I magi, pagani ma credenti e profeti


Festa dell’Epifania (Mt 2:1-12)  
Oggi celebriamo la festa dell’Epifania. Questo nome strano viene dal Greco e vuol dire “rendersi manifesto dall’alto”. I greci impiegavano questo termine per descrivere le manifestazioni prodigiose attraverso le quali gli dèi mostravano la loro potenza.
I cristiani d’Oriente all’Epifania celebrano il Battesimo di Gesù al Giordano e le nozze di Cana, perché queste sono le prime manifestazioni ufficiali di Gesù. La liturgia latina, invece ci fa meditare sulla visita dei Magi a Gesù. Che manifestazione c’è stata. Doveva accadere qualcosa di straordinario ma nel nostro vangelo non c’è niente di straordinario. Questo è il modo di presentarsi di Dio, umile, silenzioso, povero. Questo è il suo modo di mostrarci il suo amore incondizionato.
I magi rappresentano i pagani a cui Dio si rivela; ringraziamone Dio visto che tutti noi e il 99,99% dei Cristiani sono discendenti di quelli che allora erano i pagani.
Dio viene nel mondo, si fa vedere, e il vangelo di oggi ci mostra due modi diversi di accogliere tale manifestazione di Dio.
Da una parte ci sono loro, i Magi. Hanno visto e accolto la luce e cambiano strada.
Dall’altra ci sono i potenti politici e religiosi che non si aprono a Dio perché vogliono perpetuare il modo vecchio di vivere dove loro sono i capi.
I Magi dicono di essersi messi in movimento perché hanno visto una luce. “Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. In tutte le epoche gli scienziati hanno cercato in cielo una stella che fosse comparsa in quel periodo, si è parlato di cometa, di congiunzione di pianeti, ecc. Essa va invece cercata nelle scritture non nel cielo. Ai capitoli 22-24 del libro dei Numeri c’è l’episodio di Balak re di Moab che chiama il mago Balaam per maledire Israele e lui, invece, fa una profezia che dice: “Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele…”. Nei secoli successivi, nessuno dei discendenti di Davide appariva essere il compimento di ciò di cui parlava Balaam.
Essi sono venuti da lui, poi lui andrà da loro, in Egitto.
I magi hanno interpretato questa stella facendo una lettura spirituale che senza dubbio è basata sulla loro religione. Essi non erano Ebrei e non credevano in niente di cui credono gli Ebrei, non conoscevano la bibbia, ma forse si ponevano molte domande perché la loro religione non li soddisfaceva più, erano inquieti e si sono lasciati provocare da questa inquietudine e sono riusciti a risalire a Dio. Essi vogliono accogliere questo nuovo regno portato da Gesù e vogliono inchinarsi di fronte a questo regno che sostituirà i regni antichi. I Magi rappresentano tutti coloro che rimangono incantati dal nuovo modo di concepire i rapporti tra gli uomini portato da Gesù. Anche Zaccaria e Simeone parlano della luce portata da Gesù per illuminare le genti. La luce è la conoscenza di un Dio che ama perdutamente l’uomo.
Cosa ci insegnano? Prima di tutto “alzano lo sguardo verso il cielo”. Contemplano il creato e scoprono l’opera delle mani di Dio. L’uomo non deve ripiegarsi sulle realtà della terra, ma guardare al di là, alla globalità del mondo. Poi c’è il fatto che non pongono a tacere le inquietudini interiori che hanno ma le accolgono, vogliono dare un significato grande alla loro vita, si lasciano interrogare e non si accontentano di cose facili e scontate. Infine possiamo vedere che essi non stanno fermi, sono sempre in movimento., Le loro religioni e culture non li soddisfano, cercano una luce nuova. Non hanno capito bene che stella sia ma vogliono incontrarla.
Ma arrivati nella terra di Gesù si imbattono in un gruppo che ha interessi diversi. Erode e i capi politici. Il re rimane agitato e con lui tutta Gerusalemme. È il gruppo di coloro che sono ben installati nel loro potere politico e coloro che sono legati a un sistema religioso che non vuole cambiare. Sono infastiditi da una nuova luce. Vogliono i criteri di sempre, quelli accettati da tutti. Si sono fatti un Dio che protegge il loro sistema di vita, non vogliono cambiamenti, non vogliono inquietudini, sono ubriacati dal potere, dall’apparire, dal possedere. Erode ha ammazzato una decina dei suoi parenti, nell’anno stesso della nascita di Gesù ha ucciso due dei suoi figli e poco prima di morire ne ha ucciso un terzo perché aveva paura che stessero complottando per rubargli il regno.
Erode chiama tutti gli studiosi della bibbia, i sacerdoti eccetera. Loro hanno tutte le informazioni necessarie, hanno in mano la parola di Dio. Notiamo i verbi usati: i Magi dicono “è nato”, i saggi rispondono “dovrà nascere”. Gesù è già tra di noi, è già nato, ora dobbiamo riconoscerlo, domandare alle persone giuste e capire le indicazioni spesso misteriose. Per loro sarebbe l’occasione della vita, accogliere la luce. Non importa il passato o quanti sbagli abbiamo fatto, sarebbe l’occasione di aprire il cuore. Perdono l’occasione. Erode chiama segretamente i Magi e chiede di essere informato su cosa trovano; quindi lui che dà le indicazioni non lo fa perché vuole aiutare. Chi sta nella sfera del potere vive nella menzogna perché solo la menzogna può proteggere il potere dalla luce nuova. C’è sempre da diffidare di tutto quello che è nuovo. Lui ha come scopo quello di uccidere il bambino, però anche quelle informazioni sono necessarie per i magi per ritrovare la via ed eventualmente Gesù.
Ricevono l’indicazione e partono verso Betlemme. È interessante notare che a Gerusalemme la luce di Gesù non può brillare, neanche i Magi, finché rimangono in città, possono vedere la stella perché Gerusalemme è il centro del mondo antico; se si vuole vedere la luce di Cristo bisogna rigettare questo modo di vedere le cose tipico del mondo antico. Loro la rivedono quando escono da Gerusalemme e si rimettono in cammino.
Offrono dei doni. Ci sono varie interpretazioni sul significato che essi hanno. La più classica, accolta anche dalla liturgia nel prefazio, ci indica cosa hanno visto in Gesù: Oro, lo si dà ai re, ai capi politici; incenso, lo si dà alle divinità, e fin qui ci sta tutto, hanno capito che Gesù è uomo ma anche che è Dio. Quello che stupisce è il terzo dono, la mirra, il balsamo che veniva usato per ungere i morti perché non puzzassero. Non è certo un regalo per un neonato. Eppure sembra che loro abbiano capito che quel bambino/Dio dovrà realizzare la sua missione non con la potenza umana e neppure con miracoli divini, ma attraverso il sacrificio di se stesso, attraverso la sua morte.
C’è anche un’interpretazione più biblica. Israele si riteneva il popolo scelto da Dio e quindi insignito della dignità regale e sacerdotale. Un popolo di re, sacerdoti e “sposa” del Signore. Con questi tre doni che vengono da popoli pagani, queste tre caratteristiche vengono ora applicate a tutti i popoli della terra.
L’oro era offerto al proprio re; ora tutti appartengono al regno del Signore. L’incenso era offerto dai sacerdoti a Dio; ora anche i pagani sono sacerdoti del vero Dio. La Mirra era anche il profumo della sposa. Lo troviamo ben otto volte nel Cantico dei Cantici, per descrivere la sposa che si avvicina al suo sposo: “Mi sono alzata per aprire al mio amato e le mie mani stillavano mirra; fluiva mirra dalle mie dita sulla maniglia del chiavistello” Ora la sposa del Signore è l’umanità intera.
Forse i Magi sono molti dei nostri amici, gente che conosce poco di religione ma che ha il coraggio di guardare in cielo, che si dice cristiana ma che non viene in chiesa perché non gli piacciono le nostre strutture e le persone che le gestiscono, però c'è in loro una certa voglia di conoscere Dio. Gente che vuole delle risposte ai problemi. Bisogna avere il coraggio di mettersi in cammino, di chiedere, magari a chi come tante persone di chiesa, sa le risposte, ma ha uno stile di vita tutto contrario a quello che predicano. Noi siamo in cerca di Dio, non degli uomini. La Bibbia è data da Dio, anche se a predicarla sono uomini con tutte le loro debolezze. Nella liturgia incontriamo Dio, anche se a celebrarla sono uomini con tutte le loro debolezze. Avere voglia di cercarlo, ma avere anche il coraggio di accoglierlo se si presenta debole, povero, indifeso, per nulla consono ai nostri parametri.

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