Quando il dubbio ci purifica


I dubbi di Giovanni il Battista. (Mt 11,2-11)
Gesù si sta avvicinando e noi sappiamo che con sé porta un messaggio di amore e di pace, un messaggio che conosciamo bene. Ma questo messaggio è entrato davvero nella nostra vita o facciamo fatica a lasciarlo entrare perché ci chiede troppi cambiamenti?
Cosa fare per prepararci alla sua venuta? Domenica scorsa la liturgia ci aveva presentato l’esempio di Maria, domenica prossima ci presenterà Giuseppe, oggi ci presenta Giovanni il Battista. Che cosa ha fatto di particolare questa persona? Lui è chiamato il precursore, cioè l’incaricato a preparare la strada del Signore. Come ha svolto la sua missione? In due modi. Prima di tutto con l’esempio della vita, si era ritirato in un luogo desertico praticando una vita povera e austera; poi predicava invitando le folle che andavano in cerca di lui, a cambiare vita. Usava un linguaggio forte; era il linguaggio che avevano un po’ tutti i profeti, fatto di minacce e richiamando i castighi di Dio. In realtà tale messaggio non era usato per invocare paura ma per indicare la via per una possibile grande gioia: la venuta del Messia che avrebbe cambiato il mondo che andava male e che avrebbe introdotto una logica nuova cioè non pensare più a se stessi ma fare posto agli altri.
Sappiamo dal vangelo che Giovanni ha predicato e testimoniato per un bel po’ di tempo, fino al momento in cui i grandi, nel suo caso il re Erode, si sono sentiti minacciati e lo hanno messo in prigione. Il vangelo di oggi parla proprio di questo periodo di prigione, luogo dal quale, Giovanni sa che non uscirà più.  Ma qui capita qualcosa di inatteso nel suo cammino spirituale. Lui che ha indicato a tutti con chiarezza Colui che deve venire ora è colto da dubbi: è Gesù veramente il Messia? Ci sorprendono le perplessità che Giovanni comincia ad avere riguardo a Gesù. Cosa lo ha fatto entrare in crisi? Nei capitoli precedenti si vedeva che Gesù faceva miracoli; curava i lebbrosi che, per la mentalità ebraica, erano persone rifiutate da Dio; guariva storpi e ciechi che erano persone che non potevano entrare nel tempio perché castigati da Dio; inoltre, non solo non condannava i peccatori, ma addirittura mangiava con loro. Scopo della sua vita non era eradicare i peccatori dalla terra, come invece avrebbe voluto fare Giovanni, ma farli sentiti amati da Dio. Nell’Antico Testamento c’è scritto chiaramente che Dio colpisce coloro che si oppongono ai suoi disegni, basti pensare alle 10 piaghe d’Egitto. Infine, come dice il profeta Isaia (Cap. 61), il Messia doveva portare la libertà agli schiavi e la scarcerazione dei prigionieri. Lui è in prigione ingiustamente ma Gesù non lo sta liberando. Ecco il dubbio di Giovanni: ha dedicato tutta la sua vita per preparare la venuta di Gesù, ma è davvero la persona giusta o si è sbagliato?
Noi abbiamo passato tutta la vita a seguire Gesù, ma quali sono le nostre attese per la sua venuta? Cosa ci attendiamo da Gesù? Lui vuole entrare nella nostra vita con il suo vangelo, ma noi cosa ci aspettiamo? Forse potrebbe portare delle cose che noi non pensiamo e neppure vogliamo. Ad esempio, Lui non è venuto a portare soluzioni facili ai problemi, fatte a suon di miracoli.
Giovanni, al termine della sua vita ha dovuto rimettere in discussione tutte le sue convinzioni riguardo a Dio. Non è stato facile per lui, nonostante la sua santità, e non lo è nemmeno per noi. Non dobbiamo aver paura se la venuta del vangelo mette in discussione tutte le nostre convinzioni religiose. Il vangelo di Dio è rivoluzionario, capovolge tutte le nostre convinzioni perché esse vengono dalla logica del mondo.
Gesù non si meraviglia di tutte queste perplessità e risponde a Giovanni servendosi delle parole dei profeti. Gli eventi, che Gesù presenta come prove della sua venuta, sono descritti in varie profezie messianiche e corrispondono ai miracoli che aveva fatto finora. Essi sono tutti segni positivi, nessuno di condanna, ma tutti di rinascita. Li abbiamo sentiti: I ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risorgono, ai poveri è predicata la buona novella. I ciechi non sono solo le persone senza occhi, ma anche chi è acciecato dai suoi desideri; gli zoppi sono coloro che non sanno camminare sulla retta via; i sordi sono coloro che sono chiusi in se stessi e non sentono le novità e le richieste di aiuto di chi ha bisogno; i lebbrosi sono coloro che tutti rigettano ma che ora il vangelo rende splendidi perché la loro condizione è trasformata; i morti che risorgono sono coloro che rinascono a una vita nuova, quella dello Spirito; ai poveri è predicata la buona novella: la salvezza è per tutti e l’amore di Dio pure.
Oggi, siamo sicuri che il vangelo è entrato nella nostra vita con la sua logica? La risposta a questa domanda non la troviamo nei ragionamenti teologici delle catechesi o delle prediche, e nemmeno nelle pratiche religiose, ma nella presenza dei cambiamenti descritti dai segni di Gesù. Vediamo le cose come prima o le vediamo in modo diverso? Riusciamo a camminare sulla via di Gesù? Sentiamo la sua richiesta di aiuto nella voce dei poveri? Accogliamo quelli che invece il mondo scarta? Gesù dice: “Beato chi non si scandalizza di me”. Questo è lo scandalo che tante volte i cristiani provano di fronte all’amore incondizionato di Dio che ama tutti e che non punisce nessuno. Beato chi accoglie questo nuovo volto di Dio che Gesù ha portato nel mondo.
Gesù non ha perso la stima nei confronti di Giovanni il Battista per le perplessità che ha avuto, anzi la ribadisce con 3 domande:
1- Chi siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Cioè uno che cambia parere a seconda dei venti e delle situazioni? Giovanni non si è piegato neppure di fronte ad Erode. Il vangelo lo abbiamo accolto e apprezzato, ma poi ci sono le mode, i nuovi eventi, ci sono i “se”, i “ma”, le convenienze e queste fanno cambiare in continuazione il nostro modo di comportarci e di credere. Ci manca il coraggio di portare avanti le nostre convinzioni.
2- Siete andati a vedere un uomo avvolto da morbide vesti? Giovanni non ha nulla a che vedere con chi sperpera denaro per vestiti raffinati. La ricerca della bellezza è buona ma quando diviene lusso sfrenato e spreco, allora è idolatria del denaro e segno che si sono persi i veri valori.
3- Sieti andati a vedere un profeta? Sì, più che un profeta. Nessuno nell’AT ha svolto un’attività come la sua. È il più grande dei profeti perché oggi, con la sua conversione, diventa per noi un modello di conversione.

Post popolari in questo blog

Gesù è davvero un re?

I santi, nostri amici

Alle sorgenti della gioia