Io sono venuto per ...
Il discorso programmatico di Gesù. Lc. 4, 16-21
Ogni personaggio importante, nell’assumere una carica, pronuncia un discorso programmatico, cioè presenta a chi è interessato dal suo incarico quello che sarà il suo lavoro, come lo farà, e quali saranno le sue priorità. Così gli storici antichi, greci e latini, nello scrivere le vite dei grandi personaggi, mettevano sempre sulle loro labbra un discorso iniziale che era un po’ come un riassunto delle gesta che poi avrebbero compiuto in vita. Lo stesso fanno anche gli Evangelisti nel presentare la vita di Gesù. Matteo inizia la vita pubblica di Gesù con il grande discorso della Montagna, il nuovo modo di vivere il Regno di Dio; in Giovanni, invece, Gesù presenta il suo piano attraverso il “Segno” del cambiamento dell’acqua in vino, che indica il cambio di prospettiva nell’Alleanza tra Dio e l’uomo; Luca, infine, si serve dell’episodio che abbiamo letto oggi, cioè della visita di Gesù al suo paese d’infanzia e l’insegnamento nella Sinagoga. Qui Gesù legge un passo tratto dal libro del profeta Isaia che presenta il Messia, cioè l’inviato da Dio per riscattare le sorti del Popolo Eletto.
Prima di affrontare direttamente le parole di Gesù, diamo un’occhiata ai verbi utilizzati per introdurre tali parole, che sono una specie cornice solenne e quasi liturgica.
“Gli venne consegnato il rotolo del profeta Isaia”. Questo semplice gesto rappresenta già un simbolo forte: la parola dell’Antico Testamento viene consegnata a Gesù perché era questo il suo compito: condurci a Gesù. Ora l’Antico Testamento ha raggiunto il suo scopo.
“Gesù lo apri e cercato il passo che desiderava, lesse”: Non sceglie un passaggio a caso, e neppure si limita a leggere quello che sarebbe toccato secondo la liturgia, ma sceglie le parole giuste che spiegano la sua posizione come “Inviato da Dio”. L’Antico Testamento riceve il suo vero significato solo se è letto da Cristo e alla luce della sua vita. Senza Gesù, anche la Parola di Dio è come un racconto fermo a metà. Questo è un messaggio importante anche per noi oggi: tutto deve essere riferito a Gesù. Dio ci parla in diversi modi, ma tutti devono essere compresi alla luce della vita e degli insegnamenti di Gesù.
Poi “Gesù arrotolò il libro e lo depose”. Ormai la legge antica ha terminato il suo compito. Il suo scopo era quello di introdurci a Gesù, e lo scopo della nostra vita è vivere con Gesù, godere della sua presenza, fare esperienza del suo amore.
Allora Gesù può limitarsi a dire: “Oggi tutto questo si compie”. Nel Vangelo di Luca l’oggi è il tempo di Dio che trova la sua realizzazione, il suo significato in Cristo, è il tempo della salvezza che ognuno di noi è chiamato a vivere. Quindi l’oggi di Gesù corrisponde anche al nostro oggi, il messaggio è valido anche per noi.
In che cosa consiste questa esperienza che facciamo se stiamo con Gesù?
- “Annunziare ai poveri la lieta notizia”. Viviamo in una società sempre più basata sul denaro e sul potere, dove solo chi ha ricchezze può parlare e imporre il suo volere, Dio si rivolge principalmente ai poveri, a quelli che non hanno diritti o difese. La sola grande “lieta notizia” portata da Gesù è, invece, la gratuità dell’amore del Padre che non solo è dato anche ai poveri e ai deboli, ma soprattutto a loro.
- “Libertà ai prigionieri”. Siamo tutti prigionieri di qualche cosa che non ci permette di essere quello che vorremmo, di fare ciò che sappiamo è giusto. Non si tratta solo di mancanza di doti, ma soprattutto di attaccamento a cose sbagliate, dipendenze, pregiudizi, paure. Gesù ci scioglie da quei legami che ci impediscono di realizzare la nostra vita. Basti pensare all’immagine errata di Dio come di un giustiziere, quanto questo ci condiziona nella preghiera ma anche nel vivere la nostra fede; poi ci sono tutte le passioni che ci fanno piegare su noi stessi, guardiamo solo al nostro piacere, al nostro interesse, ecc.; c’è anche un falso rispetto umano che ci lega alle mode, al timore di non apparire al passo dei tempi; ci sono i rancori verso chi ci ha fatto dei torti, i rimorsi per gli errori commessi, i ricordi negativi che ci tengono schiavi del passato, ecc. Queste cose non ci lasciano liberi di accogliere l’amore di Dio.
- “Aprire gli occhi ai ciechi”. I ciechi sono coloro che brancolano nel buio, cioè non riescono a vedere la verità delle cose. Ma noi che ci vediamo bene, siamo sicuri di riuscire a riconoscere le cose, le persone, le situazioni nella loro pienezza e verità? Abbiamo parlato di pregiudizi e di paure, quante volte il nostro modo di vedere le cose è condizionato da essi. Solo guardando a Gesù riusciamo a vedere ciò che prima non vedevamo. Troppo spesso, con i nostri preconcetti riduciamo l’uomo a un oggetto, o a un animale invece che considerarlo un fratello, un Figlio di Dio redento da Cristo. Quindi Gesù è venuto per farci capire i veri valori della vita.
- “La liberazione degli oppressi”. Essi sono coloro che soffrono a causa dell’ingiustizia. Quindi Gesù è venuto a ristabilire le relazioni umane secondo un criterio di verità. L’altro non è più visto come un oggetto da sfruttare ma come “Tempio di Dio” e fratello da amare.
- “Proclamare l’anno di grazia del Signore”. Ogni 7 anni e in modo più speciale ogni 50 si celebrava l’anno della gratuità, il giubileo. Era un anno in cui tutti i debiti dovevano essere condonati, le proprietà perse dovevano tornare al padrone. Questa gratuità Dio la esercita in continuazione perché è parte della sua natura. L’amore di Dio non può essere guadagnato o conquistato. Solo quando ci sentiremo avvolti da questa gratuità dell’amore di Dio potremo vivere a pieno la gioia e la pace da lui promesse.
Nella lettura fatta da Gesù ci sono due particolari molto significativi: Prima di tutto la frase “Ridare la vista ai ciechi”, non esiste nel testo di Isaia 61 citato, ma è presente al capitolo 58. Il fatto che Luca utilizzi liberamente due testi diversi indica che ha combinato il testo in modo tale da descrivere l’azione di Gesù, cioè presentare il suo discorso programmatico. Qui sta descrivendo la vita nuova portata da Gesù che va aldilà della semplice promessa del profeta. Il secondo punto è che il testo di Isaia concludeva: “Proclamare un giorno di vendetta del Signore”. Gesù tralascia volutamente questa frase. Egli non è d'accordo con Isaia. Da parte di Dio c'è solo amore, mai vendetta. Nel suo nuovo modo di concepire il rapporto con Dio, non c’è più posto per la paura, la vendetta, l’odio, la violenza. L’unica violenza accettata da Gesù è stata quella rivolta contro di Lui da chi lo ha condannato e ucciso, e Lui l’ha accettata perché è riuscito a trasformarla nella prova suprema del suo amore.
La gente che si trovava nella sinagoga aspettava solo questo ultimo versetto. La tradizione parlava di un Messia che finalmente avrebbe vendicato il popolo d'Israele, avrebbe finalmente liberato i poveri e i prigionieri dai Romani. C'è poco da fare, l'uomo attende sempre che Dio operi secondo i nostri desideri, ieri come oggi, e in qualche modo giustifichi la nostra rabbia e il nostro odio. Gesù, invece ha un programma tutto diverso, basato sulla vera immagine di Dio, il Dio della misericordia, del perdono che vuole tutti salvi, specialmente i peccatori.
La lettura di oggi si ferma qui perché vuole farci conoscere il progetto di Gesù, ma noi sappiamo dal Vangelo come è andato a finire questo episodio. Di fronte a un Dio “debole” che non punisce, la gente si ribella e cerca persino di uccidere Gesù. Forse a molti fa più comodo temere Dio piuttosto che amarlo, obbedire in silenzio alle sue leggi piuttosto che imitarne la vita.
Che Dio veneriamo noi? Che Dio nutre la nostra Fede?