Perché la Parola di Dio porti frutto in noi.

 

Perché la Parola di Dio porti frutto in noi.

Per la nostra riflessione parto da una frase del vangelo: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la vivono”.

Oggi festeggiamo l’Assunzione di Maria al cielo. Noi siamo abituati a vedere Maria in alto, sopra gli altari, lontana e irraggiungibile nella sua perfezione. Le feste principali della Madonna si basano sui quattro dogmi proclamati dalla Chiesa. Essi sono doni gratuiti di Dio che non toccano i meriti di Maria come donna. Per noi è più utile guardare alla vita quotidiana di Maria, al suo modo di agire, perché a mio parere, la grandezza di Maria sta nel modo in cui lei ha saputo essere una donna normale in situazioni normali, ma con uno stile di vita e impegno superlativi. Qual è stato il suo stile? Lo rilevo appunto nella frase che ho riportato sopra.

La donna Maria, fatta come noi di emozioni, desideri, ansietà, impregnata della cultura e degli stili di vita del suo tempo, dove ha trovato la forza per affrontare gli avvenimenti importanti della sua vita, sia quelli belli che quelli dolorosi? Nei momenti belli, pensiamo all’incontro con la cugina Elisabetta, alla visita dei pastori alla capanna di Betlemme, Maria aveva tutte le ragioni per vantarsi della sua situazione, non l’ha fatto; ha vissuto con umiltà, nascondimento, silenzio. Ma pensate anche all’ansietà che avrà sperimentato sapendo di doversi mettere in cammino verso Betlemme, nonostante che fosse incinta già da vari mesi. Pensate al timore provato nel dover scappare, col bambino molto piccolo, in un paese straniero, lontano dalla persecuzione del re Erode. Pensate all’angoscia provata quando, con Giuseppe, si è accorta che il bambino non era nella carovana al ritorno da Gerusalemme. Pensate a cosa avrà provato quando Gesù le ha detto che doveva lasciare la casa per cominciare ad andare in giro a predicare. Pensate a cosa avrà provato quando le giungevano notizie dei suoi miracoli, delle folle, ma anche dell’opposizione dei capi del popolo e dei potenti Farisei. Pensate a cosa avrà provato stando ai piedi della croce mentre deridevano e uccidevano suo figlio. Avrà senza dubbio sperimentato tutte le emozioni forti che anche noi sperimentiamo, e voi che siete donne le comprendete anche meglio di me. Ma lei ha saputo vivere tutti questi momenti con forza e accettazione. Perché? Perché non era concentrata su se stessa e su un guadagno personale, ma sull’ascolto della Parola di Dio e sulla sua realizzazione che si stava compiendo nella vita di suo figlio. Fede e abbandono sono possibili perché il cuore è pieno di amore, non solo l’amore umano che la rende indivisibilmente attaccata a suo figlio e alla sua sorte, ma l’amore divino che le fa accettare in pieno il piano di Dio e la rende forte nel collaborare con esso fino alla fine.

Nel vangelo di domani sentiremo la frase di Elisabetta: “Beata colei che ha creduto all'adempimento della parola del Signore”. Questa è la beatitudine di Maria e il suo segreto. Nei momenti difficili che abbiamo enumerato, si sarà ricordata delle parole dell’angelo e anche di queste pronunciate da Elisabetta. Nell’angoscia, nel timore, nel dolore, la beatitudine viene dal credere che Dio è fedele alla sua parola e quindi è già all’azione, e il compimento avverrà nel modo giusto, anche se noi non comprenderemo quale esso sia e cosa significhi.

Nella frase del vangelo che ho scelto per questa riflessione, Gesù usa la parola “Ascoltare”, non la parola “Sentire”. L’ascolto è molto più profondo perché richiede attenzione, desiderio; ciò che abbiamo accolto diventa per noi importante ed esige da noi un impegno a passare dall’informazione alla riformulazione e da essa alla pratica.

Se questo è stato l’atteggiamento che ha reso possibile il successo di Maria nella sua missione, noi cosa dobbiamo fare per vivere come lei? Ogni giorno ascoltiamo la Parola di Dio. C’è il rischio che questo diventi un fatto meccanico, automatico, oppure che si trasformi in un momento di informazione o di studio. Ciò è pericoloso perché toglie vitalità alla Parola di Dio che invece vuole essere viva in noi. Il Profeta Isaia diceva: “Come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo e non vi ritornano senza aver fecondato la terra, così ogni mia Parola non ritornerà a me senza aver fatto quanto desidero”. Mentre ascoltiamo, dobbiamo credere che Dio sta parlando a me direttamente e mi provoca ad agire. Io devo credere in quello che ascolto, e tradurlo in vita. Devo riconoscere il Dio che è presente in ogni momento e ogni fatto della mia giornata.

Ogni giorno noi ci troviamo di fronte a persone che hanno bisogno del nostro aiuto, necessità di ogni tipo: materiale, ma soprattutto morale, spirituale, emotiva; non dobbiamo aspettare di essere chiamati da loro, dobbiamo essere noi i primi a portare la buona notizia dell’amore di Dio e farlo tramite il nostro amore.

Fra poco, con la nostra preghiera, accompagneremo Suor Josiane che rinnova la sua donazione a Dio e alla vocazione che Lui le ha dato, rinnovando i voti. Molte persone si chiedono: come mai una ragazza giovane, bella, capace, si consacra? Per fare cosa? Per fare l’infermiera? Va bene, ma è troppo poco. Per servire i poveri? Va bene, ma non è ancora sufficiente. Ognuno di noi ha una vocazione speciale, e la può scoprire solo se si mette all’ascolto della voce di Dio, ma un ascolto serio, attento, che sa fare tesoro dei messaggi che Dio gli manda in mille modi diversi.

Un giorno mi trovavo in una riunione tra noi religiosi dove si discuteva della preghiera. L’argomento più dibattuto era l’importanza di celebrare la liturgia con decoro, ma anche creatività, curarla bene, senza fretta, eccetera. Ad un certo punto un sacerdote anziano ha chiesto la parola e ha commentato: “Sono contento di sentire che date importanza al celebrare bene la liturgia, però mi ha stupito che nessuno di voi, finora, ha fatto accenno alla meditazione personale. Don Orione ci teneva molto alla mezz’ora di meditazione e non voleva sconti. La meditazione è la preghiera più importante per la vita del religioso. È vero che nella liturgia Gesù è presente, è vero che nella comunione Gesù entra in noi, ma spesso tutte queste non portano dei cambiamenti nella nostra vita, perché siamo preoccupati dell’esteriorità e manchiamo della sostanza. Perché Dio viene tra noi? Cosa si aspetta da noi? Le nostre liturgie non hanno momenti di silenzio e riflessione dove rispondere a queste domande, per cui alla fine passo a fare altro e mi dimentico di quanto ho pronunciato o ascoltato. Nella meditazione io sono obbligato a porre attenzione a quello che leggo, a capirne il vero senso, ma soprattutto sono obbligato a chiedermi: cosa posso, o devo fare perché essa diventi viva? Non posso scappare dalle mie responsabilità, nascondere le mie paure, perché sono solo davanti a Lui e so che Lui vuole una risposta da me”.

Ecco cosa vuol dire che la Parola di Dio è viva. Ecco qual è stato il segreto di Maria. Ecco qual è il segreto della nostra fedeltà e del nostro successo nella vita religiosa.

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