Esercizi 6, i voti

 I voti

 Inizio con una provocazione di Papa Francesco: “Allora ci chiediamo: da chi ci lasciamo principalmente muovere: dallo Spirito Santo o dallo spirito del mondo? È una domanda su cui tutti dobbiamo misurarci, soprattutto noi consacrati. Mentre lo Spirito porta a riconoscere Dio nella piccolezza e nella fragilità di un bambino, noi a volte rischiamo di pensare alla nostra consacrazione in termini di risultati, di traguardi, di successo: ci muoviamo alla ricerca di spazi, di visibilità, di numeri: è una tentazione. Lo Spirito invece non chiede questo. Desidera che coltiviamo la fedeltà quotidiana, docili alle piccole cose che ci sono state affidate.” (Francesco 2 febbraio 22)

Pensare alla vita religiosa in termini di comodità, sicurezza, e peggio ancora, di carriera sarebbe un errore grandissimo, eppure molti cadono in questo errore. Giovanni Paolo II nel famoso documento Vita Consecrata, che resta il documento base di ogni studio e riflessione sulla vita religiosa, dice chiaramente che in un mondo sempre più secolarizzato, è di vitale importanza la testimonianza dei religiosi che attraverso i loro voti, vissuti in modo profetico, controbattono le grandi tentazioni del mondo che si chiamano ricchezza, potere e piacere, mettendo alla luce la menzogna che si nasconde dentro di essi e riportando il fuoco sulla vita di Cristo fatta di semplicità, servizio, fiducia in Dio. Il mondo è moderno e le forme in cui si esprime sono nuove, ma le tentazioni sono sempre le stesse tre con le quali Satana ha cercato di distaccare Gesù dalla sua missione salvifica. Se nella sostanza le sfide sono le stesse, le risposte, cioè i voti rimangono gli stessi, ma se le sfide si presentano con un nuovo abito, sempre più attraente per la loro modernità, capacità mediatica e appariscenza, anche i voti devono presentarsi con un abito nuovo, più chiaro e provocatorio, più forte nella testimonianza, più profetico. Quindi, non dobbiamo relegare i voti alla disciplina (regole da seguire) perché così non c’è profezia, tanto meno se li leggiamo in chiave moralistica (pericoli o peccati da evitare). Sono queste le due derive attraverso cui possiamo tradire la logica del vangelo: la norma e il moralismo. Mi spiego:

Sappiamo molto bene che i voti hanno una duplice valenza: canonica e spirituale. La prima cosa che, di solito le giovani novizie studiano è: cosa richiede da me questo voto? In cosa devo fare attenzione a non mancare per non commettere peccato? Questo è un primo passo, ma chiaramente non ci possiamo fermare a quello. Esiste tutta la parte chiamata: spiritualità del voto. È qui che si gioca la profezia. La domanda che dobbiamo farci sempre è: Come è vissuto Gesù? Il suo modo di vivere, che cambiamenti ha provocato nella società del suo tempo? Cosa intendeva Don Orione quando parlava di quel particolare voto? Il suo modo di viverlo, come si rapporta alla vita del clero e dei religiosi del tempo? Come si rapporta alla vita della gente? Che novità porta all’interno della legislazione comune a quel tempo?

Papa Francesco, nel discorso che vi ha fatto al Capitolo Generale scorso, vi ha detto: “A tutti mostrate la bellezza dell’Amore di Dio che si manifesta nel volto misericordioso di Cristo. Con questa bellezza riempite il cuore di quanti incontrate”.  Questa è la chiave di interpretazione dei voti, non solo il IV voto, che essendo di Carità è direttamente caratterizzato dall’Amore, ma anche degli altri 3.

San Paolo è per noi un esempio di unione costante con Dio e di disponibilità al piano di Dio. Egli dice: Ho rinunciato a tutto per seguire Cristo; mi sono fatto tutto a tutti; Fatevi miei imitatori.

In passato la professione dei voti religiosi era concepita soprattutto in funzione della santificazione personale che si otteneva nel distaccamento dal mondo e nell’imitazione di Cristo, pensando quasi che Cristo fosse vissuto fuori dal mondo o in una maniera “sovra-umana”. Don Orione stesso diceva: “L'anima, docile, rinuncia alle tre potenze che potrebbero staccarla da Dio; e col voto di obbedienza rinnega la volontà, rinuncia ai beni della terra col voto di povertà, ed ai beni corporali col voto di castità. L'uomo sente dentro di sé una legge che lo porta al male. San Paolo diceva: "Signore, sento nelle mie membra una tendenza contraria alla vostra legge"(cf. Rom 7,23). Entrando nella vita religiosa, vi mettete al sicuro dalle cattive influenze: tutto aiuta a camminare per la via della salvezza, a seguire più da presso nostro Signore. "Chi vuol venire dietro di me rinneghi se stesso e mi segua"(cf Mt 16,24).”   “Che cosa vogliono significare i tre chiodi che hanno trafitto le membra di nostro Signore? Vogliono significare i tre voti: povertà, castità e obbedienza; per mezzo di questi l'anima generosa inchioda la sua libertà, la sua volontà, le sue soddisfazioni. Che dolce compagnia essere con nostro Signore in croce, con nostro Signore da cui pende e spande intorno a sé luce d'amore, di carità, di sacrificio!...”

Allora spesso i voti sono diventati dei fini, invece che rimanere dei mezzi, e sono diventati dei pesanti doveri da compiere. Siccome, poi, nessuno è veramente arrivato alla perfezione, spesso li viviamo con sensi di colpa e inadeguatezza.

Naturalmente l’aspetto della santificazione e purificazione personale è tuttora valido ed importante, però nella nuova ecclesiologia di Papa Francesco, dove ogni Cristiano è chiamato ad essere missionario per raggiungere tutte quelle persone che non sono toccate dalle nostre strutture, specialmente dalle chiese, dalle catechesi o dagli oratori che sono sempre più deserti e disattesi, l’aspetto della testimonianza e della provocazione diventa la nuova arma evangelizzatrice.

Quello che deve trasparire chiaramente nel nostro modo di vivere i voti, è che Gesù viene ad abitare in mezzo a noi, vive con noi e mostra una passione infinita per le persone, mentre polemizza fortemente contro la mentalità del mondo.  Riprendiamo la scena della presentazione di Gesù al tempio e le parole del vecchio Simeone: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti, segno di contraddizione”.  Questo segno di contraddizione riguardo alla mentalità del mondo, è la vita religiosa. La profezia della vita religiosa è mostrare la contraddizione del nostro modo di essere e di fare che è diverso dalla mentalità del mondo. Se viviamo e pensiamo come il mondo perdiamo la nostra profezia. Essere segno di contraddizione vuole dire, quindi, accettare di essere minoranza, perché andare controcorrente è difficile, è faticoso, ma è normale perché diventa segno di contraddizione rispetto alla mentalità del mondo. Non dobbiamo prendercela con questa fatica. Guai se siamo come il mondo!

 In conclusione i voti non sono cose da fare, e nemmeno regole da obbedire, ma un modo di essere, uno stile di vita. Essi hanno una valenza apostolica in se stessi che va oltre l’apostolato che facciamo. Vedremo questo più concretamente parlando dei singoli voti, ma chiediamoci già:

Le sfide ancora aperte ai nostri giorni si possono indicare in:

+      Sfida sociologica: Che posto, che incidenza ha la vita consacrata in una società secolarizzata in cui i modelli sono quelli della corsa al potere del denaro, della carriera e del sesso?

+      Sfida antropologica: Che posto occupa la visione religiosa trascendente dell’uomo in una cultura che si caratterizza per un’antropologia biosociale in cui la dimensione trascendente dell’origine e del fine della vita umana è sottaciuta, annullata e messa in discussione?

+      Sfida religiosa: Che valenza ha la dimensione dell’obbedienza religiosa nella vita consacrata in una cultura che esalta l’individualismo, l’autorealizzazione, la libertà sfrenata?

+      Sfida culturale: Dinanzi ad una cultura del non senso, del provvisorio, del fluido, la vita consacrata è un segno di speranza, di gioia?

 

Domande per la riflessione:

1) Cosa vuol dire per me “essere sposa di Cristo”? In cosa condiziona il mio modo di vivere?

2) In cosa mi sento diversa dai miei fratelli o sorelle? Solo perché vivo in comunità e non sono sposata?

3) L’essere missionaria, mi ispira il desiderio di vivere in modo più audace, profetico, generoso?

 

TESTI ORIONINI

Voi, però, ricordatevi bene: venendo con noi venite coi più poveri e miseri servi di Dio, dovrete rinunziare a tutti gli interessi di quaggiù, a tutte le comodità e rinnegare in perpetuo la vostra volontà. Qui non avete nulla a sperare se non a faticare e patimenti per amore di Gesù crocifisso, solo cercando l'amore di Gesù e, in Gesù, le anime di Gesù: che, se cercaste altra cosa, tradireste al tutto lo spirito della nostra professione.

h h h h h h

Tutti noi siamo venuti in questa congregazione per vivere in una famiglia fervorosa e osservante. Se era per entrare, per trovarci in una Congregazione rilassata, penso che io, e anche nessuno di voi ci saremmo venuti.    

            Fioriscono le Congregazioni che mantengono lo spirito della fondazione, spirito di orazione, di umiltà, spirito di purezza, come sono nate. Quelle congregazioni che poi sbandano, che vanno intiepidendosi, che vanno abbandonandosi, che vanno rilassandosi, vanno poi anche a morire. . . ! E, purtroppo, vediamo che Congregazioni prima floridissime, sono ridotte a poche persone o dalla Chiesa sono state tolte del tutto.    

            Il Signore benedice quelli che son veri religiosi, quelli che fanno professione religiosa e non quelli che, fatta la professione religiosa, praticano una virtù che non è religiosa.     

h h h h h h

Cari miei chierici, se la nostra Congregazione fosse formata della metà della metà della metà, ma quelli che restano fossero pii, fossero degni, fossero come devono essere i religiosi, basterebbe...   Conta ed è potenza il numero, ma vale assai di più la virtù; conta assai più il valore.   

h h h h h h

ALTRI

VC 1. La vita consacrata, profondamente radicata negli esempi e negli insegnamenti di Cristo Signore, è un dono di Dio Padre alla sua Chiesa per mezzo dello Spirito. Con la professione dei consigli evangelici "i tratti caratteristici di Gesù" - vergine, povero ed obbediente - "acquistano una tipica e permanente " visibilità " in mezzo al mondo", e lo sguardo dei fedeli è richiamato verso quel mistero del Regno di Dio che già opera nella storia, ma attende la sua piena attuazione nei cieli.

 

VC 84.  Il carattere profetico della vita consacrata è stato messo in forte risalto dai Padri sinodali. Esso si configura come "una speciale forma di partecipazione alla funzione profetica di Cristo", comunicata dallo Spirito a tutto il Popolo di Dio. È un profetismo inerente alla vita consacrata come tale, per il radicalismo della sequela di Cristo e della conseguente dedizione alla missione che la caratterizza. La funzione di segno, che il Concilio Vaticano II riconosce alla vita consacrata, si esprime nella testimonianza profetica del primato che Dio ed i valori del Vangelo hanno nella vita cristiana. In forza di tale primato nulla può essere anteposto all'amore personale per Cristo e per i poveri in cui Egli vive. …

 

VC 85. Nel nostro mondo, dove sembrano spesso smarrite le tracce di Dio, si rende urgente una forte testimonianza profetica da parte delle persone consacrate. Essa verterà innanzitutto "sull'affermazione del primato di Dio e dei beni futuri", quale traspare dalla sequela e dall'imitazione di Cristo casto, povero e obbediente, totalmente votato alla gloria del Padre e all'amore dei fratelli e delle sorelle. La stessa vita fraterna è 'profezia in atto' nel contesto di una società che, talvolta senza rendersene conto, ha un profondo anelito ad una fraternità senza frontiere. Alle persone consacrate è chiesto di offrire la loro testimonianza con la franchezza del profeta, che non teme di rischiare anche la vita.

 

VC  87. Il compito profetico della vita consacrata viene provocato da 'tre sfide principali' rivolte alla stessa Chiesa: sono sfide di sempre, che vengono poste in forme nuove, e forse più radicali, dalla società contemporanea, almeno in alcune parti del mondo. Esse toccano direttamente i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza, stimolando la Chiesa e, in particolare, le persone consacrate a metterne in luce e a testimoniarne "il profondo significato antropologico". La scelta di questi consigli, infatti, lungi dal costituire un impoverimento di valori autenticamente umani, si propone piuttosto come una loro trasfigurazione. I consigli evangelici non vanno considerati come una negazione dei valori inerenti alla sessualità, al legittimo desiderio di disporre di beni materiali e di decidere autonomamente di sé. Queste inclinazioni, in quanto fondate nella natura, sono in se stesse buone. La creatura umana, tuttavia, debilitata com'è dal peccato originale, è esposta al rischio di tradurle in atto in modo trasgressivo. La professione di castità, povertà e obbedienza diventa monito a non sottovalutare le ferite prodotte dal peccato originale e, pur affermando il valore dei beni creati, "li relativizza" additando Dio come il bene assoluto. Così coloro che seguono i consigli evangelici, mentre cercano la santità per se stessi, propongono, per così dire, una "terapia spirituale" per l'umanità, poiché rifiutano l'idolatria del creato e rendono in qualche modo visibile il Dio vivente. La vita consacrata, specie nei tempi difficili, è una benedizione per la vita umana e per la stessa vita ecclesiale.

 

Post popolari in questo blog

Gesù è davvero un re?

I santi, nostri amici

Cosa dobbiamo fare?