Chiamati a diventar santi, ma assieme

 Anche la nostra famiglia è santa?

Oggi la liturgia ci invita a contemplare la Santa Famiglia di Nazareth. Non lo fa per proporci un ideale irraggiungibile, ma per ricordarci quanto la famiglia sia preziosa per la società e per la vita di ciascuno di noi. La famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe non è un modello “perfetto” nel senso umano del termine: è una realtà concreta, fatta di scelte quotidiane, di fiducia in Dio, di amore vissuto anche nella prova. Guardandoli, possiamo riconoscere quei valori che illuminano il nostro cammino.

La Sacra Famiglia è innocente eppure perseguitata. Anzi, forse proprio perché porta un dono all’umanità, sperimenta l’ostilità dei potenti. La gioia del bambino appena nato riempie la loro casa, ma già si intravede ciò che accompagnerà tutta la vita di Gesù: sarà accolto dai piccoli, dai poveri, dagli stranieri; e sarà rifiutato da chi detiene il potere.

In tutta questa vicenda, Maria e Giuseppe agiscono come una vera famiglia: non c’è più spazio per l’interesse personale. Ognuno si prende cura dell’altro e, soprattutto, insieme custodiscono Gesù, che è il centro della loro unità. Le decisioni vengono prese insieme, sempre alla luce della volontà di Dio.

Cosa rende questa famiglia “santa”? Il Vangelo di Matteo ce lo mostra attraverso due scene: la fuga in Egitto e il ritorno. Gesù non parla, ma la sua sola presenza orienta la vita di Maria e Giuseppe. Se avessero potuto scegliere, sarebbero rimasti a Nazareth, nella loro casa, tra parenti e amici. Giuseppe avrebbe continuato il suo lavoro, magari preparando una nuova culla. E invece, proprio a causa del bambino, devono affrontare persecuzione, incertezza, un viaggio verso l’ignoto. Dio ha scelto di entrare nella storia condividendo la condizione dei poveri e dei perseguitati.

E noi sappiamo quanto oggi i figli, invece di essere custoditi come la parte più fragile e preziosa, rischino di diventare motivo di conflitto, o addirittura strumenti per sfogare rabbie e frustrazioni. La Sacra Famiglia ci ricorda che il figlio è sempre da mettere al centro e da proteggere.

Maria, vergine e Madre, porta un mistero che comprende solo in parte. È giovane, inesperta, eppure chiamata a dare al mondo la Vita vera, a custodirla, educarla, consegnarla all’umanità. Anche lei accoglie la prova nel silenzio e nella fede.

Su Giuseppe, l’uomo giusto, ricade la responsabilità delle decisioni esteriori. Matteo lo presenta come un uomo che cerca sempre di sintonizzarsi con il pensiero di Dio. Quattro volte il Vangelo parla di rivelazioni ricevute in sogno. Ma più che di sogni, dovremmo parlare di preghiera, di ascolto profondo. Giuseppe non agisce mai senza cercare la volontà di Dio. E questo ci interroga: quali criteri guidano le nostre scelte familiari, nei momenti difficili come in quelli di successo?

In tre sogni l’angelo gli dice: “Prendi con te…”. E ogni volta Giuseppe “prende con sé”. È un dettaglio che dice molto: Giuseppe non fa mai nulla per sé stesso. Tutto ciò che compie è per Maria, per Gesù, per la loro missione. È l’immagine di una vita donata. Non pronuncia una sola parola nel Vangelo, ma obbedisce con prontezza. È l’uomo che si fida di Dio.

Giuseppe è padre non perché genera biologicamente, ma perché protegge, fa crescere, educa. Insieme a Maria trasmette a Gesù i valori che lo caratterizzeranno: la fede, l’onestà, l’attenzione ai poveri, il servizio. Se guardiamo Gesù adulto, riconosciamo tratti che ha respirato in casa: l’avversione all’ipocrisia, la capacità di andare all’essenziale, l’apertura agli ultimi. Tutto questo lo ha imparato nella sua famiglia.

Ogni padre desidera sicurezza, stabilità, un futuro sereno per i propri cari. Anche Giuseppe avrà desiderato questo. Ma cosa è andato secondo i suoi piani? Umanamente, nulla. Eppure quella di Nazareth è una famiglia speciale perché rimane unita. Le difficoltà che avrebbero potuto dividere, invece li compattano. Non ci sono lamentele contro Erode o contro la sorte. Accolgono gli eventi come parte del disegno di Dio. Camminano insieme perché hanno lo stesso punto di riferimento: la volontà del Padre.

Il loro amore per Dio li ha fatti incontrare; la missione condivisa ha fatto crescere l’amore tra loro. Non si guardano addosso per compatirsi, ma guardano avanti con fede. La loro missione è rendere possibile quella di Gesù, e si concentrano su questo. Ogni giorno si chiedono cosa sia “giusto per oggi”, cioè cosa sia più conforme al piano di Dio.

Nessuno di loro cerca il proprio interesse, ma il bene di tutti. Questa è una famiglia cristiana: una famiglia costruita attorno a Cristo, dove ciascuno è disposto a sacrificare qualcosa di sé pur di rimanere unito a Lui.

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