vita; non avrete l'inconveniente dei molti doveri imposti dalla religione. Avrete una grande libertà e soddisfazione; mentre Gesù Cristo da un lato ci dice che chiunque fa qualcosa di sbagliato commette un peccato, il mondo ci assicura che anche nel fare ciò possiamo ottenere felicità e libertà? Ah, no, figli miei, no!
Vedete, ho conosciuto molti giovani! Erano bravi e mi amavano, e nel Signore li amavo, ed erano felici. Poi, come una brezza arida, andarono a finire in modi diversi, persi nella folla, in cerca di una felicità vaga e molto diversa, poveri ragazzi! Ora, occasionalmente, qualcuno di loro, disilluso e pentito, ricorda i tempi felici e scrive, e sono lettere che ti fanno piangere, miei poveri, cari ragazzi ".
"Ponimi, o Signore, sulla bocca dell'inferno, perché io, per la misericordia tua, la chiuda. Che il mio segreto martirio per la salvezza delle anime, di tutte le anime, sia il mio paradiso e la suprema mia beatitudine. Amore delle anime, anime, anime! Scriverò la mia vita con le lacrime e col sangue.   L'ingiustizia degli uomini non ci affievolisca  la fiducia piena nella bontà di Dio.
Sono alimentato e condotto dal soffio di speranze immortali e rinnovatrici.  La nostra carità è un dolcissimo e folle amore di Dio e degli uomini che non è della terra. La carità di Cristo è di tanta dolcezza e sì ineffabile che il cuore non può pensare, né dire, né l'occhio vedere, né l'orecchio udire. Parole sempre affocate. Soffrire, tacere, pregare, amare, crocifiggersi e adorare. Lume e pace di cuore. Salirò il mio Calvario come agnello mansueto. Apostolato e martirio; martirio e apostolato.
Le nostre anime e le nostre parole devono essere bianche, caste, quasi infantili e devono portare a tutti un soffio di fede, di bontà, di conforto che elevi verso il Cielo"

- VERITÀ. È il processo di mettere le cose, le persone, noi stessi e Dio nel giusto ordine e posizione. Agire secondo verità significa cercare la vocazione che Dio ha dato a ciascuno di noi. Siamo religiosi e figli della Divina Provvidenza. La vocazione è sua, quindi non può chiederci di fare qualcosa che è opposto a questo. Il nostro essere religiosi, il nostro vivere in comunità, i nostri voti, non possono essere una maglia che a un certo punto diventa stretta e che devo eliminare e sostituirla con qualcos'altro. La nostra vocazione è parte della nostra natura, quindi se qualcosa va storto, devo agire dall'interno, cambiare ciò che è sbagliato, ripristinare le cose secondo il piano originale.
Come dice papa Francesco, vescovi e preti non sono persone di potere, gestori di grandi fondi, che impongono le loro idee, che decidono le cose da fare, il modo di farlo ecc. Sono prima di tutto servitori della comunità, esperti di ascolto, esperti nel riconoscere i doni delle persone e valorizzarli. Devono essere liberi di andare a lavorare da qualsiasi parte ricordando che la Chiesa vive già là dove vivono figli di Dio. La chiesa di Milano non è la chiesa di Oreste che poi diventa la chiesa di Angelo e infine la chiesa di Orlando, con i poveri che devono cambiare idea ogni volta che cambiano pastore. C'è la Chiesa di Cristo, la Chiesa del Vangelo, la Chiesa del popolo di Dio che cresce attorno al Vangelo, quindi il fatto che oggi il pastore è Oreste e domani Angelo o Orlando non fa molta differenza perché siamo co-ordinatori, facilitatori di un cammino che è stato preparato da Dio, dal Vangelo, dalle ispirazioni dello Spirito Santo che, per inciso, parla a ogni membro della Chiesa.
Di nuovo Don Orione dice:
"Grandi anime e cuori grandi e magnanimi, forti e libere coscienze cristiane che sentano la loro missione di verità, di fede, di alte speranze, di amore santo di Dio e degli uomini, e che nella luce d'una fede grande, grande, proprio “di quella” nella Divina Provvidenza, camminino, senza macchia e senza paura, per ignem et aquam e pur tra il fango di tanta ipocrisia, di tanta perversità e dissolutezza. "


Per il lavoro personale.
- Cosa mi rende felice, soddisfatto?
- Quali sono le cose nei miei fratelli che mi disturbano?
- Quale parte della mia vita disturba? Cosa posso fare per cambiare?
- Cosa cerco veramente, cerco di ottenere nel mio lavoro e nella mia vita? (nessuna risposta semplice preconfezionata)

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