Natale con Cristo al centro
Natale con Cristo al centro
Ce l’abbiamo fatta; anche quest’anno
è arrivato il Natale. Nelle ultime settimane Roma è diventata più frenetica del
solito, penso sia una cosa comune a tutte le città d’Italia. Tutti correvano a
fare le ultime spese, regali, addobbi, albero, presepio. Roma è bella, le luci
di notte si riflettono sui palazzi creando giochi di ombre. Valeva la pena fare
tutti questi preparativi, dopo tutto Natale viene solo una volta l’anno. Come
si farebbe a vivere senza di esso.
Un saggio una volta disse: “Attenzione
che l’amore alla cornice vi faccia dimenticare il quadro”. Già la cornice, le
decorazioni, le luci, i regali, le feste; ma cosa c’è nel quadro? La scena è
ben presentata nel presepio. Una giovane donna, un uomo, il loro bambino, una
stalla, un asino e un bue. Lì non ci sono luci, né vestiti sfarzosi, né
comodità, né lusso, forse manca anche qualcosa di essenziale, anzi no,
l’essenziale c’è, perché solo l’amore tra queste tre persone è essenziale. Un
quadro senza cornice. La sua cornice sono il cielo, le stelle, i prati, i
monti, i pastori con le pecore, qualche luce a distanza nelle case di Betlemme.
Sono sicuro che dopo l’invito del
Papa ognuno di voi ha preparato il presepio a casa. Guardatelo, ma con lo
stupore di un bambino che lo vede per la prima volta e chiede al papà: perché?
Perché Gesù non ha una casa come la nostra? Perché dorme assieme agli animali?
Perché Maria e Giuseppe non lo portano in un luogo migliore? “Perché”, ci siamo
dimenticati di questa parola che usavamo da piccoli, peccato!
Nulla ci distragga dal centro: il
Figlio di Dio in una mangiatoia. Non vi sconcerta tale vista? Dio che scende,
si umilia, si fa uomo, si fa povero ed è accolto dai più poveri. Perché? Perché
non dal re nel suo palazzo? Perché non dai sacerdoti nel tempio? Perché non dai
dottori della legge, gli esperti di Dio, i conoscitori delle profezie, gli
unici che avrebbero dovuto capire che il Messia era arrivato? No! Loro ignorano
Gesù o si spaventano di lui. Gli umili, i poveri, i lontani lo accolgono, lo
vanno a contemplare, gli portano i doni, quella solidarietà umana che sa di
divino. Nel presepio, ogni angolo ci parla di umiltà perché essa ci presenta la
Natura stessa di Dio. È proprio della natura di Dio abbassarsi per innalzarci;
e pensare che noi, invece, facciamo di tutto per elevarci sopra gli altri. Se
Natale è Dio che si fa uomo perché l’uomo diventi come Lui, allora anche noi
dobbiamo imparare ad abbassarci. Il presepio è la medicina del cuore umano malato
di egoismo, alterigia, superbia.
Io credo che la tradizione di
questa festa voglia gli addobbi, le luci, i regali, perché gli uomini si sono
sempre vergognati della povertà di Dio e hanno sempre voluto coprirla,
dimenticarla; ci sono riusciti, infatti Gesù, Maria e Giuseppe sono spariti dal
Natale di molti.
La nascita di Gesù crea nel mondo
uno scandalo altrettanto grande che la sua croce, lo scandalo del Dio debole,
del Dio servo. Ma noi dobbiamo imparare a vivere con lo scandalo se vogliamo
essere pietre d’inciampo per la società di oggi.
Avete sentito nel Vangelo: “Ai
tempi dell’imperatore Augusto, mentre era governatore Quirino”, si nominano i
grandi di quel tempo che esercitano il potere. Si parla di un censimento, forse
volevano conoscere quanti milioni di persone erano sotto di loro. Anch’io ho
bisogno di sapere quanto importante sono, come posso mantenere il mio dominio
in modo sicuro. Eppure il re dei re è nato nel silenzio, in un angolo nascosto
della terra. Quanti servi ha Gesù? Quanti soldati? Eppure i grandi lo temono,
Erode invia i suoi soldati per ucciderlo. Chi dei due ha vinto? Da qui inizia
la nuova storia dell’umanità, una storia dove i parametri umani sono capovolti.
San Paolo VI una volta disse: “La
venuta di Cristo nel mondo è fonte di gioia. La felicità a cui l’uomo da sempre
aspira, è finalmente concessa e ha un nome in Cristo”. Ma poi aggiunse “Nessuno
può dire di aver celebrato il Natale se non è rimasto folgorato da questa
certezza: Gesù si è incarnato per me, per me”.
“Gesù, perché sei venuto? Per me?
Allora, forse, sei venuto invano perché io sto bene dove sono, sto bene come
sono, non ho bisogno di niente”. Ma Lui, dalla culla, sorride e sembra voler
dire: “Non ti preoccupare, io ho pazienza, verrà il giorno in cui capirai e mi
cercherai, e io sarò qui ad aspettarti”.
Stiamo celebrando un Dio che la
pensa in modo diverso dal nostro, che ci chiede di seguirlo e noi lo facciamo,
ma siamo tanto attaccati al nostro modo di pensare, di organizzare, di fare.
C’è tanto di forza e tanto poco di debolezza nel nostro vivere quotidiano,
tanto di organizzazione e tanto poco di semplicità, tanto di struttura e tanto
poco di amore; Gesù viene e non c’è posto per lui nella nostra anima e lui vaga
finché trova un’anima disadorna, magari quella di un peccatore, un ubriacone,
un drogato, vi entra e dice: “sono a casa mia”.
Buon Natale fratelli, che sia un
Natale disturbato dalla “Sua” presenza.