Salire sul monte dell'Amore

Quant’è difficile amare! (1 Cor 13)

Il passo famosissimo della lettera di San Paolo ai Corinti che abbiamo ascoltato nella seconda lettura è uno dei testi fondamentali della religione Cristiana. Di solito quando una persona mi chiede di aiutarla a fare un cammino di approfondimento della nostra fede, un cammino di spiritualità, io indico come testi base, le Beatitudini e questa pagina. Si parla di Amore, anche se la traduzione italiana, per evitare la confusione creata da tanta letteratura profana ed erotica, ha preferito usare la parola “Carità”. L’Amore, quello con la “A” maiuscola, quello vero, è il nome di Dio, la sua natura, quindi la vocazione di ognuno di noi. Siamo nati dall’amore con lo scopo di amare. Ma non tutto è così semplice come sembra.

Quando ero Padre Maestro dei novizi dedicavo 3 mesi del noviziato per cercare di trasformare in esperienza pratica il passo appena letto. Ogni settimana prendevamo uno degli aggettivi o verbi che San Paolo usa per descrivere l’amore, cercavamo di capirlo e applicarlo alla nostra vita: la carità è magnanima, è paziente, è benigna, eccetera. Sembra facile, sembra logico, chi oserebbe obiettare? Eppure quando la settimana dopo ci chiedevamo: “Allora come avete vissuto in questa settimana questa particolare parola?”, lo sconcerto entrava in tutti: la risposta era: “Boh! Non mi ricordo, non ci ho pensato, non ne ho avuto occasione”, come se l’amore non avesse niente a che fare con la nostra vita quotidiana. Sembrava che la pratica è qualche cosa di diverso dalla bella teoria di cui ci riempiamo la bocca quando parliamo dell’amore. Siamo mai riusciti ad amare, almeno una volta, in maniera pura, disinteressata? Cosa abbiamo provato in quel momento?

Si potrebbero prendere una ad una tutte le parole usate da San Paolo e farne l’esegesi, sviscerarle, cercare di capire che cosa intendeva lui usandole, farne una lezione didattica; sarebbe bello, ma rischieremmo di cadere in contraddizione, farne una teoria estranea alla vita che non ci coinvolge e non ci cambia. Eppure sono tutte parole molto semplici che ognuno di noi comprende bene, anche se riconosciamo che sono dure, esigenti. Cerchiamo allora di prendere il significato più semplice di ogni parola e interrogarci su cosa esiga da noi l’essere persone capaci di amare.

La carità è:

  1.     Magnanima: ha il cuore grande, sa porre attenzione e premura verso tutti. Pensiamo al nostro cuore racchiuso su se stesso, incapace di vedere i bisogni dell’altro, desideroso solo di soddisfazione.
  2.     Benevola: pensa solo al bene, desidera solo ciò che è bene. Noi siamo disposti a sfruttare gli altri e, per ottenere ciò che a noi piace, lasciamo che gli altri soffrano.
  3.     Non è invidiosa: Si rallegra del bene degli altri, gioisce quando gli altri fanno qualcosa o ricevono qualcosa di bello, non lo ritengono un furto fatto a loro. Non esistono parole del tipo: “Perché a me no?” “Ci sono state preferenze, favoritismi corruzioni”.
  4.     Non si vanta: si rende conto che tutto viene da Dio ed è affidato a noi perché lo serviamo meglio, allora le nostre doti, i nostri titoli, sono responsabilità, non oggetto di vanto. Quante volte noi ricerchiamo la lode degli altri, il riconoscimento.
  5.     Non si gonfia d’orgoglio: è un verbo simile al precedente ma con la differenza che di solito qualcuno si vanta di qualcosa che ha, mentre spesso l’orgoglio nasconde qualcosa che non ha e magari pretende di avere.
  6.     Non manca di rispetto: era una delle prime regole che da bambini i nostri genitori ci insegnavano, lo chiamavano anche “usare le buone maniere”. Troppo spesso ci dimentichiamo la posizione della persona che abbiamo di fronte, non tanto per i gradi che ha o la carriera che ha avuto, ma per il fatto di essere un figlio/a di Dio, amato dal Signore e redento da Lui.
  7.     Non cerca il proprio interesse: già! Quale interesse? Cosa è veramente nel mio interesse? Crediamo che saremo felici solo quando abbiamo vinto, ci siamo imposti, tutto va secondo i nostri piani; e non ci rendiamo conto che scartando gli altri ci priviamo di tante occasioni, perdiamo tante cose che non troveremo mai più. La vera felicità si trova solo uscendo dalla schiavitù del proprio bisogno per andare in aiuto al bisogno dell’altro.
  8.     Non si adira: non alza la voce; questo è difficile perché noi non vogliamo arrabbiarci, ma ci viene spontaneo. Alla fine ci rimaniamo pure male, ma è più forte di noi. La domanda che ci permette di controllare un po’ i nostri istinti è: cosa ritieni veramente importante? Dove sono le tue priorità? Su cosa si basa la tua sicurezza? Quando uno di questi tre punti è messo in pericolo allora scattano i meccanismi di difesa (combattimento), e tanto più siamo deboli, tanto più essi reagiscono con forza.
  9.    Non tiene conto del male ricevuto: Il perdono, una delle cose più difficili, che riesce solo quando si fa appello a qualcosa di soprannaturale come la Fede o l’Amore.
  10.   Non gode dell’ingiustizia: In questo ambito entra il discorso della vendetta. La vendetta non è mai giusta, ma noi siamo sempre pronti a giustificarla in nome della nostra “giustizia”.
  11.   Si rallegra della verità: questo va legato al precedente. Quanti sotterfugi noi usiamo per arrivare ad avere ciò che vogliamo. Quante bugie per salvare la nostra faccia, il nostro onore, eccetera. Ma si sa: le bugie hanno le gambe corte.
  12.   Tutto scusa: trova una ragione positiva per accettare un’azione dell’altro che di per sé è negativa. Di solito facciamo questo con le persone che amiamo profondamente, la madre per un figlio, l’innamorato per il suo amato, eccetera. Ma riusciamo a scusare chi ci fa del male?
  13.   Tutto crede: si fida dell’altro e soprattutto si fida di Dio e della sua misericordia.
  14.   Tutto spera: sa che in ogni circostanza, anche quelle più difficili e controverse, Dio trova il mezzo per ricavare il bene per ciascuno di noi.
  15.   Tutto sopporta: accettare con pazienza anche cose di per sé negative (una sofferenza, uno sbaglio, un imprevisto), per rimanere fedeli al cammino che ci porterà ad ottenere un risultato positivo.

La carità non avrà mai fine. L’Amore è Dio, è il fine di tutto, quello che da senso a tutto.

Ma non è facile!  Auguri

 

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