La Prospettiva di Dio
La prospettiva di Dio
Guardiamo a questo crocifisso! Cosa vedete? Descrivetelo con una parola: Morte, sconfitta, fallimento, dolore, ecc. … .
Il vangelo di Marco, che abbiamo sentito ieri, descrive le scene del Calvario in un modo molto crudo:
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
Gesù è abbandonato, non c’è nessuno per Lui, né la Madonna, né Giovanni, né il buon Ladrone. Gesù muore solo e le uniche parole che dice dalla croce sono: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Solo dopo la sua morte, il centurione romano, uno straniero, pagano, dichiarerà: “Costui era veramente il Figlio di Dio”.
Dunque siamo di fronte a una scena di morte. Questa è la prospettiva umana, la prospettiva del mondo. Ma la fisica ci insegna che se cambiamo il punto di osservazione, l’immagine cambia e mostra particolari che prima erano nascosti. Non è lo stesso ammirare un paesaggio come una foresta, guardando da dentro, o dall’esterno, o dall’alto. Allora chi era ai piedi della croce ha visto un perdente che muore, ma cosa ha visto Gesù dalla Croce? E cosa ha visto Dio Padre? Cioè Qual è la prospettiva di Cristo circa la sua morte?
Legato alla prospettiva c’è il pensiero, i sentimenti, le azioni. Coloro che erano ai piedi della croce sono descritti come arrabbiati, insultando, prendendosi gioco di Lui. Che sensazioni avrà avuto Gesù vedendo e sentendo tutte queste cose?
La Settimana Santa è il periodo in cui attraverso la nostra preghiera e la nostra riflessione siamo chiamati a cambiare dalla prospettiva del mondo alla prospettiva di Dio.
La morte di Gesù sulla croce non è una sconfitta, un incidente di percorso; non è nemmeno una strategia, una sconfitta temporanea per poter conquistare una vittoria più tardi. La Passione e morte di Gesù è il frutto di una scelta concreta dettata dall’amore.
È come se Gesù dicesse: “Gli uomini hanno bisogno di aiuto, io mi faccio carico della loro infermità, la addosso tutta su di me perché loro ne siano liberato, anche se questo mi porterà a soffrire e a morire, anzi, proprio grazie a questa morte il peccato verrà lavato via, redento e l’uomo tornerà ad essere libero di amare”.
Riflettere sulla croce, deve allora essere un riflettere sul suo amore.
Ma riflettere sulla croce, deve anche essere un riflettere sulle nostre debolezze, sui nostri peccati, ma da una prospettiva diversa, perché anch’essi sono là sulla croce.
Quando noi pensiamo al peccato, ci viene spontaneo pensare alle lezioni di catechismo o di teologia che ce lo descrivono come un’azione volontaria contro la volontà di Dio. Proviamo a cambiare prospettiva:
La prospettiva dell’osservatore è: il peccato è un’azione errata che va punita e cambiata. Crea, in chi ce l’ha un senso di forza, di rettitudine.
La prospettiva del peccatore, che è sottomesso alla spinta delle sue passioni, è: il peccato è qualcosa che mi attrae e del quale non so fare a meno; Questo, dopo il piacere iniziale, fa stare male e crea molti sensi di colpa.
Qual è la prospettiva di Cristo in Croce di fronte al nostro peccato? Lui non guarda al peccato ma al peccatore. Lui vede un suo figlio, un suo fratello che si sta rovinando, sente amore, compassione, desiderio di far di tutto, anche di sacrificarsi pur di salvarlo.
Molto spesso le relazioni tra noi, anche in comunità, sono difficili, sembrano irreparabili, perché esternamente usiamo la prospettiva dell’osservatore, inconsciamente siamo spinti dalla prospettiva del peccatore, ma ci dimentichiamo della prospettiva di Dio. Guardiamo alle cose e ci dimentichiamo delle persone.
San Paolo ha un testo molto illuminante che voi conoscete bene ma sul quale forse vi siete fermati poco a riflettere. Lo troviamo nella lettera ai Filippesi al capitolo 2 (5-9).
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò …
Di fronte a qualsiasi situazione umana, anche la più difficile, anche la più sbagliata o peccaminosa, siamo invitati ad avere in noi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù. Le cose dobbiamo guardarle dalla prospettiva di Cristo, dal luogo privilegiato di osservazione che è la croce.
Qual è il modo di pensare e di agire di Gesù di fronte al nostro peccato? Lui il “Giusto” ritiene di non doversi chiudere nella sua “giustizia”, ma scende dal piedistallo, si abbassa al livello del peccatore, si fa uno con lui, non solo si fa vicino, ma assume su di sé la condizione dell’altro fino ad assumerne su di sé la condanna, le conseguenze del peccato, a costo di pagare con la sua stessa vita. Perché? Perché questa è la prospettiva dell’Amore. L’amore si trasforma in compassione e sofferenza, desiderio di intervenire e salvare, sostituirsi all’amato come scudo che protegge e oggetto di espiazione che redime.
Infine aggiunge: “Per questo Dio lo ha esaltato”. Questo è veramente cosa vuole Dio, cosa lo fa felice, quello che Lui definisce un successo, una vittoria.
In una discussione comunitaria o una lite, quando è che noi crediamo di averla vinta? Cosa definiremmo “un successo” nella nostra difesa della posizione, del pensiero? Quanto siamo distanti dalla prospettiva della croce!
C’è una parola intrigante nel testo di San Paolo: “si fece obbediente”. Voi avete studiato, o studierete presto, il voto di obbedienza. Cos’è questo voto? Il seguire con fedeltà tutte le regole scritte in un libro chiamato “costituzioni”? Il mettere in pratica meccanicamente quanto dettato dal superiore? Obbedienza a un libro o a una persona, questa è la prospettiva del mondo, ma qual è la prospettiva della croce? Com’è che Gesù si è fatto “obbediente”?
Don Orione è per tutti noi un esempio grandissimo di riflessione sulla croce, di immedesimazione nei “sentimenti di Cristo”. La teologia della croce occupa nella spiritualità di Don Orione un posto importante, oserei dire il più importante. Ci sono alcune sue frasi molto forti tipo:
“Gesù Cristo lo si ama sulla croce e crocifissi con Lui”.
“La nostra congregazione è nata in un venerdì santo e prospererà se rimarrà umile ai piedi delle croce”.
“Io non sento che una infinita, divina sinfonia di spiriti, palpitanti attorno alla Croce, e la Croce stilla per noi goccia a goccia, attraverso i secoli, il sangue divino sparso per ciascun'anima umana.”
“Ponimi Signore sulla bocca dell’inferno perché, per la tua misericordia, io la chiuda”.
“Che il mio segreto martirio per la salvezza delle anime, di tutte le anime, sia il mio paradiso e la suprema mia beatitudine. Amore delle anime, anime, anime! Scriverò la mia vita con le lacrime e col sangue. L'ingiustizia degli uomini non ci affievolisca la fiducia piena nella bontà di Dio. … Soffrire, tacere, pregare, amare, crocifìggersi e adorare. Lume e pace di cuore. Salirò il mio Calvario come agnello mansueto. Apostolato e martirio; martirio e apostolato”.
Queste non sono parole, sono un programma di vita che si trasformato in una moltitudine di piccoli gesti d’amore e sono stati la base della grande Opera da lui fondata.
Che cosa volete ottenere nella vostra vita? Dove volete arrivare? Qual è il vostro sogno?
Sono domande legittime che esigono delle risposte e che influenzeranno tutte le vostre scelte future, ma la mia domanda per voi è: queste risposte le darete guardando alla vostra vita dalla prospettiva del mondo o da quella della croce?
Per il lavoro personale:
- 1) C’è qualcosa in me che mi lascia inquieto? (Qualche situazione ambigua, qualche vizio, qualche errore del passato).
Che sentimenti suscita in me?
Cosa cambierebbe se mi guardassi dalla prospettiva della Croce?
- 2) C’è qualche persona che non riesco ad accettare, che al solo vederla o pensarla mi fa star male? Cosa mi disturba di lei? Che sentimenti suscita in me?
Cosa cambierebbe se la guardassi dalla prospettiva della Croce?
- 3) Che cosa voglio ottenere nella mia vita? Dove voglio arrivare? Qual è il mio sogno?
Questo sogno o piano di vita, corrisponde alla prospettiva della Croce?