Dio ci punisce o ci puniamo da soli?
Dio ci punisce o ci puniamo da
soli?
Il Vangelo di oggi si sviluppa su 2 parti: Prima ci sono 2 fatti di cronaca e poi una parabola. La seconda parte spiega la prima.
Dalla storia sappiamo che Pilato è sempre stato un uomo duro, orgoglioso e desideroso di far vedere ai Giudei la sua forza. Il fatto di cui parla in Vangelo era successo durante le celebrazioni della Pasqua, tempo in cui si celebrava la liberazione del popolo dalla schiavitù d’Egitto. Per i Giudei, che a quel tempo erano sottomessi politicamente e militarmente ai Romani, tale celebrazione spesso suscitava il desiderio di libertà, e questo causava sentimenti di rivolta tra i fedeli. È probabile che qualcuno di loro abbia anche espresso pubblicamente questo malessere con forme di protesta e magari tirando sassi verso i soldati. Ebbene Pilato fece intervenire l’esercito che fermò ogni protesta uccidendo le persone che in quel momento stavano offrendo dei sacrifici nel tempio. Questo fatto aveva creato sconcerto tra i credenti: perché Dio permette queste cose? Perché non interviene e non spazza via Pilato dalla faccia della terra? Qualcuno cercava di dare una spiegazione: Dio ha permesso tale strage perché sicuramente queste persone uccise avevano commesso qualche peccato. Naturalmente questo modo di ragionare non accontentava chi invece conosceva coloro che erano morti. Se Dio punisce i peccatori, allora perché non punisce anche Pilato, che di certo santo non è?
Si rivolgono a Gesù perché prenda una posizione chiara e forte e magari si metta a capo della ribellione.
Gesù sa che Dio non punisce mai, neppure il più grande peccatore, ma al tempo stesso sa che la violenza genera violenza e le conseguenze si riversano su tutti indistintamente. Il reagire ai soldati con la forza genererebbe guai non solo perché loro sono forti, ma soprattutto perché combattere è fare spazio alla mentalità del diavolo, non a quella di Dio. Quindi la soluzione non sta nel reagire con una ribellione armata ma nel cambiare mentalità.
Il secondo episodio riportato serve a rafforzare questa idea. C’erano delle persone rimaste uccise dalla caduta di una torre. È stato un incidente sul lavoro, una fatalità, chiunque poteva venire coinvolto in tale incidente. Non ha senso andare a cercare peccati nascosti per giustificare la morte di queste persone. Però una cosa è certa, finché non si lavora bene, si fanno le cose senza la dovuta attenzione, non si usano i materiali opportuni, eccetera, incidenti del genere si ripeteranno e magari innocenti ne verranno coinvolti. Quante volte sentiamo di edifici o ponti, o strade che crollano uccidendo persone solo perché chi ha costruito ha imbrogliato sui materiali e sul lavoro intascandosi i soldi. Bisogna cambiare mentalità di vita. Bisogna mettere al centro del nostro modo di pensare e di agire l’interesse di Dio e quello della gente, non la carriera o i soldi. Bisogna lavorare assieme per costruire un mondo migliore, non un mondo a me più comodo e proficuo. È vero che c’è tanto male e corruzione nel mondo, dobbiamo fare qualcosa per cambiare.
Fino a quando abbiamo tempo? Non lo so. Però è chiaro che finché ci sarà una mentalità di violenza e corruzione, assisteremo a disgrazie.
Gesù si spiega attraverso una parabola, quella del fico. Il fico rappresenta la civiltà e la religione dei Giudei che si rifiutano di portare i frutti indicati da Gesù. Luca ci dice che il fattore (che rappresenta Dio) vorrebbe tagliare l’albero ma il contadino (Gesù) intercede per dare all’albero ancora un’occasione in cui lui metterà tutto il suo impegno. Siamo già nel viaggio verso Gerusalemme, vicini alla Pasqua e di lì a poco Gesù morirà; questo è l’ulteriore cura che Gesù vuol dare a questo fico. Sappiamo poi dalla storia che la maggior parte dei Giudei e specialmente i loro capi continueranno ad ostacolare o anche perseguitare il messaggio evangelico anche dopo la morte e resurrezione di Gesù e che, quarant’anni dopo, Gerusalemme sarà assediata e distrutta dai Romani. Del tempio non resterà pietra su pietra.
Anche a noi Gesù manda in continuazione proposte di conversione, occasioni per accogliere il suo messaggio e questo tempo di Quaresima è un tempo opportuno. Il risultato del nostro cammino non si vedrà contando quanti digiuni abbiamo fatto ma quanto abbiamo cambiato il nostro modo di pensare.
Gesù ci invita a diventare persone oneste e responsabili, ma anche ad aiutare gli altri a cambiare la loro vita.
Voglia Dio che impariamo a vivere veramente secondo il Vangelo.