Che fatica prepararsi
“Preparate la via al Signore” (Mt 3,1-12)
La liturgia di oggi ci presenta Giovanni il Battista, il profeta che predica nel deserto. Lo conosciamo già: la sua nascita straordinaria, la visita di Maria, la missione affidatagli fin dall’inizio di preparare la strada al Signore.
Lui era figlio di un sacerdote del tempio e avrebbe potuto predicare a Gerusalemme, davanti a folle numerose. Eppure sceglie il deserto. Perché? Perché annunciare proprio lì: “Preparate la via del Signore”?
Il deserto non è un luogo comodo. È silenzio, fatica, essenzialità. Giovanni non cerca il pubblico facile, ma chi è disposto a mettersi in cammino, a lasciare le sicurezze, a spogliarsi delle abitudini. Non predica alle masse distratte, ma a chi accetta la sfida di uscire dalla routine per ascoltare davvero. Il deserto non è assenza di persone, ma assenza di cose: niente comodità, niente rumore, niente distrazioni. È lì che la Parola può penetrare nel cuore.
Il deserto è quindi il posto ideale per incontrare il Signore, per sentire la sua voce senza i filtri della società, senza la tentazione di distrarsi con altre false priorità.
Noi viviamo invece nell’opposto del deserto: circondati da comodità, da notizie, da voci che ci raggiungono senza sosta. Ogni giorno siamo bombardati da messaggi, ma quanti di questi cambiano davvero la nostra vita? Ci siamo costruiti una corazza che ci protegge, ma che spesso ci impedisce di cambiare. In questo ambiente, un Giovanni Battista sarebbe ascoltato da tutti ma seguito da nessuno: una voce tra le tante. Solo chi ha il coraggio di staccarsi, di salire una “montagna interiore”, di rinunciare per un momento alle comodità, può fare esperienza di un incontro che segna la vita.
Il deserto di Giovanni è invito a raddrizzare le strade storte del nostro pensiero, ad appianare le colline del nostro egoismo, a riempire i vuoti delle nostre paure. È lì che si prepara la via al Signore.
E noi, in questo tempo di Avvento, ci stiamo preparando al Natale. Lo festeggeremo tra luci, regali, tavole imbandite, amici e parenti. Tutto questo è bello, ma rischia di coprire la voce di Dio. Quanto tempo avremo per stare soli con Lui? Quanto spazio per ascoltare la sua Parola? Avremo tempo e coraggio di chiedergli: Gesù ma perché vieni tra noi? Cosa ti aspetti da noi? Come possiamo essere onesti nel nostro essere Cristiani?
Se il Natale non cambia la nostra vita, resta una festa bella ma inutile. A Betlemme la folla era nelle taverne, mentre Gesù nasceva nella povertà di una stalla. Giovanni sceglie il deserto, Gesù sceglie il nascondimento: entrambi ci mostrano che la salvezza passa attraverso il silenzio, la semplicità, la fatica.
Il Signore ci dona il suo regalo di Natale: amore e salvezza. Ma spesso lo lasciamo incartato sotto l’albero. In questo Avvento, tra mille preparativi, non dimentichiamo di aprirlo. Troviamo tempo per pregare, per leggere la Parola, per chiederci: “Cosa vuole Gesù da me?”. Solo così il Natale diventa davvero incontro e trasformazione.