Abbagliati dalla luce di Cristo

Abbiamo il coraggio di guardare Gesù negli occhi?

Tutti gli anni la seconda domenica di quaresima è dedicate al miracolo della trasfigurazione. Gesù ci invita a guardare alla realtà con occhi diversi, pieni della luce che lui irradia.

Gesù non è trasformato ma trasfigurato, cioè appare nella sua verità, se ne vede il segreto. Ci mostra chi sono le sue fonti e cosa pensa Dio di Lui: il figlio amato.

Per fare questo sale su un alto monte e porta con sé un piccolo gruppo di discepoli. Il monte rappresenta il luogo dove avere una manifestazione di Dio. Era successo così a Mosè che era salito sul Sinai e lì Dio gli aveva dato le tavole della legge, ed era successo ad Elia che era salito sull’Horeb e lì aveva incontrato Dio che lo aveva poi inviato di nuovo a completare la sua missione di profeta. E sono proprio Mosè ed Elia ad apparire con Gesù per far comprendere che non solo la sua missione è in continuità con quella della legge e dei profeti, ma addirittura essi erano coloro che avevano preparato il popolo per la venuta di Gesù. Quindi Gesù è il culmine della storia della salvezza.

Questa pagina ci viene presentata durante la Quaresima, che è il periodo di preparazione per la Passione, morte e resurrezione di Gesù, perché la Trasfigurazione avviene proprio in funzione di tali eventi. Luca, nella sua narrazione dice chiaramente che Mosè ed Elia parlano a Gesù della sua discesa a Gerusalemme e di cosa avverrà là. Matteo non riferisce questo dettaglio, ma subito prima di questo episodio c’era stata la dichiarazione di Pietro “Tu sei il Cristo” a cui Gesù aveva risposto facendo il primo annuncio della sua prossima passione. Pietro si era opposto a questa idea e Gesù aveva dovuto sgridarlo davanti a tutti “Vai dietro di me Satana, perché tu pensi secondo gli uomini, non secondo Dio”. Dopo di questo si erano messi decisamente in viaggio verso Gerusalemme, ma Gesù sapeva che i discepoli non erano pronti ad affrontare tali eventi. Allora ne prende un gruppetto, i tre più influenti e li fa partecipare a questa manifestazione di gloria. Questo dovrebbe dare loro la forza di superare il senso di sconfitta e fallimento che proveranno dopo l’arresto di Gesù.

Abbiamo detto che lì sul monte il volto e le vesti di Gesù diventano una fonte di luce, cioè parlano della verità e fanno capire la verità, come se finora Gesù avesse avuto una specie di velo addosso che non permetteva agli altri di riconoscerlo; in questo momento questo velo viene tolto. La luce è ciò che ci permette di vedere le cose per quello che sono, le tenebre, invece, ci fanno vivere nel dubbio e nella falsità. Molte volte si accenna al popolo che vive nelle tenebre e di Cristo che è la luce del mondo. Chi è veramente Cristo? E chi siamo veramente noi, suoi discepoli? La nostra vocazione è quella di vivere nella luce di Cristo nostro Salvatore e in Lui trovare la via per arrivare all’unione perfetta con Dio nell’eternità.

Non è facile comprendere la logica di Dio, perché sorpassa di molto la nostra logica umana, che è limitata dalla ricerca del piacere, della soddisfazione personale, dalla paura dell’abbandono e della sofferenza. Questo è rappresentato anche dalla nube che discende sui tre discepoli e fa sparire Gesù, Mosè ed Elia, ma all’interno di quella nube essi possono sentire la voce di Dio: “Gesù è il mio Figlio prediletto, ascoltatelo”.

Il verbo “ascoltare” vuol dire “obbedire”. Dopo che il popola aveva tradito Dio nel Deserto, Egli afferma “se aveste ascoltato la mia voce ...”. è un’espressione che spessa anche noi in Italiano usiamo: “Non mi ascolti mai! ... Ascolta quello che ti dico!”. Quindi il Padre sta invitando i tre discepoli a fidarsi di Gesù, a seguirlo sulla via di Gerusalemme, la via della purificazione delle nostre limitazioni umane attraverso la nostra unione alla sua passione e alla sua morte, per poter entrare nella gloria della risurrezione cioè della vita vissuta in pienezza secondo lo stile di Dio.

Durante questa Quaresima, allora, dobbiamo concentrarci non tanto su quello che riusciamo a fare ma a lasciare che Cristo ci trasfiguri cioè tiri fuori da noi quello che veramente lui ha preparato in noi. I tre punti forti della quaresima, cioè la preghiera, il digiuno e la carità, servono proprio a questo. Nella preghiera scopriamo chi siamo realmente, cioè la nostra relazione con il creatore; nel digiuno ci stacchiamo dalle cose che ci appesantiscono e ci impediscono di sviluppare tutte le nostre potenzialità; nella carità, invece, sviluppiamo e mettiamo a frutto quello che il digiuno e la preghiera ci hanno permesso di scoprire.

Nella prima lettura abbiamo la vocazione di Abramo. Lui si trovava in un momento di crisi: avanzava in età e non aveva eredi, era bloccato nella casa di suo padre con poche prospettive di futuro, eccetto che nella presenza di suo cugino Lot, unico suo erede. La chiamata di Dio per lui, è una grande trasfigurazione; capisce che deve superare le limitazioni e lanciarsi nel piano promesso da Dio, verso l’ignoto, ma là, attraverso la sua fede e la sua fedeltà alla promessa diventerà il Padre di una grande nazione da cui discenderà il Salvatore del mondo.

Anche i discepoli sono invitati ora ad avere la stessa fiducia di Abramo: “Alzatevi e non abbiate timore”, e con Gesù ridiscendono nel mondo, nella vita quotidiana, e lì riprendono il viaggio verso Gerusalemme.

La Quaresima è il nostro cammino verso Gerusalemme, il momento in cui dobbiamo superare le nostre paure e i nostri dubbi e abbracciare con coraggio lo stile di vita che Gesù ci indica nel Vangelo. Ci saranno delle difficoltà da superare, delle sofferenze da accettare, ma al termine del viaggio c’è la risurrezione che dà senso a tutto.

 

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