il centurione e Don Sorani
Santa Messa in suffragio di Don
Giuseppe Sorani
Il vangelo di oggi ci dà tanti spunti di
riflessione. Ci troviamo di fronte a un centurione, un non giudeo, quindi di
una persona di religione diversa, eppure esprime fede in Gesù. Forse è spinto
solo dal bisogno, comunque non si lascia andare a rassegnazione o a ricerca di
soluzioni umane ma va da Gesù.
Inoltre i centurioni erano militari, uomini di
guerra, di comando, di sopruso, egli invece si presenta umile e rispettoso, non
esige ma chiede, sa che per un Giudeo di quel tempo entrare in casa di un
pagano era proibito e quindi dice “basta una tua parola”.
In miracolo è fatto a distanza. C’è una cosa
curiosa: questo fatto (il guarire a distanza) avviene un’altra volta, con la
figlia della cananea e anch’essa era di un’altra religione.
Il vangelo di oggi vuole mettere al centro la
fede in Cristo che va al di là dall’essere cristiani o no, ma che si concentra
nel credere che Cristo è l’unico che da senso alla nostra vita e dà risposta ai
nostri problemi. Questo atteggiamento va al di là di qualsiasi divisione di
razza, lingua, sesso, età o condizione sociale.
Chiaramente, se riconosco che Gesù è l’unico
che dà senso alla mia vita, mi trovo obbligato a vivere una vita di umiltà e
non di protagonismo, una vita di rispetto, non di imposizione, una vita di fiducia
e di amore e non di egoismo.
È bello che proprio le parole di questo pagano
siano state inserite nel rito della messa per introdurci all’incontro diretto,
comunione, con Gesù: “Signore non sono degno che tu entri nella mia casa ma di’
solo una parola e il tuo servo sarà salvo”.
Oggi ci troviamo qui a commemorare don
Giuseppe, una persona che ha lasciato una grande impronta nella vita di tutti
noi.
Lui è passato attraverso la persecuzione, la
divisione, il travaglio della fede e della conversione, ma ha saputo fare di
questi momenti difficili una forza che lo ha portato a fare la scelta
coraggiosa e decisa di donarsi totalmente a Dio. Entrato nella vita religiosa
ha saputo vivere con coraggio e coerenza quello che la vita gli aveva insegnato
cioè mettere Dio al centro e i figli di Dio come priorità del suo agire, con
spirito di servizio umile ma sapiente, deciso ma aperto, efficace ed attento. Ci
ha indicato uno stile di vita veramente evangelico, centrato sull’unità dettata
dall’amore. Noi non siamo qui oggi a chiedere al Signore perché se lo è preso,
ma siamo qui per ringraziarlo di avercelo dato.
E a Don Giuseppe, che ora vive sul monte del
tempio del Signore a cui stanno affluendo tutte le genti, promettiamo di far
nostro il suo stile di umiltà e servizio perché si realizzi in noi e attraverso
di noi il sogno di unità per cui lui ha sempre lavorato.
Che da lassù, don Giuseppe continui a guidarci
e ispirarci.