Ma che fine faremo?
La fine del mondo o di un mondo?
Il Vangelo di oggi può sembrarci molto strano. Gesù parla di eventi meteorologici
o astronomici forse esagerati, e questa pagina è stata spesso usata da chi voleva
parlare della fine del mondo. Tali persone, che potremmo definire "apocalittiche",
hanno citato questo Vangelo per dire che la fine del mondo è vicina e che dobbiamo
convertirci. Tuttavia, Gesù non intendeva parlare della fine del mondo né
tanto meno descrivere eventi fisici straordinari. Dunque, cosa voleva dirci realmente?
Per comprendere meglio il messaggio di Gesù, partiamo da una frase chiave: "Tutti questi avvenimenti accadranno prima che questa generazione passi". Questo significa che Gesù si riferiva a eventi che sarebbero accaduti poco dopo la sua morte.
La religione ebraica, all'epoca, era molto chiusa in sé stessa, confidando nelle proprie certezze. Gli Ebrei si consideravano il popolo eletto, protetto da Dio, e il Tempio di Gerusalemme rappresentava il simbolo di questa protezione. Su questa sicurezza basavano la loro fede, ma proprio in nome di questa sicurezza rigettarono Gesù e lo condannarono a morte.
Pochi anni dopo la morte di Gesù, nel 70 d.C., l'imperatore romano Tito distrusse Gerusalemme e il Tempio. Questo evento sconvolse profondamente la religione ebraica, portando molti a disperdersi nel mondo. Le grandi sicurezze su cui si basavano crollarono. Il Tempio non c'era più, e sorsero domande angoscianti: Dio non abita più tra di noi? Siamo stati abbandonati?
Questi sono gli avvenimenti estremi di cui Gesù parlava: la luce del sole, della luna e delle stelle che si oscurano. Le potenze dei cieli sconvolte rappresentano la perdita di senso della religione ebraica, proprio perché, anziché convertirsi al nuovo modo di vedere la relazione con Dio attraverso Gesù, rimasero radicati in un modo di pensare che ora non aveva più alcun senso.
Questo discorso non riguarda solo i Giudei di duemila anni fa. Anche noi Cristiani spesso cadiamo nella stessa tentazione di considerarci migliori degli altri solo perché siamo stati battezzati, senza curare il nostro modo di essere Cristiani e la nostra relazione con Dio. Siamo attaccati a vecchie tradizioni e vecchi modi di pregare e non ci accorgiamo che il mondo attorno a noi cambia ed esige da parte nostra una presenza rinnovata e più provocatrice. Gesù ci invita a guardare oltre i riti e leggere la realtà presente con gli occhi della fede, proprio come con la parabola del fico. Gesù dice: Come siete capaci di riconoscere che quando sul ramo del fico arrivano le prime foglie, l'estate si avvicina. Allo stesso modo, guardando gli avvenimenti che accadono attorno a voi, dovete riconoscere la presenza di Dio, non solo nei grandi eventi ma anche nelle piccole cose di ogni giorno.
Vogliamo un rapporto con Dio? Non cerchiamolo nei cieli o in chissà quale posto particolare. Guardiamo attorno a noi: le persone che ci stanno accanto, gli avvenimenti della quotidianità, le opportunità di fare il bene. Lì troviamo Gesù che viene a visitarci, ed è lì che possiamo costruire la nostra vita di unione a Lui e guadagnarci il paradiso. Non sappiamo quando Gesù verrà a bussare alla nostra porta per incontrarci, nessuno lo sa. Ma possiamo essere pronti.
Siamo alla fine di un anno liturgico. Fra un paio di settimane inizierà l'Avvento e ci prepareremo alla venuta di Gesù. Ma dobbiamo già incontrare Gesù ogni giorno nella nostra quotidianità. Sfruttiamo questo tempo per rafforzare il nostro rapporto con Lui, riconoscendo la sua presenza nelle piccole cose e lasciandoci guidare dalla sua luce.