Uno o tre? Chi lo sa risponda.

 Tre in Uno, Uno in “Te”.

Non è stato un errore, non volevo dire “uno in tre”, ma proprio Uno in Te.

Oggi dobbiamo parlare della Trinità, una cosa non solo difficile, ma quasi impossibile. Gesù stesso nel Vangelo che abbiamo ascoltato oggi dice che ci sono ancora molte cose che devo dirvi, ma non siete ancora in grado di recepirle; si rende conto di come sia impossibile per la nostra mente umana che se pure è intelligente, è molto limitata, riuscire a capire una realtà così grande e soprannaturale come quella della natura stessa di Dio. Inoltre, noi siamo abituati a ragionare sulle cose che vediamo, tocchiamo, possiamo misurare e calcolare, cose difficili da applicare a Dio. 

Quindi, Dio chi riesce a spiegarlo? 

Ci sono dei trattati bellissimi scritti da grandi teologi a partire da Sant’Agostino, a San Tommaso d'Aquino, ma anche tutti gli autori moderni che dovendo tenere dei corsi sulla Trinità nelle facoltà di Teologia, tentano le loro spiegazioni. Questo, naturalmente, è bello, ma non ha grande rilevanza per la nostra vita quotidiana e spirituale.

Dobbiamo, allora, cercare un approccio più aderente alla nostra vita in modo che il riflettere su questo Dio ci aiuti a diventare più simili a Lui, cosa che in fondo è lo scopo della nostra Religione.

La settimana scorsa abbiamo parlato dello Spirito Santo dicendo che esso è l'amore che unisce il Padre con il Figlio. Chiamandolo Amore, abbiamo voluto presentare la natura stessa di Dio. Abbiamo detto anche che questo Amore è travasato da Dio sull'umanità, per cui lo Spirito Santo diventa il mezzo in cui Dio si fa presente in noi e agisce in noi, se noi ci sforziamo di lasciarlo agire, cioè se anche noi ci sforziamo di entrare in questa logica di amore. Penso che questo sia l'unico modo possibile per comprendere la Trinità: sottolineare i diversi modi in cui le tre persone interagiscono con noi.

Gesù è venuto tra noi. L’Incarnazione è il frutto di questo amore di Dio per noi. Dio si abbassa al nostro livello, prende la nostra natura, si carica i nostri peccati, li sconta al nostro posto e ci dà la possibilità e la grazia per innalzarci al suo modo di vedere le cose, al suo modo di agire. Questo Dio che si è fatto uno di noi, ha deciso di continuare la sua opera attraverso lo Spirito Santo, come abbiamo detto domenica scorsa. 

Quindi chi è la Trinità? Il Dio che ci ha creati perché ci ama, che è nostro padre perché è il fine della nostra vita del nostro essere; il Dio che ci ha redenti dalla nostra debolezza e insufficienza e dal nostro peccato; il Dio che si accompagna in tutta la nostra vita per darci la possibilità di condividere la Sua.

Abbiamo detto che l'unico modo per comprendere Dio è parlare di amore. Questo sembrerebbe chiarire un po' le idee, ma facciamo attenzione che non le chiarisce da un punto di vista intellettuale, ma piuttosto esperienziale. Chi di voi mi può spiegare intellettualmente cos'è “Amore”? E dopo che avete parlato e discusso per ore su questo amore, è cambiato qualcosa in voi? Chiedete a una persona innamorata di spiegarvi perché ama questa e non un’altra, e vedrete che dall’esterno le ragioni che porta non hanno molto senso, ma internamente lui sente che è così ed è vero.

Quando incontrate una persona che amate, quando fate un sorriso, un gesto di tenerezza verso questa persona, provate qualcosa dentro di voi che è inspiegabile a parole, ma che è vero e questo porta veramente una differenza nella vostra vita, vi ridona coraggio, forza.

Lo stesso avviene quando facciamo l'esperienza di Dio in noi. Possiamo dire tutte le parole che vogliamo ma servono a poco in paragone a quello che proviamo interiormente. In questo momento voi state ascoltando le mie parole, ma sono solo parole; quanto cambia in voi? Esse, forse, vi danno delle ispirazioni, le accogliete, ma se poi non passate alla pratica, cioè al fare l'esperienza diretta, personale di questo Dio che vi ama, le dimenticate in fretta.

Allora qual è il nostro impegno per vivere a fondo questa festa della Trinità? Lasciarmi coinvolgere dalla logica dell’Amore.

Dio mi ha creato perché mi ama; per amore è venuto a riscattarmi dalla mia debolezza; sempre per amore mi accompagna tutti i giorni perché io posso fare questa esperienza in modo vero ed efficace.

Allora nella mia vita quotidiano io sono spinto dal desiderio di continuare a vivere con fede, impegnandomi a superare tutte le difficoltà che incontro con il coraggio di uscire da me stesso, alla ricerca di qualche cosa di più grande e più bello.

Un’altra indicazione molto pratica la derivo dal fatto che tutti i giorni, quando noi preghiamo, iniziamo facendo il segno della Croce e diciamo: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, cioè nominiamo la Trinità. Questo gesto lo facciamo non solo per un ricordarci che Lui c'è.

Quella preposizione “nel” che mettiamo all’inizio, cosa vuol dire? Vuol dire che tutto quello che facciamo non lo facciamo a nome nostro, ma a nome di Dio. Non lo facciamo per una ragione nostra, ma perché Dio c'è, è vero, ed è importante anche riguardo alla piccole cose che stiamo facendo in quel momento. Quindi il segno della Croce dovremmo farlo mille volte ogni giorno, prima di qualsiasi cosa perché tutta la nostra giornata è illuminata dalle presenza di Dio e trova in Lui la sua ragione. Noi a questo ci pensiamo poco. Gli arabi prima di fare qualsiasi cosa dicono: Nel nome di Dio Clemente e Misericordioso. Loro stanno dicendo a se stessi, e ne sono ben coscienti, che Dio è Clemente e Misericordioso e loro sono solo suoi Servi.

Allora, anch’io quando mi faccio il Segno della Croce, sto dicendo: ci credo che vengo da Dio; ci credo che Dio è con me; ci credo che Dio è la cosa più importante; ci credo che quello sto facendo, lo faccio solo per Lui perché è Lui che dà il senso a tutto.

Ci sembrerà una cosa forzata, poco spontanea, e spesso noi facciamo il segno della i Croce in maniera meccanica. Allora richiamiamocelo alla mente varie volte nella giornata. È solo quando siamo uniti alla Trinità che riusciamo a fare le cose con amore e solo amando che capiamo la realtà delle cose. Quindi il nostro sforzo non deve essere quello di fare di più, ma di fare per amore.

Perché? Perché Dio mi ha amato per primo; perché Dio continua ad amarmi; perché Dio vuole difendere il suo amore attraverso la mia opera.

Spero di avervi creato tanta confusione in testa così da scoraggiarvi di trovare delle risposte logiche sulla Trinità e aiutarvi, invece, a fare delle esperienze concrete della sua presenza in noi.

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