Il risorto, le donne e gli apostoli
Gesù è risorto, e noi? (Lc
24)
La liturgia di stanotte è lunga, non solo
per le molte letture fatte e i riti svolti, ma è lunga perché abbraccia tutta
la storia dell’umanità dalla creazione del mondo, alla chiamata di Abramo, alla
liberazione dall’Egitto e avanti fino a Gesù, centro e culmine della storia. In
ogni momento, anche in quelli più dolorosi o di peccato, Dio è presente e
mantiene la sua fedeltà al piano di salvezza. Con la celebrazione di questa
sera siamo proprio al centro di questo piano di salvezza che si rinnova per
tutti noi oggi. Ci troviamo qui di fronte a una tomba vuota per celebrare il
mistero più grande della nostra fede: la risurrezione di Cristo.
Il vangelo ci presenta come protagoniste
alcune donne, le chiama anche per nome. Esse al mattino presto si recano al
sepolcro. Loro sì, gli apostoli no!
La vita delle donne è segnata
dall’amore per Gesù e anche se ora Lui è morto non possono stare lontane. Gli
apostoli, invece, vivono di concretezza Gesù è morto e non c’è nulla da fare,
ma hanno anche sensi di colpa, dopo tutto le donne hanno avuto il coraggio di
andare fino al Calvario, loro no, sono scappati. L’amore fa fare cose strane,
ma permette anche a Dio di fare i miracoli, il calcolo umano lascia poco spazio
a Dio. Loro, all’annuncio dell’angelo credono alla risurrezione, dal vangelo di
Giovanni sappiamo che poi Maria Maddalena lo ha pure visto, gli apostoli vedono
solo la tomba vuota. Dovranno aspettare finché si presenterà a loro alla sera
mentre sono rinchiusi nel Cenacolo pieni di paura.
La loro concezione religiosa
era che con la morte tutto finiva in attesa dell’ultimo giorno in cui solo i
giusti sarebbero ritornati alla vita e il mondo avrebbe ricominciato ma solo
con i buoni, quindi un mondo di pace e di giustizia. Dire che Gesù è risorto
voleva dire per loro che era tornato per continuare quanto fatto prima, invece
no! Gesù è risorto e ha vinto la morte, non l’ha rimandata, l’ha vinta perché
la vita continua ma in un modo tutto nuovo che non è percepibile solo con i
sensi, e neppure comprensibile con la sola intelligenza umana, infatti chi lo
incontra come Maria di Magdala o i due discepoli di Emmaus, non lo riconoscono.
La vita è qualcosa di più del semplice respirare, mangiare, muoversi, come la
morte è qualcosa di più dello smettere queste attività.
La tomba di Cristo ora è vuota. Dentro non
c’era solo il suo corpo trafitto dai chiodi e dalla lancia, c’era anche gran
parte della nostra vita. C’erano le nostre paure, i nostri sensi di
inadeguatezza, di colpa, il nostro egoismo, la nostra ricerca sfrenata della
comodità, della sicurezza, della soddisfazione, la nostra freddezza e
incapacità di amore, tutte cose che ci impediscono di vivere a pieno la vita,
che ci svuotano il cuore. Spesso sembriamo vivi, ma in realtà siamo morti.
Cristo si è portato tutte le nostre debolezze nel sepolcro con lui e ora vuole
che noi risorgiamo con lui perché lui è risorto anche per noi.
Forse abbiamo vissuto la nostra religione,
il nostro rapporto con Dio in maniera troppo formale, troppo superficiale: Ci
hanno sempre insegnato che l’importante era evitare i peccati, seguire i
comandamenti, dire le preghiere; andava bene così! Ora questo non basta più.
Gesù vuole il nostro cuore non le nostre preghiere, vuole la nostra vita non la
nostra osservanza. Si è portato nella tomba tutte le nostre debolezze e ora ci
dice: “Alzati! risorgi, cambia vita, ti do io la forza di farlo”. Mi direte, ma
ci abbiamo provato tante volte e non ci siamo riusciti: forse abbiamo sempre
tentato in modo sbagliato? Forse abbiamo creduto di poter comprare Dio con le
nostre pratiche e ci siamo dimenticati che aveva già pagato tutto lui.
La Maddalena lo riconosce quando smette di
pensare al suo dolore e sente chiamare il suo nome. I due di Emmaus lo
riconoscono quando lo invitano a condividere la cena con lui.
Noi lo abbiamo studiato tanto, ma lo
abbiamo amato? Gli diamo del tempo per andare in chiesa, ma gli diamo anche
tempo per stare con lui da soli, per leggere la sua parola? Seguiamo i dieci
comandamenti e i 5 precetti, ma ci lasciamo provocare anche dal Vangelo? Ci
riflettiamo? Cerchiamo di metterlo in pratica? Siamo battezzati per cui siamo
cristiani, ma è solo questo che ci rende Cristiani? Ci sforziamo di vivere per
Cristo, con Cristo, come Cristo,?
La resurrezione di Cristo ci invita ad una
vita nuova. Se oggi non sentiamo il desiderio di convertirci, di vivere in modo
diverso il nostro rapporto con Cristo, allora domani sarà un giorno come gli
altri, fra una settimana ci saremo dimenticati che c’è stata la Pasqua e Cristo
ha sofferto, è morto per noi, ma per nulla. Se avremo il coraggio di provare,
almeno un po’, a mettere in pratica nella vita quotidiana quello che alla
domenica sentiamo nel Vangelo, scopriremo un mondo tutto diverso, una gioia
tutta diversa perché avremo aperto la porta a Cristo e Lui è venuto a cenare
con noi e a rivelarci il suo amore.
Interessante il fatto che la
Madonna non è tra le persone che vanno al sepolcro. Di certo questo non è
perché fosse più stanca delle altre o più angosciata. C’è una vecchia
tradizione che dice che Gesù, appena risorto appare subito a sua madre, perché
lei è sempre stata la persona a lui più vicina,
e che più di tutti ha condiviso con lui il cammino della redenzione. È bello
pensare che anche in questo momento c’è un’unione tutta particolare tra Maria e
Gesù, per cui non ha bisogno di andare a vedere il sepolcro vuoto, suo figlio
ora è tornato a vivere in lei con quell’unione che ora, dato che Gesù non è più
legato dai limiti della carne è più possibile che mai.
Lasciamoci provocare da Cristo e dal suo
amore.