Il dubbio di Giuseppe


Il dubbio di Giuseppe (Mt. 1,18-24)
Noi conosciamo bene l’annuncio che l’angelo fa a Maria, come ci è raccontato da San Luca. Oggi, Matteo ci presenta un’altra annunciazione, quella a Giuseppe. Noi vorremmo avere tante informazioni su quanto è accaduto in occasione della nascita di Gesù, conoscere tutti i dettagli su come si sono svolti i fatti, e nel cercare soluzioni ci sforziamo di mettere assieme il racconto di Luca e quello di Matteo. Attenzione, tutti i racconti riguardanti la nascita di Gesù, cioè tutto ciò che è narrato nei capitoli 1 e 2 di Luca e nei capitoli 1 e 2 di Matteo, non sono pagine di cronaca dettagliata; sono pagine di teologia per farci sapere chi è questo Gesù di Nazareth, figlio di Maria. Queste lezioni di teologia sono state scritte a partire dalle domande e dalle necessità dei destinatari di tali vangeli che nel caso di Matteo erano cristiani di origine ebraica, esperti di bibbia, nel caso di Luca erano cristiani di origine greca, totalmente ignoranti sui libri dell’Antico Testamento.
Quali erano le attese del popolo di Israele? Il profeta Natan aveva promesso al re Davide che la sua dinastia sarebbe durata per sempre, però, dopo la caduta di Gerusalemme ad opera dei Babilonesi (586 AC), il regno sembrava scomparso. Il re dei tempi di Gesù, Erode, non era legato alla casa di Davide ma discendeva da una dinastia pagana di origine edomita che era stata messa lì dai Romani. Gli Ebrei osservanti non avevano mai perso la speranza che un giorno Dio avrebbe mandato un Messia a cambiare radicalmente la storia dell’umanità e ripristinare il vecchio regno di Davide. Ai tempi di Gesù c’erano varie teorie circa questo Messia, ognuno se lo immaginava secondo i suoi modi di vedere la religione, per appagare i suoi desideri. C’era chi pensava che avrebbe ristabilito il culto, chi invece poneva in risalto l’osservanza della legge del Sinai, chi se lo immaginava intento a lottare contro i peccatori, chi voleva da lui la liberazione politica, ecc. Gesù non corrisponde a nessuno dei progetti fatti dalla gente. 
Matteo, quando scrive, ha già presente tutta la storia della vita di Gesù, come lo hanno rifiutato e messo a morte, e a partire proprio dai dubbi di questi Ebrei scrive la sua versione dei fatti.
Veniamo a Giuseppe. Era sposo o fidanzato di Maria?
Il matrimonio, ai tempi di Gesù, era celebrato in due tappe. La prima consisteva nel contratto tra le due famiglie che gli sposi accettavano e firmavano. Da quel momento i due erano marito e moglie ma non andavano a vivere insieme per almeno un anno, prima di tutto perché erano giovani e i rispettivi genitori dovevano istruirli ai doveri famigliari, ma anche perché le due famiglie si dovevano conoscere meglio e garantirsi che tra loro le cose sarebbero andate bene. Dopo circa un anno i due potevano convivere. È durante questo periodo di attesa che Maria rimane incinta. Sia Luca che Matteo mettono bene in chiaro che Maria non rimane incinta per opera di un uomo, ma per la forza creatrice di Dio. Qui dobbiamo fare attenzione ad un’idea molto comune ma sbagliata che molti cristiani hanno. Giuseppe non è certo angosciato dal dubbio che Maria sia stata infedele. La cosa più logica è pensare che, visto che i due essendo già di fatto sposati si incontravano e parlavano, lui abbia saputo fin dall’inizio da Maria che il bambino era stato generato in lei da Dio. Giuseppe è chiamato “uomo giusto”, il che vuol dire che è uomo che vuole fare solo la volontà di Dio e obbedire alla legge, ma lui non sa e non riesce a capire cosa Dio voglia da lui. Ci sono molti aspetti che lo scoraggiano: la santità di Dio è una cosa da temere; c’è il divieto assoluto di vederlo e toccarlo, ma lui deve accoglierlo in casa, c’è anche la legge che dice che lui dovrebbe dichiarare ufficialmente che il figlio non è suo, ma nessuno crederebbe alla storia di una gravidanza divina. Decide allora di ripudiare Maria in segreto. Coma farebbe questo a rimanere segreto dato che tutti potevano vedere che Maria era incinta? Semplicemente non vuole esporla a pubblico spettacolo, esporre davanti a tutti un problema che lui non sa risolvere. Allora la parola giusta non è “ripudiarla”, ma “lasciarla libera”. “Lascio libera la mia sposa perché non so dove collocarmi, non so cosa Dio vuole da me; Lui, l’Onnipotente si prenderà cura della situazione”. Da uomo, secondo la legge, non ha bisogno di dare agli altri le ragioni del suo ripudio. Quindi Giuseppe non dubita di Maria, ma dubita di se stesso, della sua capacità nel prendersi questa responsabilità.
Dio ha la soluzione ed è descritta nel vangelo di oggi. L’angelo e il sogno sono due immagini bibliche molto comuni, impiegate spesso per indicare che il Signore stesso è intervenuto ad aiutare la persona in necessità. Ad un certo punto Giuseppe ha avuto nel suo cuore una rivelazione della volontà di Dio. Lui era una persona pura che ha sempre cercato di essere in sintonia con le scelte del Signore, quindi è logico che riesca a riconoscere la volontà di Dio, nonostante tutti i dubbi e le incertezze.
Cosa ha detto l’angelo? Il timore di Giuseppe era quello di chi si trovava di fronte a un mistero che lo supera e non sapeva come muoversi, cosa fare; In ogni scelta c’era il pericolo di fare disastri, di rovinare tutto. Ora capisce che deve fare lo sposo di Maria e il padre di Gesù, cioè dargli il nome e la discendenza davidica. Secondo la legge, un figlio adottato aveva esattamente gli stessi diritti e doveri di un figlio naturale.
Perché viene scelto il nome “Gesù”? Gesù e Giosuè sono lo stesso nome , vuol dire “Dio Salva”.
Di che salvezza si parla? Ci si aspettava la salvezza dai Romani, ma il vangelo dice che Gesù è colui che salva dal peccato; niente di politico o relativo al culto. Peccato vuol dire sbagliare il bersaglio. Quand’è che noi sbagliamo il bersaglio? Quando pensiamo di trattare con Dio solo in esteriorità; quando agiamo solo per legalismo ma non ci compromettiamo con il cuore e con un cambiamento di vita; quando facciamo come scopo della nostra vita il piacere, il dominio, il denaro, la soddisfazione dei nostri istinti e non ci lasciamo guidare dalle ispirazioni del Signore. Gesù è venuto per salvarci dalla disumanizzazione che deriva dalle scelte insensate che facciamo nella ricerca di una felicità illusoria.
Ora conosciamo il nome con cui Dio vuol essere chiamato; il Padre è riflesso in questo nome che ha scelto per il Figlio: il Dio che salva.
La conclusione è solenne: abbiamo detto che Matteo ha bisogno di far capire che Gesù è il compimento delle scritture, quindi cita un passaggio dell’Antico Testamento. Si tratta dell’oracolo pronunciato da Isaia, 700 anni prima, al re Acaz. Il figlio di Maria sarà il vero “Emmanuele”, non come il figlio di Acaz. Giuseppe lo chiama Gesù ma tutte le persone vedranno in lui la presenza di Dio per loro.

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