Guardare in alto per vedere in basso

 Cosa ci spinge a camminare?

La liturgia dell'Epifania è sempre stata una delle più suggestive. Dopo le scene di povertà del Natale, finalmente un po' di gloria per questo povero bambino. Allora in tutti i nostri presepi facciamo comparire i tre Re con i loro cammelli e soprattutto i loro doni. Dobbiamo fare attenzione, però, a non perdere il messaggio teologico che questa festa ci presenta. Quella che abbiamo udito durante la lettura del vangelo, infatti, è una pagina piena di insegnamenti teologici che naturalmente non possiamo analizzare nella loro completezza e complessità in queste poche righe.

Un primo aspetto che risalta subito agli occhi è il confronto che viene fatto tra due gruppi ben delineati: i Magi, da una parte, e il re Erode con la sua corte dall'altra. È su questo paragone che voglio fissare la mia riflessione.

A dire il vero c'è una terza parte in gioco, nascosta ma non meno presente, ed è lì a presentare il metro di giudizio nel confronto. Questa parte è rappresentata da  Dio stesso. Egli vuole a tutti i costi entrare in contatto con noi e ci chiede di partecipare alla sua gloria recandoci alla grotta della sua manifestazione. La prima delle due parti umane è quella dei Magi che rappresentano l'umanità che è sempre in ricerca di un qualche cosa di non ben chiaro, ma che hanno intravisto guardando in alto. È qualcosa che li attira, li mette in movimento anche se non comprendono esattamente cos'è. Loro partono con grande fede, spinti dal desiderio e utilizzando le loro poche conoscenze umane. Ricordiamoci che vengono da lontano, non conoscono la storia e le profezie di Israele, si basano sulla lettura degli astri, una conoscenza senza dubbio poco scientifica, ma sufficiente a suscitare in loro il desiderio di quel qualcosa in più. Lasciano tutto e portano con sé solo doni per il bambino. 

Il loro cammino dura tanto, e lungo la strada si devono servire anche di indicazioni umane, ecco perché entrano nel palazzo di Erode. 

Qui nasce il confronto con la seconda parte. I saggi del re sembrano avere delle informazioni, se non altro il nome del villaggio di Betlemme, ma questo non li fa muovere, non suscita in loro il desiderio di qualcosa di più, ma la paura di perdere ciò che già hanno.

Ciò che guida i Magi alla grotta, non è l'informazione ricevuta dal re, ma di nuovo la visione della stella. Per riconoscere le cose della terra nella loro realtà spirituale, bisogna elevare gli occhi al cielo, tornare a quella che è stata la sorgente del nostro desiderio. Solo questo ci permette di fare il salto per vedere non uno spettacolo umano, ma uno spettacolo divino. 

Torno un attimo al desiderio di Dio di incontrarci e di rivelarsi a noi. Lui, il creatore del mondo, l'onnipotente, per incontrarci non ci porta direttamente al suo livello, ma si abbassa al nostro, per essere sicuro di poter essere visto da tutti, specialmente da quelli che più hanno bisogno di Lui, cioè i piccoli, i poveri, i perseguitati. Si presenta in mezzo a loro prendendo le loro abitudini e il loro stile di vita. 

Questo è il grande salto di fede che i Magi dovranno fare. Erano andati a cercarlo nel palazzo del re, lo trovano nella stalla dei pastori. Hanno portato dei doni degni di persone importanti: l'oro, l'incenso e la mirra, e trovano un povero bambino depositato in una mangiatoia. Loro questo salto di fede lo fanno e ripartono contenti sentendo dentro di sé la gioia di aver trovato ciò che cercavano. Il re Erode non si muove dal palazzo, non ha desiderio ma ansia, questa lo blocca nell'attesa di altre notizie, e quando vede che queste non arrivano manda i soldati ad uccidere la sorgente della sua agitazione.

Ognuno di noi sente dentro se stesso, almeno qualche volta,  il desiderio di qualcosa di più alto, di più grande, di più vero. Questo desiderio cresce quando abbiamo il coraggio di alzare gli occhi al cielo, di fare silenzio nel nostro ambiente e di metterci in ascolto del nostro animo. Molti hanno paura di questo e allora si riempiono di rumore, di musica, di persone, come una scusa per dire: "Non ho tempo di pensare a me stesso e alle cose del cielo". Ma il desiderio non si può soffocare; si può pretendere che non ci sia, ma lui rimane e prima o poi si fa rivedere perché è suscitato da Dio stesso. Gesù è venuto incontro a noi, ma anche aspetta che noi andiamo incontro a Lui. Lui è venuto nel mondo, ma poi è rimasto lì nella grotta in attesa; i pastori e i Magi sono andati,i grandi e i potenti no. E noi? Abbiamo il coraggio di fare un viaggio lungo e difficile o preferiamo rimanere nel comodo della nostra quotidianità? 

Nel vangelo si dice che i tre Magi, dopo aver adorato il bambino e dato i doni, se ne tornarono contenti alle loro case "per un'altra strada". È stato l'angelo a suggerirglielo perché non passassero da Erode, ma questo dettaglio indica anche la necessità di un cambiamento di vita. Ora hanno sperimentato qualcosa di diverso che prima non conoscevano e cioè che Dio può abbassarsi, può rivelarsi nella povertà, nella fragilità, e che anzi questa è proprio la via che lui ha scelto per presentarsi a noi. Da qui la necessità di cambiare il cammino della nostra vita, cioè il nostro stile. Anche Dio, per venirci incontro, si è messo in movimento e ha cambiato la sua situazione; i Magi hanno fatto lo stesso; noi che faremo? Non possiamo avere nel cuore il desiderio di conoscere di più la felicità e poi rimanere a vivere come sempre, facendo le stesse cose di sempre, nello stesso modo di sempre, con la stessa mentalità di sempre. 

Dio ci dà 1000 occasioni in cui si mostra a noi in maniera inaspettata, provocatoria, per farci capire che Lui agisce in modo diverso. Solo se abbiamo occhi di Fede, ci accorgiamo che Dio sta parlando a noi, riusciamo a vederlo nei momenti più impensati, riusciamo ad analizzare gli aspetti più difficili della nostra vita e capire che tutto rientra nel piano di salvezza di Dio. Spesso non troveremo risposte umane,

ma Dio ci darà le risposte giuste.

C'è scritto che i Magi seguono una stella: questo non indica solo che bisogna guardare in alto. Le stelle si vedono di notte, ma di notte è buio, non si vede la strada. Essi hanno camminato nel buio, nell'oscurità, forse quella ldelle loro idee e della loro mente. Hanno il coraggio di mettere in dubbio tutta la loro conoscenza e capacità per lasciarsi guidare da qualcuno molto distante che si vede solo di notte. Troppo spesso noi ci accontentiamo di risposte prefabbricate, facili e abbiamo paura dell'ignoto, del diverso, dell'incomprensibile.

Un' ultima curiosità: la parola "stella" in latino è sidus-sideris. La stessa parola indica anche il desiderio, di fatti la parola italiana "desiderio" vuol dire esattamente ciò che viene " de sideri" dalla stella. È un'inclinazione che viene dentro il nostro cuore quando guardiamo in alto. Come siamo poveri noi che abbiamo sempre desideri molto limitati, molto terrestri, molto legati alle cose di quaggiù, cercando la soddisfazione solo nelle cose materiali. Questo non è un vero desiderio, è solo un imbroglio emotivo. I desideri sono ispirati dall'alto. 

Sembra di sentire San Paolo che dice: "Cercate le cose di lassù", o Gesù che dice: "Accumulate i vostri tesori in cielo... perché là dove c'è il tuo tesoro, là c'è il tuo cuore".

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