Esercizi 11, la Sofferenza

 

Sofferenza.

Dopo l'apostolato voglio parlare della sofferenza, come aspetto in cui vivere in pratica quanto abbiamo imparato nei giorni scorsi. Non voglio dire che il nostro apostolato è destinato a fallire e a farci soffrire, so che nella maggior parte dei casi esso va bene e vi dà delle belle soddisfazioni, però in quei momenti non avete bisogno di aiuti particolari. Ma ci sono dei momenti difficili, e lì abbiamo bisogno di una guida. Le difficoltà e le sofferenze, sono frutto dei nostri errori e quindi sono da scartare, oppure hanno un valore in sé?

 San Paolo dice a Timoteo (2 Tim 3: 10-13):

Tu invece mi hai seguito da vicino nell'insegnamento, nella condotta, nei propositi, nella fede, nella magnanimità, nell'amore del prossimo, nella pazienza, nelle persecuzioni, nelle sofferenze, come quelle che incontrai ad Antiochia, a Icònio e a Listri. Tu sai bene quali persecuzioni ho sofferto. Eppure il Signore mi ha liberato da tutte. Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati. Ma i malvagi e gli impostori andranno sempre di male in peggio, ingannatori e ingannati nello stesso tempo."

Durante la Settimana Santa, riflettiamo sul mistero della sofferenza e della morte di Cristo. Per noi, deve essere chiaro il fatto che la morte di Cristo sulla croce non è stata un incidente o un errore. Gesù avrebbe potuto scegliere una strada di gloria e successo, invece, ha deciso di scegliere la condizione dei più poveri, dei perseguitati, e ha vissuto ed è morto come loro. Questa scelta, non solo ha dato speranza a tutti coloro che soffrono, ma ha dato valore alla sofferenza stessa. In Mt 5 abbiamo due Beatitudini che parlano più direttamente di questo: "Beati coloro che piangono" (5: 4); "Beati coloro che sono perseguitati per la giustizia" (5:10). C'è anche la conclusione delle beatitudini che, parlando più direttamente, dice: "Beati voi quando vi perseguiteranno, ecc." (5:11) Nella prima c'è l'affermazione: "perché Dio li consolerà" . Questo fa sperare in una soluzione dei problemi. La seconda invece, non dice che Dio risolverà il vostro problema, né che impedirà alle persone di farvi del male o di uccidervi, e non dice che vi vendicherà. La beatitudine è nella sofferenza stessa perché diventa il modo per assicurare il Regno dei cieli. Come Lui ha salvato il mondo attraverso la sua sofferenza, così la nostra sofferenza, in molte occasioni, può contribuire alla salvezza del mondo, e naturalmente di noi stessi. Inoltre, possiamo notare che mentre in molte beatitudini la ricompensa viene  posta in una forma futura (sarà ...), in questa, invece, essa è nel presente (vostro è il regno ...)

La parola "piangono" nella beatitudine non deve essere fraintesa come un lamentarsi o come qualcosa che indica un atteggiamento passivo, qualcosa che ci impedisce di agire. Il significato di questa parola nella Bibbia è in realtà l'opposto. La Bibbia è piena di persone in lutto. In Ezechiele 27 gli abitanti di Gerusalemme piangono perché la città è piena di persone corrotte, ma questi uomini in lutto reagiscono facendo penitenza e digiuno e saranno gli unici salvati. Maria, ai piedi della croce, è in lutto e il suo lutto si trasforma in com-passione e quindi la unisce a Dio nel suo piano di salvezza. Quindi questo lutto deve essere interpretato come sofferenza "con" coloro che soffrono ingiustamente. Dobbiamo unire questa beatitudine con l'ottava: benedetti coloro che sono perseguitati per la giustizia. Abbiamo bisogno di un lutto attivo che non si arrende al male. Ai potenti del mondo piace la tristezza perché intorpidisce la nostra coscienza e se reagiamo ad essa, ci perseguitano. Prendere la posizione dei poveri e dei rifiutati significa prendere posizione contro le strutture del peccato che hanno creato povertà e rifiuto.

Concentriamoci un po' sulla sofferenza stessa.

Esistono diversi tipi di sofferenze: alcune sono fisiche, altre sono psicologiche, emotive o morali. Alcune sono dovute ai nostri errori, altre alla trasgressione di altre persone senza alcuna nostra partecipazione. Alcune possono essere evitate, altre no. Alcune sembrano essere utili come quando lavoriamo duramente per raggiungere un obiettivo, altre inutili come quando soffriamo di mal di testa. Alcune lasciano spazio alla speranza, altre non ne presentano alcuna, come nel caso di una malattia incurabile. Esse, giacché sono diverse, avranno un impatto distinto su di noi, ma ciò che fa davvero la differenza è il nostro atteggiamento nei loro confronti.

C'è un bellissimo film che può mostrarci cosa intendo: il suo titolo è "Uomini di Dio". È la storia vera di un gruppo di monaci trappisti che vivevano in un villaggio musulmano in Algeria. Erano molto amati e rispettati dalla popolazione locale, ma nel paese i fondamentalisti iniziarono a uccidere i Cristiani e bruciare chiese e così questi monaci, che erano tutti francesi, divennero un possibile bersaglio. Dopo una prima visita minacciosa al monastero da parte dei terroristi, la comunità ha dovuto decidere se andarsene e tornare in salvo in Francia o rimanere lì di fronte alla sempre crescente possibilità di morte. La gente del posto voleva che rimanessero. Dopo molta preghiera e discernimento, decisero tutti di restare. Il superiore diede questa bellissima spiegazione: “Continuiamo la nostra attività qui tra queste persone, non cerchiamo la morte, e per quanto possibile cercheremo di evitarla ma, se arriverà, la accetteremo nel nome del Signore". Alla fine, i terroristi li hanno presi tutti come ostaggi e li hanno uccisi. Essi sono stati beatificati l’8 dicembre 2018. Ciò che cerchiamo nel nostro apostolato non è la sofferenza o la persecuzione, ma la coerenza della nostra vita e della nostra testimonianza. Ciò richiederà sofferenza, e la accettiamo, proviamo a risolvere ciò che è possibile, offriamo con fede ciò che è impossibile.

Ricapitolando potremo dire che la sofferenza assume il suo valore più grande quando è accettata per amore: devo scegliere tra amare e quindi accettare di soffrire, oppure chiudermi in me. Noi accettiamo di soffrire perché l’amore è più grande.

Cosa ci fa la sofferenza:

1. Ci insegna la fede e la fiducia nella Provvidenza: Dio non ci abbandonerà. Ripensate all'efficientismo. Tutto dovrebbe essere ok, perfetto, funzionante, dare buoni risultati. Una sconfitta o una situazione che non ci sentiamo in grado di affrontare, ci ricorderà lo scopo per cui siamo qui e anche il fatto che Gesù è l'unico Salvatore e noi siamo qui per Lui; le sue vie non sono come le nostre.

2. Ci fa comprendere meglio il mistero di Cristo e il suo amore per l'umanità; Di Gesù stesso, la lettera agli Ebrei dice: "Sebbene fosse Figlio, imparò l'obbedienza da ciò che soffrì" (5: 8). La maggior parte dei fondatori di congregazioni religiose, nella storia, aveva una grande devozione per la spiritualità della croce. Nella società di oggi, specialmente nella società occidentale, c'è un forte movimento di persone che vogliono sbarazzarsi della croce. Molti chiedono di bandire le croci nelle scuole o nei luoghi pubblici e lo fanno in nome della libertà di coscienza e di religione, per rispetto a coloro che non credono. Non è così; c'è molto di più. Ho vissuto vicino a un tempio indù e non mi ha tolto la libertà. Se questo vale per la religione, dovrebbe applicarsi a qualsiasi prodotto che potrebbe non piacerci. È un dato di fatto che la croce ci ricorda debolezza, sconfitta, morte. La società moderna è una società di successo, vittoria, potere, autoaffermazione, l'opposto di ciò che predica la croce di Gesù.

3. Ci fa capire meglio la sofferenza degli altri e quindi ci insegna la compassione. Spesso quando un povero bussa alla nostra porta, ci sentiamo disturbati, interiormente lo critichiamo perché non lavora, perché beve, perché è sporco e perché non si prende cura di se stesso, perché è scortese o imbroglione, ecc. Tutti questi nostri pensieri, anche se corrispondono a verità, sono modi di giustificare i nostri sentimenti negativi e il fatto che non vogliamo aiutarli. Quando ci troviamo in una situazione di bisogno, iniziamo a vedere le cose in un modo diverso, da un punto di vista diverso, e diventiamo meno critici, più comprensivi. “Il mondo ci propone come meta da cercare il divertimento, il godimento, la distrazione, lo svago, e ci dice che questo è ciò che rende buona la vita. Il mondano ignora, guarda dall’altra parte quando ci sono problemi di malattia o di dolore in famiglia o intorno a lui. Il mondo non vuole piangere: preferisce ignorare le situazioni dolorose, coprirle, nasconderle. Si spendono molte energie per scappare dalle situazioni in cui si fa presente la sofferenza, credendo che sia possibile dissimulare la realtà, dove mai, mai può mancare la croce.” (Francesco, GeE 75)

4. È necessaria per rafforzarci. Non c'è niente nella vita che costa poco. Qualunque cosa sia preziosa ha bisogno di un duro lavoro per essere raggiunta e il duro lavoro comporta dolore fisico e il dolore di dover rinunciare ad altre cose. C'era una volta un ragazzo che osservava un bozzolo spezzarsi e la giovane farfalla che usciva. Stava lottando, spingendo con le spalle per rompere il bozzolo e fare spazio per uscire. Il ragazzo provò pietà e, per aiutare la farfalla, ruppe il bozzolo con le mani in modo che la farfalla uscisse facilmente. Quando il giorno passò, le altre farfalle iniziarono a volare, questa non ci riuscì. Il ragazzo era deluso. Ciò che era accaduto è che lo sforzo per rompere il bozzolo con le spalle non serve solo per uscire ma è un primo esercizio che rinforza le spalle in modo che quando la farfalla inizia a volare possano sopportare la tensione del battito. Quella farfalla mancava di quell’esercizio. Chi ha tutto facile nella vita cadrà alla prima piccola difficoltà. Le persone che non sono mai state ammalate in vita non necessariamente vivono più a lungo; a volte una semplice influenza può ucciderli perché non hanno mai accumulato anticorpi.

5. Ci aiuta ad apprezzare molte cose della nostra vita, che altrimenti diamo per scontate e ad essere grati per loro. Pensiamo alla vita, alla salute, a una buona casa, alla possibilità di studiare, all'amicizia, ecc. Sono davvero dei grandi tesori, ma spesso arriviamo a scoprirlo solo quando li perdiamo.

6. Se accettata in modo positivo, la sofferenza ci fa scoprire tante qualità e potenzialità che abbiamo dentro e di cui non eravamo a conoscenza. A volte mi è capitato di visitare case per ragazzi di strada. È incredibile vedere quanto siano abili, intelligenti, furbi e capaci di uscire da ogni situazione difficile. A volte i nostri seminaristi, che sono ben protetti e per i quali tutto è pronto, non sanno come svolgere il compito più semplice, senza venire e chiedere spiegazioni dieci volte. Dopo la risurrezione di Gesù, i Cristiani stavano solo tra gli Ebrei. Fu a causa delle persecuzioni che furono costretti a fuggire da Israele e andare in tutto il mondo, portando con sé anche la "Parola". La conseguenza è stata che, non solo Israele ma, anche il mondo intero ha avuto la possibilità di diventare cristiano, e questo a causa delle persecuzioni, non a causa del potere.

7. La sofferenza è necessaria per mantenerci umili: quando ci sentiamo deboli o in pericolo apprendiamo che abbiamo bisogno dell'aiuto di qualcun altro. Sappiamo che l'orgoglio è uno dei più grandi nemici della nostra vita e anche della vita comunitaria. È bene che a volte siamo costretti a chiedere l'aiuto degli altri. Gesù, mentre trasportava la croce sul Calvario, cadde e dovette permettere a qualcun altro di aiutarlo. Deve essersi sentito umiliato, vergognandosi di aver costretto il povero Simone a prendersi sulle spalle una simile punizione. Mia madre non era una persona orgogliosa ma, nella sua vita, ha sempre lavorato duramente. Ha gestito una famiglia numerosa, eppure trovava sempre tempo per aiutare gli altri. Non ha mai dovuto chiedere aiuto a nessuno perché aveva acquisito così tante abilità. Fino all’età di 87 anni è stata in movimento dalla mattina alle 5:00 fino a sera. Qualche anno fa è caduta e si è rotta la caviglia. I medici hanno dovuto applicare il gesso e le hanno detto di evitare di posare il piede a terra per quaranta giorni. Non si è mai lamentata del dolore, ma la cosa che ha trovato molto difficile da accettare è stata il dover dipendere da qualcun altro, o come diceva lei: "essere servita". È stata un'esperienza necessaria e benefica.

8. La nostra sofferenza, se vissuta con fede, offre un esempio per molti cristiani che incontriamo. In ogni nazione, all'inizio del cristianesimo ci sono martiri e loro sono onorati e sono le basi solide di quelle Chiese.

La sofferenza è un modo di purificazione. Abbiamo promesso tutta la nostra vita al Signore, ma ci sono così tante parti che non vogliamo lasciar andare. Vorrei presentare una purificazione a quattro livelli che a volte il Signore ci impone attraverso il nostro apostolato.

I- Il primo gradino è la purificazione dall'attaccamento alle cose materiali: quando perdiamo qualcosa, impariamo a lasciar andare le cose che non sono veramente importanti e ci concentriamo su quelle che sono essenziali. Questo è più o meno quello che abbiamo detto fino ad ora. Facciamo apostolato ma non ci sentiamo in grado di realizzare molte delle cose che abbiamo pianificato.

II- Il secondo livello di purificazione arriva quando nel nostro apostolato lavoriamo con impegno per aiutare qualcuno e questi non apprezzano ciò che facciamo, non sono grati, esigono sempre di più, rovinano ciò che facciamo per loro. Forse il Signore ci sta chiedendo: per chi lavori, per me o per te stesso? Per il mio regno o per la tua gratificazione?

III- Un terzo livello, superiore al precedente, si ha quando coloro che non ci capiscono e non ci apprezzano, non sono quelli che aiutiamo, che dopo tutto non sono persone istruite, ma sono i nostri confratelli o addirittura i superiori. Dovrebbero sapere cosa è l'apostolato e, invece di sostenerci, ci criticano perché arriviamo in ritardo ai momenti comunitari, perché spendiamo soldi, perché esageriamo nel fare; a volte arrivano a dire che lavoriamo per orgoglio, ecc. Sto parlando di una situazione in cui sto lavorando con coscienza e in realtà sono criticato a torto. Il Signore potrebbe insegnarci: stai lavorando a modo mio, o a modo tuo?

IV- Il livello finale e ancora più alto di purificazione c'è quando sento che Dio stesso non ci apprezza, non ascolta le nostre richieste che non sono fatte per noi stessi ma per il bene di coloro per cui stiamo lavorando. La nostra preghiera diventa fredda, sentiamo che Dio è distante, nonostante il fatto che facciamo tutto per Lui. Ricordate che Marta è stata sgridata da Gesù dopo tutto il lavoro fatto per preparargli la cena? La preferenza è caduta sulla pigra Maria. È il momento della resa totale. Marta deve imparare l'amore incondizionato. Marta sembra aver imparato bene e lo mostra al momento della morte di Lazzaro, nella risposta di fede che dà a Gesù. A questo livello possiamo collocare anche il grido finale di Gesù sulla croce: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” Seguito da: “Nelle tue mani, Signore, affido il mio spirito”.

Dio non vuole che noi lavoriamo per lui, nemmeno che facciamo il suo lavoro, ma ci chiede di consentirgli di fare il suo lavoro in noi. "Non sono più io che vivo ma Cristo che vive in me". "È nella tua debolezza che posso mostrare la mia forza".

Ricordiamo:

- La sofferenza non è mai la fase finale, ma una preparazione per una gioia superiore, che spesso ci richiede di essere purificati. Non è mai una stanza chiusa senza uscite, ma una porta da aprire per entrare nella gloria.

- Nella sofferenza non siamo mai soli; Gesù ci sta accompagnando dalla Croce.

- Se desideriamo unirci a Lui sulla croce, Lui ci prende sul serio e soddisfa il nostro desiderio.

- Qualsiasi sofferenza siamo in grado di sopportare e offrire a Lui si trasforma immediatamente in grazia per il mondo intero.

- Coloro che hanno meno sofferenze non sono necessariamente le persone più sante. È possibile che il Signore sappia quanto deboli sono, e che non sono ancora pronti e presto crollerebbero.

- La gioia non viene sempre dalla fine di un problema, ma è una gioia interiore, un dono dello Spirito che deriva dalla comprensione del valore di quei momenti.

 

Qualche domanda per riflettere:

+      In quale area ho paura di soffrire? (Fisica, essere respinto, essere giudicato, ecc.)

+      Come reagisco quando incontro un problema?

+      Come reagisco quando sono corretto, frainteso, ecc.?

+      Mentre guardavo Gesù sulla croce, ho mai avuto il desiderio di essere più unito a Lui?

 

TESTI ORIONINI

Sofferente, innalzato, abbassato, utile a qualche cosa od inutile a tutti, io vi adorerò sempre e sarò sempre vostro, o mio Dio! Nessuno mi staccherà da Voi! Nelle gioie e nei dolori sarò sempre Tuo, o dolcissimo mio amore Gesù! Solitario ed ignorato, come il fiore del deserto, errante come l'uccello senza nido, sempre, sempre, Signore e Amore soavissimo dell'anima mia, uscirà dalle mie labbra parola sottomessa di quella che mi hai dato per Madre: Fiat! Fiat! Sia fatto di me secondo la tua parola!".          

h h h h h h

Beati coloro che l’hanno compresa bene la necessità di far penitenza! Beati coloro che hanno rinunziato a tutto per vivere nella preghiera e nella penitenza. Beati coloro che soffrono per Iddio. I dolori della vita ci sono dati per far penitenza, sono richiami ad una vita più buona, guai se l’uomo non avesse da soffrire! La malattia, le avversità, i dolori servono ad umiliare il suo  orgoglio; se non ci fossero egli si solleverebbe contro Dio. Quante anime orgogliose, superbe, sono tornate a Dio dopo un grande dolore, dopo una grave malattia! Facciamo penitenza, e ringraziamo Iddio dei dolori e dei mali che ci manda.

h h h h h h

Caro Gesù, quest'oggi voglio un regalo da Te: - dammi le tue spine, che voglio coronare il tuo cuore; ho bisogno di soffrire tanto vivere dei tuoi dolori, e nel dolore sprigionarti l'amore !

... da ogni ferita di spina esca una gran voce d'amore ! O mio Signore, come sei dolce, quanto è soave amarti ! Ah ti sento ora, sento che mi ami.

Oh che fiamma, che luce, oh che vita d'amore sei mai ! Ah Signore, è poco le spine; vieni, o Gesù Crocifisso, vieni, o Gesù amore, vieni, e configgi la tua croce nel mio cuore, voglio languire sulle tue ferite, voglio morire d'amore sopra le piaghe del tuo cuore trafitto ! Se la terra conoscesse mai la felicità che è nell'amarti !

... Oh ! vieni adunque, o Signore, vieni, che non ti abbandonerò mai più ! Alzi pure barriere il mondo: mi serviranno di scala per volare fra le tue braccia. I turbini della passione faranno, soffiando, la mia fiamma più viva. O fiori, o stelle, o angeli, - su, cantate l'inno eterno dell'amore: dite: - O Dio grande e buono ! O amore santo ! O Amore ! Amore !

h h h h h h

Instaurare omnia in Christo: è necessario fare cristiano l'uomo e il popolo, è necessaria una restaurazione cristiana e sociale della umanità.  Ma bisogna educare sempre più a Dio la gioventù e andare al popolo, vivere la sua vita, soffrire le sue sofferenze.

E in quest'ora del mondo, ora tanto dolorosa, tanto triste, risolviamo, o Amici, di conservare inestinguibile e ognor più divampante il sacro fuoco dell'amore a Cristo e agli uomini.  E realizziamo la carità, in special modo con lo stendere fraternamente la mano e il cuore alle classi del proletariato, ai poveri operai, ai più umili e più infelici.

Spargiamo nel popolo, nella gioventù, nella patria questo vivificante cristiano amore.

Senza questo sacro fuoco, che è amore e luce, che resterebbe della umanità?  Ottenebrata la intelligenza, il cuore fatto freddo, gelido più che il marmo di una tomba, l'umanità vivrebbe convulsa tra dolori d'ogni genere senza alcun alto conforto, solo abbandonata ai tradimenti, ai vizi, alle scelleraggini senza nome.

h h h h h h

La nostra carità è un dolcissimo e folle amore di Dio e degli uomini che non è della terra.

La carità di Cristo è di tanta dolcezza e i ineffabile che il cuore non può pensare, né dire, né l'occhio vedere, né l'orecchio udire.

Parole sempre affocate.

Soffrire, tacere, pregare, amare, crocifìggersi e adorare.

Lume e pace di cuore.

Salirò il mio Calvario come agnello mansueto.

Apostolato e martirio; martirio e apostolato.

h h h h h h

Figliuoli miei, il Signore vi sta vicino; è vicino a tutti che lo amano, che desiderano di amarlo.  Vi sta vicino e tiene conto il ogni vostro dolore morale e fisico; e mette ogni vostra pena nelle mani materne della Santa Madonna, la quale vi leva i difetti, le scorie delle vostre debolezze, le vostre deficienze, e poi le rioffre, le vostre pene, a Gesù, in riparazione nostra e dei fratelli, a salvezza di mille e mille anime, ogni giorno e ogni ora, e per quante anime soffrono ed espiano laggiù, nel secondo regno, anelando di gettarsi sul Cuore di N. Signore.

Su, animo, cari figliuoli!  E siate fin lieti di soffrire: voi soffrite con Gesù Crocifisso e con la Chiesa; non potete fare nulla di più caro al Signore e alla Santissima Vergine; siate felici di soffrire e di dare la vita nell'amore di Gesù Cristo.

 


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