I frutti della nostra vita

 La Vite e i Tralci (Gv 15,1-8)

Gesù, nel Vangelo di Giovanni, si definisce "la vite vera". Cosa significa questa metafora? Come possiamo applicarla alla nostra vita?
Nell'Antico Testamento, il popolo di Israele è spesso chiamato "la vigna del Signore". Tuttavia, gli Ebrei, nonostante le preghiere, i canti e i sacrifici, non erano una vigna che produceva frutti buoni. La loro vita era come quella di una vite che produceva frutti selvatici, perché non avevano compreso il vero senso della Parola di Dio.
Dio desidera che il suo popolo si prenda cura dei più deboli, dei prigionieri, dei poveri, delle vedove e degli schiavi. Invece, gli Ebrei si concentravano sui sacrifici rituali, dimenticando la vera giustizia e la misericordia.

Gesù è la vite vera a cui dobbiamo unirci per portare frutto buono. Solo rimanendo in Lui, possiamo vivere una vita autentica e significativa.
Gesù sta dicendo che il popolo eletto, se vuole tornare ad essere tale, deve accettare Gesù e mettersi nelle mani del Padre, che è il vignaiolo.

Cosa vuole il Padre da noi? Vuole che portiamo frutto. Questo è un punto fondamentale del discorso di Gesù.
Gesù usa l’immagine della vigna perché la gente del tempo di Gesù era esperta in agricoltura e sapeva che il vignaiolo taglia i tralci deboli e quelli secchi per favorire la crescita di quelli sani che invece pota perché durante l’inverno si rinvigoriscano.

Se applichiamo questa parabola alla nostra vita, dobbiamo essere disponibili al lavoro del Padre, il vignaiolo. Dobbiamo permettere a Lui di potarci, di eliminare ciò che in noi non porta frutto, per poter crescere spiritualmente.
Con il Battesimo siamo stati innestati nel corpo di Cristo, la vite vera. La linfa della sua Parola deve scorrere in ogni parte della nostra vita per darle senso e forza. Se questa linfa non circola, il tralcio si secca.
Ognuno di noi ha molti "tralci": il carattere, la cultura, le attività, i pensieri, le cose care. Questi tralci possono farci crescere in modo giusto o sbagliato, a seconda che producano frutti buoni o selvatici.
Dio osserva la nostra vita e pota i tralci che non portano frutto. Spesso, ciò che noi consideriamo importante, in realtà non lo è agli occhi di Dio. Accumuliamo cose inutili, parliamo troppo illudendoci di essere ascoltati, facciamo sforzi vani. Tutte queste cose sono come tralci da potare.
Anche le cose belle che facciamo possono produrre "frutti acerbi", se disperdiamo le nostre energie per protagonismo, ostentazione o ricerca di successo personale.

La potatura del Padre, seppur dolorosa, è un'azione positiva e necessaria per la nostra crescita spirituale.
Dobbiamo liberarci da tutti gli atteggiamenti negativi che ci impediscono di vivere una vita libera e piena d'amore: attaccamento esagerato e non sano a cose o persone, atteggiamenti di sfruttamento degli altri, sentimenti di rancore, odio, scoraggiamento, rabbia e vendetta.
Tutte queste negatività ci allontanano da Dio e ci impediscono di portare frutti buoni.

Il Padre pota anche attraverso le prove e le sofferenze. Quando affrontiamo momenti difficili, possiamo scegliere di accasciarci e lasciarci morire, oppure possiamo usarli come occasione per concentrarci su ciò che è veramente importante: l'amore di Dio, il prossimo, il senso della nostra vita.
Le prove ci aiutano a crescere e a portare frutti ancora più grandi.

Diventiamo dunque tralci uniti alla vite vera, Gesù Cristo. Lasciamoci potare dal Padre con amore e fiducia, per portare frutti di giustizia, amore, misericordia e pace. Solo così possiamo realizzare la nostra vocazione di cristiani e contribuire a rendere il mondo un luogo migliore.

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