Perché non lo vediamo?

 Paura, dubbio, non sono ostacoli alla Fede

Pensate che credere sia facile? Pensate che sia scontato che chi crede è coraggioso? Certo che no, anzi, qualcuno mi dirà che spesso sono proprio quelli che credono i primi a sbagliare e a tradire.

Come possiamo conciliare la nostra fede con le difficoltà quotidiane? Se lo sono chiesto di certo anche i dodici Apostoli in quel giorno di Pasqua.

Gli Apostoli stanno rinchiusi nel Cenacolo. Sapevano che Gesù era risorto. Le donne lo avevano detto; Pietro e Giovanni avevano visto la tomba vuota; eppure stanno chiusi dentro casa per paura dei Giudei. Gesù li raggiunge lì, nella loro paura, nella loro immobilità, nella loro poca fede. Come si fa ad avere paura quando il nostro capo ci ha appena dimostrato di essere più forte della morte? Gesù li raggiunge ma non li sgrida, semplicemente dice loro: “Pace a voi”. Egli rinnova la sua fiducia in loro: “Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi”. Come si fa a fidarsi di gente che ha appena mostrato di essere inaffidabile? Gesù si fida di loro perché non li manda da soli, “Ricevete lo Spirito Santo”. ”. I sensi di colpa e la paura sono il punto debole degli Apostoli, ma la Misericordia di Gesù, ora sono il loro punto forte ed essa è ben più forte dei loro peccati.

Dove li manda? Che compito hanno? Li manda a lottare contro tutte le forme di peccato, perché tutti possano sperimentare la stessa pace che ora loro stanno sperimentando.

A dire il vero non tutti gli apostoli erano rinchiusi nel Cenacolo; Tommaso non c'era. Di solito noi descriviamo Tommaso come l'uomo dei dubbi. Io credo che Tommaso fosse una persona molto attiva, coraggiosa, forse troppo intellettuale, ma innamorato di Cristo. Quando ha sentito la notizia della possibile risurrezione di Gesù, non sta fermo come gli altri, ma corre fuori a cercare prove; ecco perché quella sera non era lì con gli altri; ecco perché dubita delle parole dei compagni. Lui ha sofferto troppo per la morte di Gesù; non vuole essere ferito di nuovo, per cui vuole una prova concreta. Allora la settimana dopo, non manca all'appuntamento, si fa trovare nel gruppo. Anche con lui la misericordia di Gesù funziona. Non si sente giudicato ma accolto. Capisce che i suoi sbagli sono veri, ma per Gesù non sono importanti perché Lui vede qualcosa di più. Gesù gli rinnova la sua fiducia e Tommaso rinnova il suo impegno.  Non importa se siamo coraggiosi o paurosi, intellettuali o emotivi, credenti o dubbiosi; Dio ha bisogno di noi.

Tommaso era chiamato Didimo, che vuol dire “gemello”. Non sappiamo chi sia il suo fratello gemello; forse non è mai presentato perché ognuno di noi può essere il gemello di Tommaso.

Quante persone nel loro cuore cercano Dio, cercano la pace, cercano un senso per la loro vita e vagano cercando nei posti più inaspettati, quello che manca loro. Non sanno di preciso cosa sia e non sanno dove cercarlo, vanno nei luoghi sbagliati, per cui si perdono molte occasioni per incontrare Gesù.

Sant'Agostino era uno di loro. Nel suo libro, Le confessioni, scrive: “Tardi ti ho amato, bellezza sempre antica e sempre nuova. Ti ho cercato in tutte le cose esteriori e non ti ho trovato, ma da sempre tu eri dentro di me.” Quando Agostino ha avuto il coraggio di guardare alla sua vita dal di dentro, cercarne il senso nella sua interiorità, invece che nelle cose esteriori, allora ha trovato Dio ed è diventato un santo.

Dio è con noi ogni momento; dobbiamo avere la capacità di riconoscerlo, di accoglierlo e di lasciarci guidare da Lui nella vita. Solo a Lui possiamo dire: “Mio Signore e mio Dio.” 

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