Esercizi 6, i voti
I voti
Pensare alla vita religiosa in termini di
comodità, sicurezza, e peggio ancora, di carriera sarebbe un errore
grandissimo, eppure molti cadono in questo errore. Giovanni Paolo II nel famoso
documento Vita Consecrata, che resta
il documento base di ogni studio e riflessione sulla vita religiosa, dice
chiaramente che in un mondo sempre più secolarizzato, è di vitale importanza la
testimonianza dei religiosi che attraverso i loro voti, vissuti in modo
profetico, controbattono le grandi tentazioni del mondo che si chiamano
ricchezza, potere e piacere, mettendo alla luce la menzogna che si nasconde
dentro di essi e riportando il fuoco sulla vita di Cristo fatta di semplicità,
servizio, fiducia in Dio. Il mondo è moderno e le forme in cui si esprime sono
nuove, ma le tentazioni sono sempre le stesse tre con le quali Satana ha cercato
di distaccare Gesù dalla sua missione salvifica. Se nella sostanza le sfide
sono le stesse, le risposte, cioè i voti rimangono gli stessi, ma se le sfide
si presentano con un nuovo abito, sempre più attraente per la loro modernità,
capacità mediatica e appariscenza, anche i voti devono presentarsi con un abito
nuovo, più chiaro e provocatorio, più forte nella testimonianza, più profetico.
Quindi, non
dobbiamo relegare i voti alla disciplina (regole da seguire) perché così non
c’è profezia, tanto meno se li leggiamo in chiave moralistica (pericoli o
peccati da evitare). Sono queste le due derive attraverso cui possiamo tradire
la logica del vangelo: la norma e il moralismo. Mi spiego:
Sappiamo molto bene che i voti hanno una
duplice valenza: canonica e spirituale. La prima cosa che, di solito le giovani
novizie studiano è: cosa richiede da me questo voto? In cosa devo fare
attenzione a non mancare per non commettere peccato? Questo è un primo passo,
ma chiaramente non ci possiamo fermare a quello. Esiste tutta la parte
chiamata: spiritualità del voto. È qui che si gioca la profezia. La domanda che
dobbiamo farci sempre è: Come è vissuto Gesù? Il suo modo di vivere, che
cambiamenti ha provocato nella società del suo tempo? Cosa intendeva Don Orione
quando parlava di quel particolare voto? Il suo modo di viverlo, come si
rapporta alla vita del clero e dei religiosi del tempo? Come si rapporta alla
vita della gente? Che novità porta all’interno della legislazione comune a quel
tempo?
Papa Francesco, nel discorso che vi ha
fatto al Capitolo Generale scorso, vi ha detto: “A tutti mostrate la bellezza dell’Amore di Dio che si manifesta nel
volto misericordioso di Cristo. Con questa bellezza riempite il cuore di quanti
incontrate”. Questa è la chiave di
interpretazione dei voti, non solo il IV voto, che essendo di Carità è
direttamente caratterizzato dall’Amore, ma anche degli altri 3.
San Paolo è per noi un esempio di unione
costante con Dio e di disponibilità al piano di Dio. Egli dice: Ho
rinunciato a tutto per seguire Cristo; mi sono fatto tutto a tutti; Fatevi miei
imitatori.
In passato la professione dei voti
religiosi era concepita soprattutto in funzione della santificazione personale
che si otteneva nel distaccamento dal mondo e nell’imitazione di Cristo, pensando
quasi che Cristo fosse vissuto fuori dal mondo o in una maniera “sovra-umana”.
Don Orione stesso diceva: “L'anima,
docile, rinuncia alle tre potenze che potrebbero staccarla da Dio; e col voto
di obbedienza rinnega la volontà, rinuncia ai beni della terra col voto di povertà,
ed ai beni corporali col voto di castità. L'uomo sente dentro di sé una legge
che lo porta al male. San Paolo diceva: "Signore, sento nelle mie membra
una tendenza contraria alla vostra legge"(cf. Rom 7,23). Entrando nella
vita religiosa, vi mettete al sicuro dalle cattive influenze: tutto aiuta a
camminare per la via della salvezza, a seguire più da presso nostro Signore.
"Chi vuol venire dietro di me rinneghi se stesso e mi segua"(cf Mt
16,24).” “Che cosa vogliono significare
i tre chiodi che hanno trafitto le membra di nostro Signore? Vogliono
significare i tre voti: povertà, castità e obbedienza; per mezzo di questi
l'anima generosa inchioda la sua libertà, la sua volontà, le sue soddisfazioni.
Che dolce compagnia essere con nostro Signore in croce, con nostro Signore da
cui pende e spande intorno a sé luce d'amore, di carità, di sacrificio!...”
Allora spesso i voti sono diventati dei
fini, invece che rimanere dei mezzi, e sono diventati dei pesanti doveri da
compiere. Siccome, poi, nessuno è veramente arrivato alla perfezione, spesso li
viviamo con sensi di colpa e inadeguatezza.
Naturalmente l’aspetto della
santificazione e purificazione personale è tuttora valido ed importante, però
nella nuova ecclesiologia di Papa Francesco, dove ogni Cristiano è chiamato ad
essere missionario per raggiungere tutte quelle persone che non sono toccate
dalle nostre strutture, specialmente dalle chiese, dalle catechesi o dagli oratori
che sono sempre più deserti e disattesi, l’aspetto della testimonianza e della
provocazione diventa la nuova arma evangelizzatrice.
Quello che deve trasparire chiaramente nel
nostro modo di vivere i voti, è che Gesù viene ad abitare in mezzo a noi, vive
con noi e mostra una passione infinita per le persone, mentre polemizza
fortemente contro la mentalità del mondo.
Riprendiamo la scena della presentazione di Gesù al tempio e le parole
del vecchio Simeone: “Egli è qui per la
rovina e la risurrezione di molti, segno di contraddizione”. Questo segno di contraddizione riguardo alla
mentalità del mondo, è la vita religiosa. La profezia della vita religiosa è
mostrare la contraddizione del nostro modo di essere e di fare che è diverso dalla
mentalità del mondo. Se viviamo e pensiamo come il mondo perdiamo la nostra
profezia. Essere segno di contraddizione vuole dire, quindi, accettare di
essere minoranza, perché andare controcorrente è difficile, è faticoso, ma è
normale perché diventa segno di contraddizione rispetto alla mentalità del
mondo. Non dobbiamo prendercela con questa fatica. Guai se siamo come il mondo!
In
conclusione i voti non sono cose da fare, e nemmeno regole da obbedire, ma un
modo di essere, uno stile di vita. Essi hanno una valenza apostolica in se
stessi che va oltre l’apostolato che facciamo. Vedremo questo più concretamente
parlando dei singoli voti, ma chiediamoci già:
Le sfide ancora aperte ai
nostri giorni si possono indicare in:
+
Sfida
sociologica: Che posto, che incidenza ha la vita consacrata in una società
secolarizzata in cui i modelli sono quelli della corsa al potere del denaro,
della carriera e del sesso?
+
Sfida
antropologica: Che posto occupa la visione religiosa trascendente dell’uomo in
una cultura che si caratterizza per un’antropologia biosociale in cui la
dimensione trascendente dell’origine e del fine della vita umana è sottaciuta,
annullata e messa in discussione?
+
Sfida
religiosa: Che valenza ha la dimensione dell’obbedienza religiosa nella vita
consacrata in una cultura che esalta l’individualismo, l’autorealizzazione, la
libertà sfrenata?
+
Sfida
culturale: Dinanzi ad una cultura del non senso, del provvisorio, del fluido,
la vita consacrata è un segno di speranza, di gioia?
Domande per la
riflessione:
1) Cosa vuol dire per me “essere sposa di
Cristo”? In cosa condiziona il mio modo di vivere?
2) In cosa mi sento diversa dai miei
fratelli o sorelle? Solo perché vivo in comunità e non sono sposata?
3) L’essere missionaria, mi ispira il
desiderio di vivere in modo più audace, profetico, generoso?
TESTI ORIONINI
Voi,
però, ricordatevi bene: venendo con noi venite coi più poveri e miseri servi di
Dio, dovrete rinunziare a tutti gli interessi di quaggiù, a tutte le comodità e
rinnegare in perpetuo la vostra volontà. Qui non avete nulla a sperare se non a
faticare e patimenti per amore di Gesù crocifisso, solo cercando l'amore di
Gesù e, in Gesù, le anime di Gesù: che, se cercaste altra cosa, tradireste al
tutto lo spirito della nostra professione.
h h h h h h
Tutti
noi siamo venuti in questa congregazione per vivere in una famiglia fervorosa e
osservante. Se era per entrare, per trovarci in una Congregazione rilassata,
penso che io, e anche nessuno di voi ci saremmo venuti.
Fioriscono le Congregazioni che
mantengono lo spirito della fondazione, spirito di orazione, di umiltà, spirito
di purezza, come sono nate. Quelle congregazioni che poi sbandano, che vanno
intiepidendosi, che vanno abbandonandosi, che vanno rilassandosi, vanno poi
anche a morire. . . ! E, purtroppo, vediamo che Congregazioni prima floridissime,
sono ridotte a poche persone o dalla Chiesa sono state tolte del tutto.
Il Signore benedice quelli che son
veri religiosi, quelli che fanno professione religiosa e non quelli che, fatta
la professione religiosa, praticano una virtù che non è religiosa.
h h h h h h
Cari
miei chierici, se la nostra Congregazione fosse formata della metà della metà
della metà, ma quelli che restano fossero pii, fossero degni, fossero come
devono essere i religiosi, basterebbe...
Conta ed è potenza il numero, ma vale assai di più la virtù; conta assai
più il valore.
h h h h h h
ALTRI
VC
1. La vita consacrata, profondamente radicata negli esempi e negli insegnamenti
di Cristo Signore, è un dono di Dio Padre alla sua Chiesa per mezzo dello
Spirito. Con la professione dei consigli evangelici "i tratti
caratteristici di Gesù" - vergine, povero ed obbediente - "acquistano
una tipica e permanente " visibilità " in mezzo al mondo", e lo
sguardo dei fedeli è richiamato verso quel mistero del Regno di Dio che già opera
nella storia, ma attende la sua piena attuazione nei cieli.
VC
84. Il carattere profetico della vita
consacrata è stato messo in forte risalto dai Padri sinodali. Esso si configura
come "una speciale forma di partecipazione alla funzione profetica di
Cristo", comunicata dallo Spirito a tutto il Popolo di Dio. È un
profetismo inerente alla vita consacrata come tale, per il radicalismo della
sequela di Cristo e della conseguente dedizione alla missione che la
caratterizza. La funzione di segno, che il Concilio Vaticano II riconosce alla
vita consacrata, si esprime nella testimonianza profetica del primato che Dio
ed i valori del Vangelo hanno nella vita cristiana. In forza di tale primato
nulla può essere anteposto all'amore personale per Cristo e per i poveri in cui
Egli vive. …
VC
85. Nel nostro mondo, dove sembrano spesso smarrite le tracce di Dio, si rende
urgente una forte testimonianza profetica da parte delle persone consacrate.
Essa verterà innanzitutto "sull'affermazione del primato di Dio e dei beni
futuri", quale traspare dalla sequela e dall'imitazione di Cristo casto,
povero e obbediente, totalmente votato alla gloria del Padre e all'amore dei
fratelli e delle sorelle. La stessa vita fraterna è 'profezia in atto' nel
contesto di una società che, talvolta senza rendersene conto, ha un profondo
anelito ad una fraternità senza frontiere. Alle persone consacrate è chiesto di
offrire la loro testimonianza con la franchezza del profeta, che non teme di
rischiare anche la vita.
VC 87. Il compito profetico della vita
consacrata viene provocato da 'tre sfide principali' rivolte alla stessa
Chiesa: sono sfide di sempre, che vengono poste in forme nuove, e forse più
radicali, dalla società contemporanea, almeno in alcune parti del mondo. Esse
toccano direttamente i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza,
stimolando la Chiesa e, in particolare, le persone consacrate a metterne in
luce e a testimoniarne "il profondo significato antropologico". La
scelta di questi consigli, infatti, lungi dal costituire un impoverimento di
valori autenticamente umani, si propone piuttosto come una loro
trasfigurazione. I consigli evangelici non vanno considerati come una negazione
dei valori inerenti alla sessualità, al legittimo desiderio di disporre di beni
materiali e di decidere autonomamente di sé. Queste inclinazioni, in quanto
fondate nella natura, sono in se stesse buone. La creatura umana, tuttavia,
debilitata com'è dal peccato originale, è esposta al rischio di tradurle in
atto in modo trasgressivo. La professione di castità, povertà e obbedienza
diventa monito a non sottovalutare le ferite prodotte dal peccato originale e,
pur affermando il valore dei beni creati, "li relativizza" additando
Dio come il bene assoluto. Così coloro che seguono i consigli evangelici,
mentre cercano la santità per se stessi, propongono, per così dire, una
"terapia spirituale" per l'umanità, poiché rifiutano l'idolatria del
creato e rendono in qualche modo visibile il Dio vivente. La vita consacrata,
specie nei tempi difficili, è una benedizione per la vita umana e per la stessa
vita ecclesiale.