Maria madre obbediente e fedele

Maria Madre obbediente e fedele

Mi è stato chiesto di parlare di Maria Madre obbediente e fedele. Allora sono andato al vangelo e ho letto tutti gli episodi che parlano di lei e queste sono le cose che mi sono venute in mente mentre riflettevo su quello che leggevo.

Maria è stata obbediente a Dio nell'annunciazione quando l'Angelo le ha chiesto di diventare la madre del Salvatore. È stata obbediente alla sua coscienza quando ha saputo della gravidanza di Elisabetta e ha sentito il bisogno di andare ad aiutarla.  È stata obbediente a Giuseppe quando le ha detto che a causa del censimento dovevano scendere a Betlemme e quando a causa del re Erode dovevano fuggire in Egitto, sebbene entrambi fossero viaggi pericolosi. È stata obbediente a suo Figlio quando le ha detto che era giunta la sua ora di lasciare la casa e iniziare la sua missione di predicatore ambulante. È stata di nuovo obbediente a Gesù quando, dalla croce, le ha chiesto di accettare Giovanni e l'umanità come sua responsabilità.

Perché è stata così obbediente? Per l'unione mistica con Dio che le faceva sentire forte il desiderio di far di tutto pur di partecipare al suo disegno di salvezza. Maria, fin dall'inizio della sua vita, ha sviluppato una profonda unione con Dio attraverso la preghiera e la meditazione, attraverso una vita semplice fatta di silenzio, lavoro, umili faccende domestiche e riflessione orante su quanto accadeva nella sua vita.

Questa unione con Dio è stata anche la chiave della sua fedeltà ogni volta che ha dovuto affrontare una qualsiasi difficoltà.

In ognuno degli episodi sopra citati, avrebbe potuto rifiutarsi di partecipare a quell'evento, per mille buone ragioni umane, fossero esse i rischi, la fatica, l'età, la sua situazione famigliare di vedova, ecc.

Avrebbe potuto dire di “no” all'angelo, perché non voleva una vita famigliare completa; avrebbe potuto dire di no al desiderio di andare ad aiutare Elisabetta perché un viaggio così lungo e scomodo era pericoloso per il figlio che portava in grembo; avrebbe potuto dire a Giuseppe: “Vai da solo a Betlemme, in fondo sei tu il discendente di Davide, così puoi andare e tornare in fretta”; Avrebbe potuto dire a Gesù di non lasciarla sola in casa ma di continuare a lavorare come falegname per darle una vita dignitosa; ai piedi della Croce avrebbe potuto dire a Gesù che Giovanni era adulto e poteva provvedere a se stesso mentre lei ormai era vecchia e stanca e avrebbe preferito tornare a Nazareth e, laggiù, fare il lutto per la perdita del suo unico figlio.

Se in una qualsiasi di quelle occasioni, Maria avesse ritirato il suo sostegno e il suo contributo al piano di Dio, il piano sarebbe fallito e forse oggi non saremmo stati qui insieme a celebrare la grandezza del Signore.

Mentre riflettiamo su queste cose, dobbiamo riflettere anche sul motivo del nostro essere qui oggi, perché il piano di salvezza del mondo non è ancora compiuto. Certo Gesù ha già fatto tutto il necessario, ma nel mondo ci sono ancora troppe persone che non sono consapevoli di questa salvezza, o forse che rifiutano di accoglierla nella loro vita. Dio ha bisogno del nostro aiuto, dell'aiuto di ognuno di noi. Cosa siamo disposti a rispondere a questa proposta del Signore? Pensate di essere troppo poveri, troppo giovani o troppo vecchi, troppo deboli o malati, troppo ignoranti o senza speranza? Avete torto. Dio non richiede da noi nessuna di quelle capacità umane, Lui ci dà tutte le capacità di cui abbiamo bisogno per svolgere il nostro compito al suo servizio, ma ha bisogno della nostra disponibilità per lasciarlo lavorare in noi.

Maria aveva detto ad Elisabetta: “Grandi cose ha fatto in me il Signore e santo è il suo nome”. Maria è sempre stata cosciente delle grazie che riceveva da Dio, in ogni momento, per la sua mistica unione con Lui; ha riconosciuto che lei non era niente senza di Lui e non poteva permettersi di stare lontana da Lui. Questo è il segreto della sua fedeltà e può essere la chiave del successo nella nostra risposta alla chiamata di Dio.

Oggi chiediamo a Maria di instillare in noi il desiderio di conoscere meglio Dio e di sentire la sua presenza nel nostro cuore.

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