Se Cristo è re, chi siamo noi?

 Ma Cristo è davvero re? Come?

 La festa che celebriamo oggi è stata istituita nel 1925, in un periodo in cui l’Europa era attraversata dalla nascita di regimi totalitari. Papa Pio XI volle lanciare un messaggio forte ai cristiani: la pace non si ottiene attraverso il potere coercitivo di questi regimi, ma riconoscendo Gesù come unico vero Re dell’universo e ponendo Lui al centro della nostra vita. Un messaggio particolarmente significativo in un mondo che si stava riprendendo dalla devastazione della Prima Guerra Mondiale.

Il Vangelo di oggi ci presenta due tipi di potere a confronto: da un lato, quello di Pilato, rappresentante politico e autorità del tempo; dall’altro, quello di Gesù, che si dichiara Re ma specifica: *"Il mio regno non è di questo mondo"*.

Pilato chiede a Gesù: *"Sei tu il re dei Giudei?"*. Una domanda che non riguarda solo l’identità di Gesù, ma anche la natura del Suo regno. Nel Vangelo, la frase "regno di Dio" compare ben 104 volte, sottolineando l’importanza di questo concetto. Gesù risponde spiegando che il Suo regno non si fonda sul potere terreno, ma su verità spirituali ed eterne che trascendono ogni logica mondana. Non è un regno politico o materiale, ma un regno che ci invita a guardare oltre ciò che è visibile, verso ciò che è divino.

Quando Gesù afferma: "Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per essere re", chiarisce il senso della Sua missione. Egli è davvero un Re, ma non secondo i criteri umani. Il Suo regno non ha confini geografici, non è legato a una razza o a una religione specifica: è universale, abbraccia tutta l’umanità. La regalità di Cristo ci insegna il vero significato della nostra esistenza: mettere Lui al centro della nostra vita come guida e Redentore.

Pilato, al contrario, agisce secondo un calcolo politico. Pur riconoscendo l’innocenza di Gesù, preferisce assecondare la folla per proteggere la propria posizione. Crede di avere il potere, ma in realtà si lascia dominare dalla paura e dall’opinione altrui, cedendo alla tentazione di mettere se stesso sopra la verità.

Alcune conseguenze per noi:

Riconoscere Gesù come nostro Re significa accettare una regalità che non è esclusiva, ma inclusiva. Egli non appartiene a un gruppo ristretto: il Suo amore e la Sua salvezza sono per tutti, senza distinzioni di razza, cultura o religione. Questo ci sfida a superare le divisioni e a vivere con uno spirito di apertura verso gli altri.

La regalità di Gesù non si misura con il potere o la ricchezza materiali. Egli non impone leggi severe, ma vive il comandamento dell’amore. Lo ha mostrato lavando i piedi ai discepoli e dicendo: *"Quello che io ho fatto, fatelo anche voi"*. Il Suo regno è spirituale, orientato alla trasformazione dei cuori e delle anime. Come cristiani, siamo chiamati a mettere al centro della nostra vita i valori spirituali e a servire gli altri con umiltà.

Quando ci rivolgiamo a Gesù in preghiera, il nostro obiettivo principale dovrebbe essere quello di nutrire il nostro benessere spirituale piuttosto che cercare semplicemente soluzioni ai problemi materiali.

Gesù, nel momento più difficile, sceglie la croce. Dice: *"Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei angeli combatterebbero per liberarmi"*, ma decide di testimoniare la verità fino alla fine. Questo sacrificio supremo dimostra che la Sua regalità si fonda sull’amore incondizionato e sulla volontà di salvare l’umanità.

Di fronte a questo esempio, dovremmo chiederci: cosa cerchiamo veramente nelle nostre vite? Siamo disposti a seguire Cristo anche nelle difficoltà, nella sofferenza e nel sacrificio? La vera regalità, come ci insegna Gesù, è servire con amore e umiltà.

Allora, cosa vuol dire essere veri Cristiani?

Come servitori di un Re che ama ogni essere umano, abbiamo il compito di avvicinare gli altri a Lui, specialmente coloro che si sentono lontani. Troppo spesso escludiamo chi non rispecchia i nostri standard, dimenticando che Gesù desidera raggiungere ogni persona, senza eccezioni. Dovremmo chiederci: quanto sono inclusivi i nostri gruppi, le nostre comunità? Riflettiamo: stiamo costruendo la Chiesa che Dio vuole? Quante persone si sono allontanate dalla fede perché non vedono in noi un esempio attraente di vita vera e serena ma vedono invece gelosie, invidia, sete di potere, pettegolezzo e ipocrisia?

Mentre ci prepariamo all’Avvento, sforziamoci di incontrare Gesù nelle nostre vite quotidiane. Rafforziamo il nostro rapporto con Lui e lasciamoci guidare dalla Sua luce. Guardiamo al nostro Re, impariamo da Lui e viviamo come veri testimoni del Suo amore universale.

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