Cosa celebriamo a Natale?

 Il vero senso del Natale: “Il Verbo si è fatto carne” 

                                                                                                                                        (Gv 1,1-18)

Natale è arrivato. Oggi la liturgia ci invita a non fermarci alle luci, ai regali, alle feste, ma a guardare al cuore della celebrazione.

Giovanni, nel suo Vangelo, non racconta i dettagli della nascita di Gesù, quelli li conosciamo già da Matteo e Luca, ma ci porta dentro il mistero: Dio si è fatto uomo, ha preso su di sé la nostra fragilità per salvarci.

Diamo un’occhiata ai punti principali del suo testo.

1) La Parola che diventa carne. Giovanni chiama Gesù “Logos”, cioè la Parola. 
La Parola è ciò che crea: “Dio disse… e fu”. Ora quella Parola non solo crea, ma diventa uomo.
La Parola serve anche per comunicare. Dio vuole parlare con noi, entrare in relazione, e lo fa presentandosi come un bambino. Un neonato non sa parlare, ma già ci dice tutto: Dio non resta lontano, si abbassa al nostro livello, si fa uno di noi. Quel bambino ci parla con la sua povertà, con la mangiatoia, con le persone semplici che lo circondano.

2) Vita e luce: In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini.”
La vita che Dio ci dona non è solo quella biologica, che finisce, ma la vita eterna, che supera la morte. E questa vita è luce.
Le tenebre confondono, nascondono la verità, ci fanno perdere la bellezza delle cose. Quante volte anche noi abbiamo un’immagine distorta di Dio, costruita dalle nostre paure o dalle false verità del mondo. Ma ora la luce è entrata: illumina, chiarisce, ci fa vedere le cose come sono davvero.
Guardando quel bambino fragile, possiamo finalmente capire chi è Dio e chi siamo noi.

3) Una luce che fa risplendere. La luce non si vede direttamente: si vede nelle cose che essa illumina. Così è Dio. Non lo vediamo, ma vediamo persone e realtà che risplendono grazie a Lui. Senza la luce, tutto diventa buio.
Oggi tanti vogliono apparire come luce, ma spesso mostrano solo immagini costruite per ingannare. Anche noi non siamo luce: siamo chiamati a riflettere la luce di Dio. Persino Giovanni Battista non era luce, ma testimone della luce. Noi vogliamo metterci in mostra, apparire, ma facendo così inganniamo gli altri e inganniamo noi stessi.
Le nostre parole possono portare luce o tenebra, amore o odio, verità o menzogna. Per capirne il valore dobbiamo confrontarle con la Parola vera: quel bambino, luce che non inganna.

4) Figli di Dio. Il Vangelo dice: “A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio.”
Ecco il cuore del Natale: Dio si è fatto carne, cioè debolezza, perché noi potessimo diventare suoi figli.
Accettare che Dio si fa fragile non è facile. A noi piace un Dio distante, onnipotente che non ci disturbi più di tanto ma che risponda prontamente ad ogni nostra richiesta. Invece Gesù si fa vicino per restare vicino e lo fa nella debolezza non nell’Onnipotenza. È normale avere dubbi: il mistero ci supera, ma Gesù è venuto proprio per abbattere il muro che ci separa da Dio.
Non siamo fatti solo per la vita terrena, ma per la vita che viene da Lui. Se lo accogliamo, diventiamo figli di Dio.

 Allora la domanda è semplice: lo accogliamo davvero questo bambino? Il Natale porta cambiamento nella nostra vita o resta solo una parentesi di feste e regali?
Gesù è venuto per abitare in noi, non per restare di passaggio.

Chi lo ha accolto? I pastori, che andarono di corsa. I Magi, che partirono da lontano. Non lo hanno visto i pigri chiusi nelle loro case, né gli abitanti di Betlemme, né Erode nel suo palazzo. Per alcuni la buona notizia fu un disturbo, e reagirono chiudendo le porte o con violenza.

Oggi celebriamo un bambino indifeso, bisognoso di tutto, eppure questo bambino ha sconvolto il mondo. Siamo pronti a lasciare che sconvolga anche la nostra vita?

Buon Natale: vi auguro che Cristo prenda dimora stabile nel vostro cuore e nella vostra mente.

 

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