Mai stare fermi

 Mai stare fermi. Messa della Vigilia di Natale  (Lc 2,1-14)

Siamo arrivati a Natale. Ci siamo preparati con cura: abbiamo pulito e addobbato la casa, preparato l’albero, fatto il presepio, comprato i regali, organizzato il cenone. E ora attendiamo con gioia il pranzo insieme ai nostri cari.

Ma oggi siamo qui per qualcosa di più grande: siamo qui per pregare, perché crediamo che Gesù è importante per la nostra vita. Siamo qui perché oggi arriva il nostro Re.

Guardate: lo vediamo rappresentato nel piccolo bambino deposto nella mangiatoia. Con lui ci sono Maria e Giuseppe, gli angeli, i pastori, e presto arriveranno anche i Magi.

Questa sera voglio fermarmi su due figure: Maria e i pastori.

Maria, la Madre. Maria ha vissuto mesi intensi: l’annunciazione, la visita a Elisabetta, il dubbio di Giuseppe, il viaggio improvviso a Betlemme, la fatica di non trovare un luogo accogliente.

Ora suo Figlio è nato, e lei è colma di gioia.

Il Vangelo dice: “Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.”

Maria rende presente Gesù, si prende cura di lui e ce lo offre. Betlemme significa “casa del pane”: e proprio lì Maria depone Gesù, pane di vita, nella mangiatoia. È come una prima Eucaristia, una prefigurazione: Gesù appena nato si offre già come cibo di vita eterna, attraverso sua Madre. Anche noi siamo chiamati a rendere Dio presente, ma non per tenercelo stretto, ma per offrirlo agli altri come cibo che sazia la loro sede di verità e giustizia.

Poi ci sono i pastori. Sono i più vicini a noi, quelli che ci rappresentano nel presepio.

Nei nostri presepi amiamo mettere tanti personaggi: la donna che cucina, l’uomo che taglia la legna, chi pesca, chi vende vino, chi porta l’asino… Gesù nasce in mezzo a tutta questa umanità. Ma la maggior parte non si accorge di nulla: continuano la loro vita come sempre.

I pastori invece no. Erano svegli, vegliavano di notte, e hanno ascoltato l’annuncio degli angeli. Subito si sono messi in cammino e hanno adorato il bambino.

Cosa rende i pastori “speciali”, diversi dagli altri?

  1. Erano poveri ed emarginati. Non potevano rispettare tutte le leggi rituali, erano considerati impuri. Proprio per questo sentivano più forte il bisogno di un Salvatore.
  2. Erano svegli. Non solo nel senso fisico, ma spirituale: attenti, vigilanti, capaci di cogliere ciò che accade.
  3. Si misero in cammino. Non rimasero spettatori passivi, ma andarono incontro alla novità.

La fede che mette in movimento

La nostra fede non ci chiede di vivere sempre le solite abitudini, aspettando che Dio faccia tutto. Ci chiede di essere partecipi, generosi, coraggiosi. Come i pastori, dobbiamo lasciare la comodità e andare incontro alle nuove opportunità che Cristo ci offre.

I pastori erano semplici, ma pieni di emozioni. Attendevano il Messia con timore, pensando a un giudice severo. E invece l’angelo dice loro: “Non temete! Vi porto una grande gioia.”  Il Dio che nasce non è un condottiero potente, ma un bambino fragile. Non viene a castigare, ma a salvare.

I pastori si fidano, incoraggiandosi a vicenda. Non hanno nulla da perdere, e proprio per questo sono liberi di andare. I loro occhi sono liberi, e riconoscono nel bambino il Salvatore.

Da rifiutati si trasformano in Missionari della gioia.

L’incontro li trasforma: “Riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.”

La gioia del Natale non può restare chiusa nel cuore: ci spinge a raccontarla, a condividerla. Se non sentiamo questo desiderio, forse la nostra festa si riduce a un albero, a una statua, a Babbo Natale… e non al nostro Salvatore.

Il Vangelo conclude: “Se ne tornarono glorificando Dio per quello che avevano udito e visto.” Ecco la vera forza del Natale: un’esperienza che diventa fondamento per tutta la vita.

Quindi: Maria ci offre Gesù, pane di vita. I pastori ci insegnano a vegliare, a metterci in cammino, a fidarci.

Anche noi, oggi, siamo chiamati a riconoscere il Salvatore, ad accoglierlo e a portare la sua gioia nel mondo.

Allora, buona festa, una festa che ci rinnovi nella gioia e ci renda “Testimoni attivi” del Salvatore che viene.

 

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