Quando le nostre debolezze ci salvano

La forza della debolezza. Gv. 3,14-21

"E come Mosè innalzò il serpente nel deserto così bisogna che sia innalzato il figlio dell'uomo perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna". 

Perché Mosè innalzò il serpente nel deserto? Il popolo aveva disobbedito a Dio aveva perso la fiducia, e per punirlo Dio aveva mandato dei serpenti che morsicando le persone le facevano morire. Loro si pentirono e Dio disse a Mosè di fare un serpente di bronzo e di metterlo su un asta e chiunque avesse guardato al serpente si sarebbe salvato. Ma se Dio li aveva perdonati, poteva semplicemente mandare via i serpenti, invece no. Lui non ci dà il prodotto completo che noi riceviamo passivamente. No, lui ci dà il suo perdono, ma sotto forma di possibilità, non ci toglie la libertà. Allora fa innalzare il serpente per dire: se vuoi, la possibilità di salvarti c'è; se non vuoi, sono affari tuoi. Rispetta la nostra libertà di scelta. Non ci obbliga ad essere salvati da lui. Lui ci ama talmente tanto che ci ha lasciati liberi. 

Ma perché un serpente? Che senso ha mettere un serpente e non un'altra immagine. Per gli Ebrei era proibito farsi delle immagini. Ma Mosè fa un serpente perché il serpente era ciò che stava causando la morte e allora è come per dire Loro che quello che adesso vi causa la morte, perché voi state guardando solo a terra, se innalzate gli occhi al cielo, se portate in alto questo che vi fa morire, può diventare uno strumento di salvezza. 

Noi siamo esseri umani con molti difetti. Quando noi guardiamo solo alle cose terrene, il nostro essere umani ci porta a staccarci da Dio. Ma se noi abbiamo il coraggio di innalzare la nostra umanità, di offrire le nostre debolezze guardando al cielo offrendole a Lui, ecco che allora possono diventare uno strumento di salvezza. Ma come è possibile questo? 

Ce lo dice la frase successiva del Vangelo. 

“Perché come Mosè innalzò il serpente nel deserto, bisogna che il figlio dell'uomo sia innalzato, perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna”. 

Quella che è la nostra debolezza, la nostra fragilità, il nostro essere umani, Gesù l'ha presa su di sé; Lui si è abbassato al nostro livello. Però Lui è stato anche il primo ad innalzarlo, quando si è fatto mettere sulla croce. In quel momento è tutta la nostra debolezza, la nostra umanità, la nostra fragilità e anche i nostri peccati che vengono innalzati, proprio come il serpente, e da lì sulla croce diventano strumento di salvezza per noi. 

Come? Attraverso la fede. La Fede ci dice che lì sulla croce c'è un uomo come noi con tutte le nostre debolezze, ma questo uomo è anche Dio ed è avendo fede in Lui, nel suo amore, che noi ci salviamo. È proprio questo amore che lo ha portato a prendere su di sé tutta la nostra debolezza, un amore tanto grande che accetta anche le conseguenze della debolezza, cioè essere messo in croce, l’essere messo a morte. In quel momento Gesù sta morendo per noi. Quelle nostre debolezze che ci porterebbero alla morte, hanno messo a morte Lui e per questo noi viviamo, ma solo se lo vogliamo, solo se lo accettiamo. 

Cosa vuol dire avere fede? 

La parola fede nella radice ebraica vuol dire avere delle fondamenta solide, qualcosa su cui ti puoi alzare e sei sicuro di stare fermo, saldo, anche di fronte alle tempeste; qualcosa a cui abbracciarti e sei sicuro che niente più potrà sconvolgerti. Questa è la fede. Credere in Cristo vuol dire abbracciare la Croce ed essere convinti che qualsiasi nostra debolezza, ma anche qualsiasi nostro peccato, non ci può più sconvolgere, perché Cristo, sulla Croce, si è già messo sulle spalle anche questo, per cui se noi crediamo nel suo amore siamo liberati da queste debolezze, non perché esse non esistano più, ma perché non potranno separarci dall'amore di Cristo che è più forte di qualsiasi altra cosa. Lo dice bene, San Paolo quando, nella Lettera ai Romani scrive: “Chi ci separerà dall'amore di Cristo?” e poi fa una lunga lista di cose belle e brutte. Perché niente ci potrà mai separare dall'amore di colui che è morto per noi. 

Voi Mi direte. Ma quando gli Ebrei nel deserto si erano lamentati contro Dio, Lui gli ha mandato i serpenti per punirli; quindi Gesù farà lo stesso con noi quando pecchiamo? No, questa è la differenza tra il vecchio e il Nuovo Testamento. Non che Dio sia cambiato, ma è cambiato il modo in cui noi lo comprendiamo. Giovanni ci dice chiaramente: “Dio, infatti non ha mandato il figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui”. Gesù è venuto per salvarci, Gesù è uno che è abituato a combattere e a vincere e la sua vittoria sta nel salvarci. Egli rispetta la nostra libertà, ma, con il suo amore, farà di tutto per convincerci ad accettare. 

Non dobbiamo aver paura. Quando pecchiamo, abbiamo un giudice grande in cielo che intercede per noi, Gesù. Dobbiamo solo credere nel suo amore. Questa, forse, è la parte più difficile. Lo sperimentiamo quotidianamente quando di fronte a una persona che veramente ci ama, noi ci vergogniamo, pensiamo di non esserne degni, ci rifiutiamo di dire a loro la verità perché abbiamo paura che ci giudichino, che ci abbandonino, che ci condannino, e noi non vogliamo perdere la loro fiducia. Dio non è così, non ci abbandonerà mai. Lui conosce già la nostra debolezza, conosce già i nostri errori; l'andare a dirglielo non cambia niente in quello che Lui sa di noi, ma accresce infinitamente il suo amore (se è possibile), perché vede che stiamo aprendo la porta a Lui. Gli diamo la possibilità di fare quello che è la sua natura, cioè perdonare e amare. 

Questa è la luce. L'ultima frase del Vangelo diceva: “Chi fa la verità viene verso la luce perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”. 

Chi fa il male odia la luce ma chi fa il bene, invece ama la luce. Giovanni, già nel capitolo primo aveva detto che la luce è venuta nel mondo, ma il mondo preferisce le tenebre. Questo è il mondo senza di Lui, ma da quando è venuto Lui che è la luce, noi che crediamo in Lui abbiamo la possibilità di capire. 

Anche noi, spesso, preferiamo le tenebre. Preferiamo non vedere la realtà delle cose perché ci illudiamo che le cose siano buone solo quando vanno secondo i nostri parametri. Di fronte alla verità abbiamo paura. 

La luce è venuta nel mondo perché comprendiamo veramente le cose, ma è una luce che non agisce con gli occhi degli uomini facendo vedere solo le cose esteriori, ma è luce vera, quella che ci fa capire le cose per quello che veramente sono. Noi non siamo solo dei peccatori, ma anche e soprattutto figli di Dio. Allora dobbiamo avere il coraggio di affrontare la verità della nostra debolezza, sposare la nostra debolezza, trasformarla lasciando che l'amore di Cristo, la sua misericordia ci lavi, e il suo sangue, dalla Croce, trasformi la nostra vita. 

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