Un pane difficile da digerire

Io sono il pane vivo disceso dal cielo. (Gv 6,41-51) XIX dom B

Il vangelo di oggi inizia con una frase terribile: “I Giudei mormoravano contro di Lui …”. Giovanni chiama Giudei indiscriminatamente tutti gli Ebrei che di solito sono contro Gesù, infatti qui siamo in Galilea e di Giudei non ce n’erano. Vi ricordate il vangelo di domenica scorsa: siamo nella sinagoga di Cafarnao, dopo la moltiplicazione dei pani, la gente vuole fare re Gesù ed egli inizia un lungo discorso dove esordisce: non ricercate la soddisfazione dei desideri materiali ma di quelli spirituali. E aveva concluso con la frase: «Io sono il pane della vita» e poi si presentava come via per la salvezza.  La parola “mormorare” che lui usa non corrisponde al nostro “lamentarsi” ma si riferisce all’atteggiamento che vediamo nel Pentateuco, dove molte volte gli Ebrei mormorano contro Dio non accettando il modo in cui le cose stanno andando, quindi una specie di ribellione che spesso si traduce in un castigo di Dio e nella susseguente richiesta di perdono. Le persone che ora stanno ascoltando Gesù nella sinagoga di Cafarnao sono ancora come i loro antenati e rifiutano il modo di parlare e di agire di Gesù. Il verbo mormorare indica anche un atteggiamento esterno: mormorano tra di loro, cioè evitano il confronto diretto, ma per esprimere il loro parere cercano un’altra persona che la pensi come loro e che dia loro ragione, cioè proteggono le loro posizioni, non sono disposti a confrontarle, ma tra di loro, commentano alle spalle. Più avanti Gesù dirà «tutti saranno istruiti da Dio». Chi mormora si lascia istruire dal diavolo perché evita la ricerca della verità ed esclude la carità. Papa Francesco ha chiamato la mormorazione: «Terrorismo» delle parole.

Per capire bene di cosa essi si lamentano, bisogna prima vedere cosa stavano comprendendo del discorso di Gesù. Cosa c’è che non va per loro? Gesù ha detto di essere il pane e di essere disceso dal cielo. Parole complicate, almeno per noi. Gli Ebrei erano abituati a sentire parlare di pane disceso dal cielo: Lo avevano ricevuto tramite Mosè nel deserto ed era servito per camminare per quarant'anni, anni di purificazione per essere pronti a entrare nella terra promessa. Lo aveva ricevuto anche Elia e gli aveva dato la forza di camminare per quaranta giorni nel deserto prima di essere degno di incontrare Dio sul monte Horeb. Nei libri sapienziali, invece, la parola pane prende un valore più spirituale e viene riferito alla Parola di Dio che è come pane che scende dal cielo e dà il vero nutrimento.

Ma Gesù non dice che darà pane, ma: “Io sono pane”. Allora i casi sono due: o sta parlando in modo concreto allora è un pazzo, presentare se stesso come qualcosa da mangiare, il nutrimento base. Oppure se sta parlando in senso spirituale si sta paragonando alla Parola di Dio, allora non è matto ma è blasfemo ed eretico. Inoltre anche la pretesa di essere disceso dal cielo è sbagliata, Lui è figlio di Maria e Giuseppe, un uomo come loro, quindi è anche bugiardo. Tanti punti deboli, troppi, che giustificano la mormorazione.

Alla mormorazione dei Giudei, Gesù risponde con una serie di verbi molto forti che, invece di chiarire e pacificare la discussione, peggiorano la situazione più. «Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo resusciterò nell’ultimo giorno».

Il verbo «venire» indica la scelta di mettersi in moto per ottenere qualcosa e Gesù sta dicendo che nessuno lo può fare da solo, cioè mette in dubbio la capacità e la volontà dei Giudei di avvicinarlo. Il cammino della religione si può fare solo attraverso la Fede che è un dono di Dio.

Il verbo «attirare» riferito al Padre è accettabile. Si sa che Dio attira il suo popolo, ne aveva parlato anche Osea, ma il problema è che Dio attira a sé il popolo, mentre qui Gesù sembra dire che il Padre li attira perché vadano da Gesù, non da Dio, cioè Dio non solo vuole che vadano da Gesù, ma ce li manda lui stesso.

«Mandare» è un verbo messianico, indica proprio l’incarico ufficiale dato da Dio ai suoi profeti e ancor più al Messia. Questi tre verbi, quindi, sono accettabili solo se Gesù è il vero Messia, cosa di cui loro dubitano.

C’è poi il quarto verbo: «risuscitare». Non tutti credevano alla vita eterna, ma chi ci credeva sapeva che essa era il premio dato da Dio a chi si comportava bene in questa vita. Ora nelle parole di Gesù sembra che questo sia opera di Gesù e non di Dio. Come può un mortale dare l’immortalità? Questo neanche il Messia lo può fare.

La frase successiva è ancora più misteriosa. «Sta scritto nei profeti:E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da Lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.» Istruiti da Dio ci sta tutto, solo Lui è verità e istruisce il suo popolo attraverso i profeti, ma qui Gesù presenta un movimento all’incontrario. Di solito i profeti istruiscono il popolo perché esso possa andare da Dio, qui invece abbiamo Dio che istruisce il popolo perché possa andare da Gesù. È lui più importante di Dio? Poi dice che nessuno ha visto Dio; questo è vero ed è uno dei punti forti della religione ebraica che proprio per osservare questa regola proibisce qualsiasi statua o rappresentazione grafica di Dio. Ma poi aggiunge «Solo chi viene da Dio ha visto il Padre». Chi viene da Dio? Forse Lui? Pretende di venire direttamente da Dio e di averlo visto? Solo Mosè ha visto Dio senza morire.

Ho fatto un’analisi di tutti i punti controversi di questo parte del discorso per farvi comprendere come deve essere stato difficile per chi ascoltava Gesù accettare quello che Egli diceva. Il discorso di Gesù li obbliga a fare un cambio di mentalità per il quale non sono preparati perché può venire solo da una Fede che essi non sono disposti ad accettare.

Il pane che Mosè ha dato ha risolto un problema temporaneo, la fame, ma poi le persone hanno continuato a camminare ed eventualmente sono morte. Così è stato per Elia, e anche per le persone a cui Gesù aveva dato il pane il giorno prima. Ora Gesù parla di Pane di vita, pane che dà la vita eterna, che risolve tutti i problemi di fame, materiale e spirituale. Accettare e mangiare Gesù pane vivo non ci dà la forza per camminare e purificarci ma ci dà la vita stessa e ci purifica lui stesso. Non abbiamo bisogno di camminare per incontrare Dio ma lo incontriamo in Gesù stesso. Chiaramente qui Gesù sta parlando del mistero dell’Eucarestia, sacramento che i suoi ascoltatori non conoscevano e non potevano comprendere.

Qui siamo nel punto centrale del vangelo di Giovanni, dove avviene la svolta definitiva della sua vita. Questo discorso fa sì che la gente lo abbandoni. Da adesso in poi non vedremo più le folle e Gesù si concentrerà solo sui dodici apostoli e pochi altri discepoli. Il voler essere fedele alla verità ha fatto sì che il punto più alto di popolarità, si trasformi nel punto più basso.

In tutto questo c’è un messaggio per noi che l’Eucarestia la conosciamo bene. Non si diventa cristiani quando si comprende cos’è l’Eucarestia, ma si comprende l’Eucarestia se accettiamo Gesù e l’invito del Padre. Mi spiego: Gesù ci dà il pane di vita, l’Eucarestia. Se noi lo riceviamo con l’atteggiamento degli Ebrei nel deserto cioè come una cosa di passaggio, una cosa temporanea, esso non ci giova e noi continuiamo a vivere nella piccolezza del nostro modo di pensare. Se il venire a Messa e ricevere Gesù è un atto formale, privo di coinvolgimento personale, non serve e nulla cambia in noi. Mangiare la carne di Cristo vuol dire avere la coscienza che stiamo compiendo un atto di amore che non ha nessuna spiegazione umana, ma che fa sì che Gesù entri in noi, divenga uno con noi, e noi ci assimiliamo a Lui, come dice San Paolo: “Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me”. Questo è un dono di Dio che non possiamo costruire con le nostre mani, ma che ci dà la vita eterna e il contatto con Dio. Da quel momento tutto deve cambiare nella nostra vita perché Gesù diventa l’unica cosa che dà senso a tutto, io comincio a pensare come Lui, ad agire come Lui.

Dio questo dono ce lo fa, tocca a noi aprirci alla sua grazia.

 

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