Chi è veramente vivo?
La vittoria sulla morte.
Gesù questa domenica presenta se stesso come “La resurrezione e la vita”, aggiungendo che chi crede in lui non morirà in eterno. Eppure dopo duemila anni non abbiamo ancora incontrato alcuno che sia riuscito a vivere più di 100 anni. Questo ci fa capire che forse Gesù intende qualcosa di diverso con le parole “vita” ed “eterità”. La vita eterna che Gesù ci promette, non è quella dopo la morte, ma la vita piena che possiamo vivere già da adesso, che ci rende capaci di fare cose che durano, perché vere. Molte persone, anche se sono ancora tra noi, continuano a mangiare, a camminare e a parlare, ma sono già morte, almeno spiritualmente, perché la loro vita è vuota, attaccata a cose senza valore, alla ricerca di cose che deperiscono subito.
Ci sono persone che hanno amici virtuali e non sanno amare chi vive con loro. Ci sono persone che nei social media dibattono sui grandi problemi del mondo a poi non sanno aiutare chi sta loro a fianco, non sanno vedere chi soffre, non hanno tempo di ascoltare chi ha bisogno della loro presenza. Ci sono persone talmente concentrate sui loro interessi personali che non riconoscono la bellezza delle cose e delle persone che li circondano, sono concentrate solo su se stesse. Tutte queste persone sono già morte e producono solo frutti di morte che appaiono belli oggi ma domani sono appassiti e da buttare via.
Nel vangelo di oggi Gesù dice: “Io sono la resurrezione e la vita, chi crede in me vivrà e non morirà in eterno”. Domenica scorsa aveva chiamato se stesso “La luce che illumina il mondo” facendo capire che si può conoscere la verità delle cose solo se si analizzano attraverso la sua luce. Quindi la verità e la vita sono strettamente collegate tra loro. Le cose vere durano, quelle false cadono presto. I nostri vecchi dicevano: il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
Negli avvenimenti che compongono il brano di oggi c’è un aspetto interessante: Ogni volta che Gesù dice o fa qualcosa, c’è qualcuno che lo rimprovera o lo contraddice. Gli dicono che il suo amico sta male e si stupiscono che non parte subito. Poi quando decide di partire, i discepoli hanno paura di andare perché là c’è qualcuno che vuole ucciderli. Li informa che Lazzaro è morto e loro commentano: “Andiamo a morire con lui”. Quando arriva alla casa, Marta lo rimprovera: “Se tu fossi stato qui lui non sarebbe morto” quindi, anche se indirettamente, incolpa Gesù della morte del fratello, poi Maria dice la stessa cosa. Gesù va alla tomba e piange, ma gli altri commentano: “Con tutti i miracoli che ha fatto, non poteva far sì che non morisse?” Infine chiede di spostare la pietra e loro non vogliono perché dicono che di sicuro puzza già.
Tutto quello che Gesù fa o dice è opposto a quello che vorremmo fare noi. Per vivere in pienezza la nostra vita e non cadere nella morte non bisogna seguire le strategie umane o il modo di pensare della massa.
Di fronte a un problema, lo scopo di Gesù non è quello di evitarlo, come faremmo noi, ma di illuminarlo, per comprendere la missione che dobbiamo compiere nella nostra vita e che ci renderà soddisfatti. Per aiutarci a comprendere veramente le grandi questioni della nostra vita, Gesù ci lascia arrivare fino alla tomba dei nostri progetti, fino a sentire la puzza dei nostri piani che vanno a male.
Allora spesso, quando noi preghiamo che il Signore risolva per noi i nostri problemi,Lui cosa fa? Disobbedisce, e ci permette di arrivare fino a grattare il fondo.
Il compimento della missione di Gesù non si è stato mentre faceva i miracoli, e neppure mentre si prendeva cura dei malati. La Salvezza, l’ha ottenuta addossandosi i nostri peccati e portandoli con sé sulla croce. La nostra missione è seguire Gesù, quindi sperimenteremo la soddisfazione vera solo quando avremo il coraggio di prendere la nostra croce e seguirlo.