Per mostrare la verità

 La transfigurazione

Quello di oggi potrebbe sembrare un miracolo strano o per lo meno inutile: perché trasfigurarsi, a chi serve, e per di più davanti solo a tre degli apostoli.

Eppure questo episodio si trova al punto centrale della vita di Gesù, dove avviene un cambio di marcia radicale. Fin qui la fama di Cristo è andata crescendo, le folle lo seguono, ci sono miracoli eclatanti. Manda i suoi discepoli a predicare ed essi ritornano pieni di entusiasmo. Poi c'è la moltiplicazione dei pani. Al tempo stesso Gesù ha cominciato a dire ai suoi discepoli che non solo, lui è destinato ad essere rigettato e morire, ma che anche i suoi discepoli, se vogliono avere successo nella vita, devono essere disposti a fare la stessa fine. Questo detto da uno che è al top della popolarità e dell'efficienza apostolica sembra una contraddizione. Ma Gesù capisce che è giunto il momento di dare la svolta alla situazione altrimenti rischia di perdere i discepoli, quelli su cui ora deve concentrarsi. Da qui in poi ci saranno ancora miracoli e insegnamenti ma al centro sarà la preparazione degli apostoli all'avvenimento centrale, la sua morte a Gerusalemme. 

È dura per chi si è abituato a vedere un Gesù forte, riuscire a capire che la vera forza è nell'umiltà, nel servizio, nella morte. Allora subito prima di annunciare di nuovo la sua morte e di mettersi in viaggio con loro verso Gerusalemme, fa questo miracolo. Lo scopo della trasfigurazione, quindi, è principalmente quello di farci capire cosa Gesù deve fare e capire che è volontà di Dio.

La descrizione del miracolo è piana di simboli molto significativi. Salgono sul monte, come Mosè che era salito sul monte e lì aveva ricevuto la legge, come Elia che era salito sul monte e lì aveva ricevuto la parola di Dio e lì sul monte ci sono proprio loro, Mosè ed Elia a parlare con Lui e a dirgli della necessità di scendere a Gerusalemme. E lì interviene anche il Padre a confermare l'investitura a Gesù: “Questi è il mio figlio prediletto: ascoltatelo”. Non ci possono essere più dubbi ora per gli apostoli: Gesù è veramente il Messia, ma lo è quando muore, non quando fa i miracoli.

Il tutto avviene in un’atmosfera di preghiera, eh sì, perché senza la preghiera non è possibile capire ed accettare il piano di Dio. È solo nella preghiera che si scopre la verità della nostra vocazione e la forza di intraprendere il cammino. Non siamo di fronte a calcoli umani e ciò che Gesù deve fare non ha nulla di umano, la posta in gioco non è umana. La difficoltà dell'accettare una cosa così grande la si vede anche nella stanchezza dei tre discepoli che fanno fatica a rimanere svegli. Guarda caso proprio gli stessi tre discepoli accompagneranno Gesù nell'orto degli ulivi e anche là mentre Gesù confermerà la sua disponibilità ad andare fino in fondo col piano del Padre, loro saranno vinti dal sonno.

Perché ci sono Mosè ed Elia? Mosè ed Elia rappresentano la legge e i profeti, le due colonne portanti della religione Ebraica. Anche il nostro essere cristiani oggi passa attraverso due canali, il primo è quello istituzionale, fatto di Chiesa, sacramenti, catechismo, leggi e tradizioni, proprio come Mosè; il secondo è fatto dall'esempio di persone sante, magari un po' strane ma attraenti che ci dimostrano la forza di Dio attraverso la loro vita. Pensiamo a Madre Teresa, a Padre Pio, e anche a Papa Francesco. La loro vita il loro parlare ci ricordano Elia, Dio che agisce nella storia. Ebbene, entrambi devono essere presenti e vivi nella nostra vita. Sarebbe uno sbaglio legarsi solo alla pratica dei sacramenti che non si trasformi in vita o, al contrario, rigettare l'istituzione, i sacramenti in nome della vita pratica. Ma entrambe queste dimensioni, pur necessarie, assumono valore solo se indirizzate a Cristo. Al centro c'è Gesù e fede ed opere devono essere il modo in cui Lui si rivela. Se Lui non è presente e non è vivente, la nostra pratica sacramentale diventa morta, diventa contraddizione. Ma anche il nostro agire, il nostro lavorare per i poveri diventa pura filantropia che presto si svuota e ci svuota. Solo Cristo può dare senso a tutto questo, solo Lui è il Figlio prediletto del Padre, Lui uomo che accetta di servire e di morire, Lui Dio che ci salva.

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