Strenna Natalizia 2018


Non è un fardello… è mio fratello!
La storia – si dice – è veramente accaduta e il suo messaggio si impone per una inquietante attualità, specialmente nel periodo natalizio.
Durante la forte nevicata di una sera invernale, in un convento negli Stati Uniti, qualcuno bussò alla porta. Il guardiano nell’aprirla, trovò davanti a sé un ragazzo coperto di neve e con un volto pietoso, che portava sulle spalle un altro ragazzino che forse faticava a camminare. Quella situazione – i due che guardavano con occhi che denunciavano sofferenza e freddo – commosse il guardiano, il quale immediatamente li fece entrare.
Mentre varcavano la soglia, il guardiano, riferendosi al ragazzino sulle spalle, chiese:
– Lui deve essere molto pesante!
La risposta, innocente e pura, fu:
– Non è pesante, è mio fratello!
Alla fine degli anni sessanta questa storia ispirò una canzone che divenne subito un classico per Natale: “He aien’t heavy, he is my brother”; chi fosse interessato ad ascoltarla la può facilmente trovare in Youtube.
Una vera e propria parabola di Natale per i nostri tempi. E non erano neanche fratelli di sangue, ma fratelli di strada. Come celebrare il Natale in un tempo in cui il “fratello” sembra aver acquisito un peso, un peso sempre maggiore, da essere ritenuto quasi un fardello, da allontanare e dal quale allontanarsi?
Quante persone sono là fuori, incapaci di camminare nelle strade della vita e che attendono qualcuno che li carichi sulle spalle!
Nei mesi scorsi, forse, avete potuto vedere che è uscito nelle sale cinematografiche un film intitolato “Wonder”. Dicono sia bellissimo. Io non l’ho visto ma ho letto il libro. Io preferisco sempre il libro al cinema perché ci sono cose che sono difficili da rendere graficamente e nel poco tempo a disposizione. Per chi non ne conoscesse la storia, esso parla di un bambino nato con una rarissima malattia genetica che lo ha portato, nei primissimi anni di vita, ad avere vari interventi chirurgici che lo hanno salvato ma hanno reso il volto molto deformato. Per anni è stato accudito e protetto dai genitori e dalla sorella, ma, giunto alle soglie della pre-adolescenza, i genitori pensano sia giunto il momento che il loro figlio “August” affronti il mondo andando alla scuola media. Potete immaginare le varie reazioni emotive di tutte le persone che lo incontrano e che si trovano ad interagire con lui: la crudeltà di qualcuno, il rifiuto coperto da falsità, la compassione di altri, la protezione esagerata, ecc.; ma soprattutto pensate alle emozioni del ragazzo di fronte a tutte queste reazioni. Il libro è praticamente il diario di August che racconta giorno dopo giorno quello che gli succede, poi il diario della sorella, dell’amico, dell’amica, e di altri ragazzi, ognuno raccontando la sua versione dei fatti accaduti con la semplicità e l’emotività di bambini o adolescenti. Quanta diversità nell’interpretare i fatti e quanto diversi sono i nostri pensieri dall’espressione che mostriamo all’esterno. La lettura di questo libro farebbe senza dubbio bene a tutti i nostri ragazzi e adolescenti, ma anche, perché no, a tanti adulti.
Nella nostra vita ci sono tanti “August”, persone che riteniamo deformi, o incapaci di camminare come il bimbo della canzone. Essi non sono deformi esteriormente ma lo sono ai nostri occhi perché magari ci hanno fatto del male, perché sono diversi, perché hanno idee diverse, gusti diversi. Quante volte incontrando una persona ci verrebbe voglia di girarci dall’altra parte, o di gridare la nostra rabbia, le nostre ragioni. Crediamo di sapere tutto e aver diritto a tutto ed invece sono solo le nostre idee limitate, i nostri punti di vista spesso miopi.
Se solo imparassimo a pensare un po’ di meno da soli e ad ascoltare un po’ di più chi ci sta attorno! Se solo comprendessimo che chi ci sta di fronte soffre quanto noi e forse più di noi! Se solo credessimo che chi mi dà fastidio non è un nemico ma è mio fratello!
Cito un paragrafo dal libro: è la riflessione di uno dei suoi amici: “Ci sto pensando parecchio, e a tutto quello che questo può significare. I genetisti dicono che c’è una possibilità su quattro milioni che si verifichi questa malattia. Forse che l’universo sia una enorme lotteria? Nasciamo con un biglietto attaccato lasciato alle mani del caso? L’universo non è stato generoso con August! Che cosa ha fatto questo piccolo per meritare tale punizione? Che cosa hanno fatto i suoi genitori? E sua sorella? … Continuo a tornarci su, con la testa che mi gira vorticosamente, ma poi pensieri più dolci mi calmano. No tutto questo non è una casualità, se fosse così l’universo ci abbandonerebbe, invece lui si prende cura delle creature più fragili in modi che non ci è dato di vedere, per esempio con genitori che ti adorano senza riserve, una sorella che si sente in colpa se alle volte prova sentimenti umani nei tuoi confronti, un ragazzino che è stato mollato dagli amici per averti difeso. L’universo si prende cura di tutti i suoi uccellini”.
Una profonda riflessione, in linguaggio laico, sul grande mistero della vita e di Dio.
Dio ha posto noi sulla strada di tanti fratelli che attendono che ci facciamo carico della loro situazione. Noi siamo chiamati ad essere madre e padre amanti, sorella protettiva, amico disposto a soffrire.
Coloro che abbiamo di fronte “Non sono un fardello … sono mio fratello”.
Buon Natale.


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