Pace e politica che strana combinazione


Giornata mondiale della pace.
Buon anno. C’è un vecchio detto: “anno nuovo vita nuova”. Possiamo cambiare la nostra vita.
Gli angeli, quando sono apparsi ai pastori hanno cantato “Gloria a Dio in cielo e pace in terra agli uomini che Dio ama”. Qui c’è già un messaggio per noi, da una settimana stiamo celebrando il Natale e cantando il gloria, e la Chiesa ci fa riflettere, oggi, sul dono che Gesù è venuto a portarci, il dono della pace, lui che è il principe della pace.
Oggi quindi, invece di soffermarmi sul Vangelo del giorno, che è lo stesso di quello di Natale, mi soffermerò a riflettere su questo dono.
 Da 52 anni il primo giorno dell’anno è dedicato anche come giornata della mondiale della pace.
Cos’è la pace? Qualcuno potrebbe rispondere in tutta semplicità: “Ciò che si sperimenta quando non c’è la guerra”. A parte il fatto che allora bisognerebbe spiegare cos’è la guerra visto che di guerre ce ne sono tante e di tanti tipi, la guerra tradizionale con spari e morti, ma anche la guerra fredda, la guerra di nervi tra rivali. Ma se la pace è un valore, un dono, non può essere limitata alla semplice mancanza di qualcosa di brutto, deve avere un valore in sé. Sarebbe come dire che essere sani vuol semplicemente dire non avere malattie. E tutte quelle predisposizioni che potrebbero poi portarci in futuro ad ammalarci, possiamo chiamarle “sane” solo perché non sono ancora malattia?
Si dice che da quando è nato Gesù, oltre 2000 anni fa, non è esistito un solo anno in cui non ci fosse una guerra in qualche parte del mondo. Ma, per rispondere alla domanda su cos’è la pace, mi chiedo prima: cosa causa le guerre?
Spesso la guerra è causata da manie di grandezza di qualche dittatore, o da sete di potere di qualche partito politico, o da motivi economici, spesso anche da motivi religiosi, o da desiderio di dominio su certe aree strategiche e sulle loro risorse economiche. Inoltre le disparità economiche, le influenze politiche creano nella mente dei più disagiati mozioni di ribellione e false speranze. Se una popolazione vive in situazioni di estrema povertà, siano esse causate dal clima, o da catastrofi, o da dittature politiche, o da guerre civili, naturalmente tendono a scappare, a spostarsi verso quelle nazioni che le bombardano di pubblicità, che producono film che fanno vedere ricchezza, agiatezza, tutto facile, bello, permesso, e infine impongono loro prodotti e uno stile di vita basato sul consumismo. Questi spostamenti creano disagi, facilitano traffichi di persone con guadagni impensabili per gli sfruttatori, creano disagio ai luoghi dove arrivano e che non sono pronti ad accoglierli.
Per questo fin dalla prima giornata mondiale della pace del 1968 i Papi hanno dato, ogni anno,  un tema specifico a queste giornate, per riflettere su come costruire questa pace, che corrisponde a dire, come costruire un mondo più giusto, equo.
Il tema scelto da Papa Francesco per quest’anno è quello della politica. Gli uomini di potere, con le loro scelte influenzano il futuro di intere nazioni e possono favorire la cooperazione o aumentare la divisione, favorire lo sviluppo globale o chiudersi in un nazionalismo esagerato, accettare le responsabilità che le loro nazioni hanno avuto in passato (e spesso ancora hanno) verso le nazioni del terzo mondo, o soffermarsi a piangere sul disagio che queste ultime causano alla nostra tranquillità e prosperità.
In ultima istanza le guerre sono sempre scoppiate perché i capi delle nazioni, le loro fazioni politiche le hanno dichiarate. Il Papa dice: La pace si costruisce attraverso una politica “buona”.
Un uomo impegnato in politica non può essere al servizio del suo interesse personale e nemmeno a quello di chi lo ha eletto, ma deve essere al servizio di tutta la nazione e del mondo intero andando al di là di quelli che sono gli ambiti personali per aprirsi ai bisogni, alle sfide, alla collaborazione per l’umanità. Il guadagno di un singolo è destinato a cadere in fretta e a trasformarsi in sciagura se non è accompagnato dal progresso di tutto il mondo.
 Politiche che fanno star bene me e la mia gente facendo stare male altri, provocheranno necessariamente guerre. Politiche che favoriscono uno sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, l’inquinamento, la cementificazione esagerata, uno stile di vita basato sul consumo come lo si vede oggi, nonostante diano un’illusione di benessere immediato, sono destinate a trasformarsi in catastrofe ecologica e di conseguenza umanitaria con necessari spostamenti di milioni di persone in cerca di ambiti più vivibili. Non possiamo fare la politica degli struzzi che mettono la testa sotto terra e limitarsi a costruire muri o barriere illudendosi che i problemi sono risolti. Di muri ne avevano costruito uno a Berlino dopo la guerra; quanto è durato? È servito?
La politica è un ambito in cui tutti siamo coinvolti, se non altro perché votiamo e perché possiamo fare pressione, se vogliamo, sulle persone che abbiamo eletto. Ma purtroppo la maggioranza delle persone non conosce più il vero significato di politica. Papa Benedetto parlando di politica aveva detto: “Quando la carità lo anima, l’impegno per il bene comune ha una valenza superiore a quella dell’impegno soltanto secolare e politico. […] L’azione dell’uomo sulla terra, quando è ispirata e sostenuta dalla carità, contribuisce all’edificazione di quella universale città di Dio verso cui avanza la storia della famiglia umana”. A parlare è stato Papa Benedetto, non Francesco.
Quindi tutti noi cristiani dobbiamo chiederci con coraggio: dove ci portano le nostre scelte? Cosa possiamo fare per far sì che corruzione, clientelismo, spariscano da tutti i livelli della nostra classe politica? La nostra coscienza deve guidarci e le Spirito Santo non ci lascerà soli.
Buon anno nuovo.


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