Immacolata Concezione. Cosa celebriamo?


Solennità dell’Immacolata Concezione
Oggi stiamo celebrando una festa il cui significato è un po’ difficile da comprendere e che, se non interpretata bene, rischia di creare più domande che dare risposte. Io qui non voglio parlare di tutti gli aspetti dogmatici, cosa che sarebbe complicata e richiederebbe dei tempi lunghissimi, ma voglio limitarmi a una riflessione che possa essere utile a noi e alla nostra vita cristiana.
Se Dio ha potuto preservare Maria dal peccato originale e quindi da tutte le conseguenze che esso ha nella nostra vita, perché non fa lo stesso con tutti noi? Questa domanda, potrebbe far sorgere in noi un’immagine di Dio non tanto simpatica, e un’immagine di Maria come persona distante e irraggiungibile.
Inoltre, probabilmente, a molti di noi, non è chiaro cosa sia questo peccato originale.
Nel Vangelo non c’è un accenno chiaro a questo dogma, Maria è sempre presentata come persona a noi vicinissima, un modello di vita e di fede da seguire. Giovane donna, di fede profonda, che ha affrontato le scelte della vita come quella della verginità, del matrimonio, della vita quotidiana nella semplicità dei 30 anni a Nazareth e della straordinarietà dei 3 anni della vita pubblica di Gesù: una vita sempre orientata a Dio e a suo figlio Gesù.
L’angelo saluta Maria con tre parole: Rallegrati, piena di Grazia, il Signore è con te.
Rallegrati, è un saluto messianico, usato tante volte dai profeti per annunciare la venuta del Messia, ma è sempre rivolto al popolo, ora, invece, è rivolto direttamente a lei.
Piena di Grazia. Questo è un qualcosa di più di un semplice favore o protezione.
Il Signore è con te, era il saluto normale che si dava alla gente, ma come “sia con te”. Qui si dice “è con te”, un indicativo che dopo il “piena di grazia” assume un peso particolare.
È ovvio allora il turbamento di Maria. Comprende che sta succedendo qualcosa di importante ma non riesce a capire cosa. Allora l’angelo le annuncia la nascita di Gesù. Lei ancora non capisce come sia possibile, ma in cuore suo ha già detto di sì. Ha bisogno che l’angelo gli indichi la strada da seguire, dopo tutto lei era sicura che il desiderio di verginità che provava era pure un dono di Dio e una vocazione.
Questa sua disponibilità, seppure nel dubbio, la rende diversa dagli altri personaggi biblici che avevano ricevuto una missione: Mosè, Geremia, Gedeone, Zaccaria. Questi pongono dei dubbi sulla propria capacità. Potrebbe sembrare umiltà e invece è un dubitare la scelta di Dio e la sua capacità di riuscire.
In almeno altre due occasioni il Vangelo dice che Maria non comprese il significato di quello che succedeva: dopo le parole di Simeone alla presentazione al tempio, e dodici anni dopo al ritrovamento di Gesù nel tempio. Il suo atteggiamento è sempre stato quello della disponibilità piena al piano di salvezza.
Qui sta la grandezza di Maria: ha saputo dire sempre di sì a Dio. L’essere stata concepita senza peccato originale non è merito suo, ma dono di Dio;  ma esso non toglie nulla al suo essere donna.
Cos’è il peccato? Tutti noi sperimentiamo un’inclinazione all’egoismo. Il peccato subentra nel momento in cui ci lasciamo condurre da questa inclinazione. Anche Maria ha sperimentato questo, e anche lei, come tutti noi avrà avuto qualche volta il desiderio di essere al centro, essere apprezzata, essere comoda e soddisfare ciò che le piaceva.
Questa inclinazione è invincibile? È possibile in un essere umano vivere l’amore totale, puro? Se contiamo sulle nostre sole forze, allora dobbiamo dire di no. Ci vuole l’intervento dello Spirito di Dio che agendo in noi ci guida a una vita basata sull’amore. È solo donando a Dio le nostre debolezze umane e facendo spazio al suo Spirito che possiamo essere sicuri di fare le scelte giuste. Ebbene la festa di oggi ci dice che in Maria tutto questo è avvenuto.
Quello che celebriamo in Maria è il destino di tutti noi. Noi non siamo chiamati a vivere nella debolezza e nel peccato, siamo chiamati a vivere nella pienezza dell’amore; questo è possibile e Maria ce lo dimostra. Quindi essa non è una privilegiata ma una compagna di fede.
L’uomo è stato creato per vivere nella serenità e nell’armonia con il piano di Dio e quindi con tutto il creato. In questo piano le sue limitazioni non sono un problema. Il serpente (che non è il diavolo ma la nostra inclinazione all’egoismo), ci invita ad ignorare le nostre limitazioni, ad andare contro quell’armonia per cercare di farsi un Dio nostro (o meglio di essere noi stessi Dio) e a creare una nuova armonia di cose dove al centro ci siamo noi. Quando noi viviamo in un ordine di cose creato a nostro uso e consumo che non si cura della nostra limitatezza ma cerca solo la soddisfazione,  si creano delle spaccature, delle divisioni perché i miei interessi personali si scontrano con quelli degli altri, quello che è un guadagno per me è ottenuto a discapito degli altri. Da qui nascono lotte, vendette, gelosie, eccetera.
Adamo, messo di fronte alla sua responsabilità, sfugge accusando Eva e in un qualche modo anche accusando Dio stesso che glie la ha messa di fianco. Anche noi spesso rifuggiamo dall’accettare la responsabilità dei nostri errori e la scarichiamo sugli altri, ma così facendo il problema non viene risolto ma aumentato. L’armonia si ha quando ciascuno strumento dell’orchestra riconosce la sua posizione e svolge la sua parte.
Maria ha saputo mettersi in umiltà al servizio di Dio, a fianco di  suo figlio con una presenza discreta, fedele, operosa e soprattutto amorevole. È questo che anche noi siamo chiamati a fare celebrando la festa di oggi.
Buona festa!

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