Caratteristiche della Passione secondo Luca

Passione del Signore secondo Luca
Come abbiamo già detto in occasione della presentazione della passione secondo Matteo, ogni vangelo è stato scritto per un ambiente diverso e quindi porta con sé particolari diversi, anche in un racconto importante come è quello della Passione morte e Resurrezione di Gesù.
Luca scrive per Cristiani di origine Greca, la maggior parte dei quali sono membri delle comunità fondate da Paolo. Essi conoscono molto poco della storia e delle tradizioni giudaiche per cui questo vangelo presta meno attenzione alle tematiche della tradizione e dell’Antico Testamento e molta più attenzione alle tematiche sociali. Argomenti come la misericordia, l’amore, il servizio, la scelta dei poveri, sono centrali per capire il modo di scrivere di Luca. Quindi per lui la riflessione sulla Passione di Gesù si centra sulla passione d’amore che Dio ha per ciascuno di noi. In particolare Luca vede questo adempiuto da Gesù che è colui che è il misericordioso, colui che si prende cura dei piccoli, dei deboli, dei peccatori.
Venendo al racconto della passione di Gesù, un primo dettaglio presente solo in Luca lo troviamo nell’Istituzione dell’Eucarestia. Qui c’è la frase: “Fate questo in memoria di me”. Gesù vuole che il gesto dello spezzare sia ripetuto liturgicamente dai suoi discepoli. Questo messaggio, però, vuol dire anche “Io mi sono fatto pane, elemento di vita; voi adesso ripetete con la vostra vita quello che ho fatto io, cioè diventate nutrimento di vita per i vostri fratelli”. La nostra vita non può smentire il segno eucaristico.
Mentre i discepoli erano seduti a tavola scoppia una discussione tra di loro: è un episodio spiacevole. I discepoli discutono su chi è più grande, chi è superiore agli altri. Altri evangelisti hanno questo episodio durante la predicazione di Gesù; solo Luca colloca questa discussione subito dopo l’Eucarestia. Cosa intende Luca: questa scelta di essere all’ultimo posto è l’aspetto più importante dello stile di vita di Gesù. È la sua ultima richiesta. Tutti proviamo il bisogno di sentirci realizzati ma ci sono due modi di rispondere a questa necessità. Gli uomini ci dicono: “Mettiti in mostra, non interessa se devi schiacciare qualcuno ma è importante che ti guadagni i primi posti”. La seconda via è quella di Gesù: “Mettiti in basso, servo di tutti, per poter dare a tutti una risposta d’amore”. Noi pensiamo che certi baciamani siano segni insignificanti, per Gesù anche le apparenze sono importanti. I discepoli non avevano capito il discorso del farsi pane per i fratelli.
Durante l’agonia nel Getsemani ci sono alcuni particolari: 1- L’insistenza sulla preghiera. Gesù dice: “Pregate per non entrare in tentazione” e poi lui stesso si mette in ginocchio a pregare. Nessuno insiste così tanto sulla preghiera di Gesù. Si tratta di vincere la tentazione alla proposta che ci fa il maligno. Se in quel momento Gesù avesse voluto, poteva ancora scappare e riprendere a fare il guaritore e il predicatore e riconquistare le folle. Pregare non è dire formule ma mantenere il proprio cuore legato alla proposta di Dio. 2- Un angelo viene a consolarlo (lo rafforza). Anche Gesù sta lottando in sé. Egli sente una voce, un’intuizione divina che gli fa comprendere il senso della sua vita: il dono della vita darà inizio a un mondo nuovo. Se vogliamo superare le nostre fragilità umane dobbiamo pregare.
3- La preghiera intensa di Gesù culmina con il Sudore che si trasforma in gocce di sangue. Nel senso etimologico la parola agonia vuol dire lotta; è la competizione tra i sentimenti. Subito dopo che l’angelo ha rafforzato Gesù, inizia il combattimento. Per tutta la sua vita lui ha dovuto combattere col maligno, in questo momento la battaglia è drammatica perché si tratta di fare delle scelte veramente importanti. Pensiamo alle nostre lotte interiori quando siamo chiamati a perdonare chi ci ha fatto un torto molto grande: le nostre emozioni ci porterebbero a far del male a quella persona, ce lo suggerisce il maligno. Il fatto del sudore di sangue è un fenomeno fisico che era conosciuto nell’antichità e si chiama Ematoidrosi. Di solito pensiamo che sia stato causato dallo sconforto di Gesù in quel momento: non avrebbe senso. Esso, invece, si spiega meglio con la tensione dell’atleta in prossimità della gara. Sa che deve affrontare un avversario molto forte.
4 Mentre Gesù sta vivendo questi fatti così drammatici, i discepoli dormono “per la tristezza”. I discepoli non fanno una bella figura durante la passione, basti pensare alla fuga, al tradimento di Giuda e di Pietro, ecc. A dire il vero Luca non accenna alla fuga dei discepoli ma che essi assistevano da lontano. Non riferisce il rimprovero di Gesù a Pietro perché dormiva, infine li scusa dicendo che dormivano “per la tristezza”. Ci indica l’attitudine dei pastori d’anime che devono interpretare con compassione le debolezze delle persone, i loro peccati. I pastori cercano di scusare, comprendere i peccatori. Luca dice che i discepoli sono innamorati di Cristo ma sono deboli. Sono le debolezze che li hanno spinti ad agire così. Sappiate scusare e comprendere e su questo costruite un dialogo.
Tutti gli evangelisti riportano della confusione e della rissa scoppiata al momento della cattura di Gesù e della ferita del servo. In quella confusione i discepoli erano disposti a iniziare la lotta. “Dobbiamo colpire con la spada”, non è una domanda ma un’affermazione. Tipico di Luca è che Gesù si è preso cura di chi è rimasto ferito. Gesù è disposto a rimediare a quanto gli altri hanno danneggiato. Il nemico non è colui che deve essere annullato, schiacciato, perché il Cristiano non può avere nemici, persone da aggredire o odiare, solo persone da amare. Può avere avversari, ma anch’essi sono fratelli da amare.
Tutti gli evangelisti parlano del rinnegamento di Pietro. Matteo e Marco sono duri, dicono che Pietro dopo aver esclamato: “Non conosco quell’uomo”, comincia a maledire. Inoltre riportano il pianto di Pietro. Luca è il solo che dice che “il Signore voltatosi lo guardò”. Non è certo un rimprovero. Pietro è l’unico che ha avuto il coraggio di intrufolarsi nel pericolo per vedere cosa succede, anche se poi non ce l’ha fatta a proclamarsi suo discepolo. Il verbo usato da Luca non è “guardò”, ma “guardò dentro”. Gesù è capace di entrare nell’animo di Pietro e conosce l’amore che sta lottando dentro di lui.
Luca è l’unico che parla dell’incontro tra Gesù ed Erode. Si tratta di Erode Antipa, il figlio di quello che voleva eliminare Gesù alla nascita. Era un re debole e corrotto, incaricato della Galilea, per cui Gesù è stato sempre sotto di lui. Erode aveva sentito parlare di Gesù fin da quando aveva cominciato a fare miracoli. Pilato lo manda a lui perché non avendo niente per accusarlo spera di liberarsene. 3 dettagli: 1- Erode prova una grande gioia. Lui era convinto che Gesù fosse un grande mago e i maghi erano importanti in quei tempi, soprattutto prima di fare delle scelte strategiche. 2- Poi c’è la delusione perché Gesù non gli dà corda. 3- Infine inizia a insultarlo (annientarlo), cioè per lui Gesù non conta più niente, non ha nessuno di quei parametri umani che sono nella mente di Erode. Quindi lo schernisce come se avesse davanti a sé un buffone. Quello che Erode si aspettava non l’ha trovato in Gesù. Questo episodio è un ammonimento a coloro che vedono in Gesù solo chi fa i miracoli, ricorrono a lui solo per avere una soluzione ai loro problemi. Come reagirebbero di fronte a una “non risposta” di Gesù alle loro aspettative? Il cristianesimo è il luogo dell’ascolto della parola e dell’accoglienza della luce che ci porta Gesù, non il luogo dei miracoli a buon mercato.
Durante la salita al Calvario lo seguiva una grande moltitudine di popolo. E Gesù si rivolge alle “Figlie di Gerusalemme”. Luca parla di alcune donne che durante la vita pubblica accompagnano il maestro e ne servono i discepoli. Lui è anche l’unico che dice che lungo il cammino al Calvario c’erano donne che lo accompagnavano, piangevano e si battevano il petto. Esse rappresentano coloro che pagano le conseguenze del peccato di altri. La sciagura non l’hanno causata loro, ma saranno i loro figli a pagarne le conseguenze. Le scelte insensate degli uomini conducono spesso a grandi problemi. Se si ascoltasse di più la sensibilità delle donne, tanti conflitti sarebbero evitati.
Il buon ladrone. Tutti dicono che Gesù è stato crocifisso tra due criminali. Matteo e Marco dicono che entrambe insultavano Gesù. Luca, invece, dice che uno insulta, ma l’altro parla a lui. Questa è l’unica volta che compare la parola “paradiso” come promessa per “oggi”. I primi che arrivano nel regno sono i peccatori, quelli considerati ultimi; Gesù è venuto proprio per loro.
Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. È una specie di assoluzione per coloro che come gli Scribi, i Farisei, Caifa, eccetera, lo hanno messo a morte. Chi pecca non lo vuole realmente fare, ma purtroppo non sa quello che fa, non comprende le vere conseguenze delle sue azioni, altrimenti non lo farebbe. Il discepolo può pronunciare solo parole di amore e perdono, non parole cattive, verso chi lo perseguita. Santo Stefano ne è l’esempio: “Signore non imputare loro quello che stanno facendo”.
La storia della Passione di Gesù è una storia di amore, misericordia, servizio, perché questo è l’unico modo possibile per salvare il mondo.

Post popolari in questo blog

Gesù è davvero un re?

I santi, nostri amici

Cosa dobbiamo fare?