Pace, speranza, dialogo e riconciliazione


Giornata mondiale della pace.

Buon anno. C’è un vecchio detto: “anno nuovo vita nuova”. Il mio augurio per tutti noi è che possiamo cambiare la nostra vita. Gli angeli, quando sono apparsi ai pastori hanno cantato “Gloria a Dio in cielo e pace in terra agli uomini che Dio ama”. Qui c’è già un messaggio per noi, da una settimana stiamo celebrando il Natale e cantando il gloria, e la Chiesa ci fa riflettere, oggi, sul dono che Gesù è venuto a portarci, il dono della pace, lui che è il principe della pace.
Oggi quindi, invece di soffermarmi sul Vangelo del giorno, che è lo stesso di quello di Natale, mi soffermerò a riflettere su questo dono commentando il messaggio che Papa Francesco ha preparato per questa festa e che ha per titolo “La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”.
La pace è un bene prezioso, al quale aspira tutta l’umanità. Tutti sperano di poter vivere sempre in pace, ma purtroppo molti non hanno tale grazia. La speranza è la virtù che ci dà la forza di metterci in cammino, di andare avanti, anche quando gli ostacoli sembrano insormontabili.
In tanti paesi ci sono troppe persone portano ancora i segni delle guerre e dei conflitti, hanno visto la crescente capacità distruttiva delle armi che non cessano di colpire specialmente i più poveri e i più deboli. D’altra parte in occidente ci sono troppe persone che queste disgrazie le hanno dimenticate o fanno finta che non esistano. Ancora oggi, a tanti uomini e donne, a bambini e anziani, sono negate la dignità, l’integrità fisica, la libertà, la solidarietà, la speranza nel futuro.
Verrebbe spontaneo chiedersi: perché duemila anni dopo Cristo tale violenza continua ad esistere e non si riesce a porvi un fine? La guerra, lo sappiamo, comincia spesso con l’insofferenza per la diversità dell’altro, con il desiderio di possesso e con la volontà di dominio. Essa nasce nel cuore dell’uomo dall’egoismo e dalla superbia, dall’odio che induce a distruggere; si rinchiude l’altro in un’immagine negativa come scusa per escluderlo e cancellarlo. La guerra si nutre di perversione nelle relazioni, di ambizioni insoddisfatte, di abusi di potere, di paura dell’altro e della differenza vista come ostacolo. Tutte queste tendenze negative che sono la causa della guerra, sono alimentate dalla guerra stessa; è un circolo vizioso che nutre se stesso.
Si sta instaurando tra le nazioni l’illusione che la pace sarà possibile solo quando mi sentirò sicuro e il mio nemico avrà paura di me, quindi si corre ad armamenti sempre più sofisticati e costosi solo per scoprire che nel frattempo il mio presupposto nemico ha fatto altrettanto. Purtroppo questo modo di pensare si riproduce uguale, anche se in scala ridotta, anche tra di noi, nelle nostre famiglie, nei nostri paesini.
La pace e la stabilità sono incompatibili con qualsiasi tentativo di costruire sulla paura della reciproca distruzione; Esse sono possibili solo a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione, su un dialogo che genera interdipendenza e corresponsabilità nei confronti dell’intera famiglia umana di oggi e di domani».
Come rompere la logica morbosa della minaccia e della paura? Come spezzare la dinamica di diffidenza attualmente prevalente?
Dobbiamo costruire dei rapporti di reale fratellanza, partendo dalla consapevolezza che veniamo tutti dallo stesso Dio, che ha creato tutti e ama tutti. Tale consapevolezza va generata e alimentata attraverso dialogo e fiducia reciproca. Il desiderio di pace è profondamente inscritto nel cuore dell’uomo, non dobbiamo rassegnarci a nulla che sia meno di questo.
Molti, in ogni parte del mondo, offrono alle future generazioni il servizio imprescindibile della memoria di quanto accaduto, memoria che va custodita non solo per non commettere di nuovo gli stessi errori o perché non vengano riproposti gli schemi illusori del passato, ma anche perché essa, frutto dell’esperienza, costituisce la radice e suggerisce la traccia per le presenti e le future scelte di pace.
Il mondo non ha bisogno delle parole vuote dei leader politici, ma di testimoni convinti, di artigiani della pace aperti a un dialogo senza esclusioni né manipolazioni. Infatti, non si può giungere veramente alla pace se non quando vi sia un convinto dialogo di uomini e donne che cercano la verità, al di là delle ideologie e delle opinioni diverse. La pace è «un edificio da costruirsi continuamente», un cammino che dobbiamo fare insieme, cercando sempre il bene comune e impegnandoci a mantenere la parola data e a rispettare i diritti di tutti. Nell’ascolto reciproco possono crescere anche la conoscenza e la stima dell’altro, fino al punto di riconoscere nel nemico il volto di un fratello.
Al contrario, la frattura tra i membri di una società, l’aumento delle disuguaglianze sociali e il rifiuto di usare le risorse del mondo per favorire il bene di tutti, mettono in pericolo il futuro della società. Invece il lavoro paziente basato sulla forza della parola e della verità può risvegliare nelle persone la capacità di compassione e di solidarietà creativa.
Noi cristiani, facciamo costantemente “memoria” di Cristo, che ha donato la sua vita per la nostra riconciliazione. La Chiesa partecipa pienamente alla ricerca di un ordine giusto, continuando a servire il bene comune e a nutrire la speranza della pace, attraverso la trasmissione dei valori cristiani, l’insegnamento morale e le opere sociali e di educazione. Noi dobbiamo dare il nostro contributo abbandonando ogni desiderio di dominare gli altri e imparando a guardarci a vicenda come persone, come figli di Dio, come fratelli. L’altro non va mai rinchiuso in ciò che ha potuto dire o fare, Anche se si tratta di errori o peccati grossi, ma va considerato per la promessa che porta in sé: anche Lui è figlio di Dio, Cristo si è incarnato ed è morto anche per lui. Solo scegliendo la via del rispetto si potrà rompere la spirale della vendetta e intraprendere il cammino della speranza.
Il cammino della riconciliazione richiede pazienza e fiducia. Non si ottiene la pace se non la si spera. Si tratta prima di tutto di credere nella possibilità della pace, di credere che l’altro ha il nostro stesso bisogno di pace. In questo, ci può ispirare l’amore di Dio per ciascuno di noi, amore liberante, illimitato, gratuito, instancabile.

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