E se Gesù ci cacciasse fuori di Chiesa?
E se Gesù ci cacciasse fuori di Chiesa? (Gv 2,13-25)
Continua il nostro percorso quaresimale e oggi ci troviamo nel tempio di Gerusalemme. Ad accompagnarci è il Vangelo di Giovanni. I tre sinottici riportano l’episodio della purificazione del tempio solo alla fine, durante la settimana santa, perché essi parlano di un solo viaggio di Gesù a Gerusalemme; Giovanni, invece ha tre viaggi a Gerusalemme, uno ogni anno, in corrispondenza della Pasqua, e riporta questo episodio della purificazione del tempio all’inizio, nel viaggio del primo anno. Non ha importanza chi dei quattro vangeli ci dia la locazione cronologica esatta, è invece importante cogliere il significato di tale gesto eclatante di Gesù e che è lo stesso in tutti e quattro i vangeli. Il gesto in sé è strano perché di solito noi siamo abituati a vedere Gesù che fa dei miracoli, si mostra buono con la gente, aiuta i poveri, gioca coi bambini, e ha attorno a sé molti che lo seguono e lo lodano, ma nel vangelo di oggi vediamo un Gesù totalmente diverso. Da quando è iniziata la quaresima il Vangelo della domenica non ci ha presentato miracoli, ma un Gesù in situazioni strane. Se vi ricordate la prima domenica c'erano state le tentazioni, domenica scorsa la trasfigurazione e oggi, addirittura, un Gesù che si arrabbia e caccia i venditori dal tempio. Anche nelle prossime 3 domeniche non ci saranno miracoli. La liturgia ci sta indicando che Gesù è il nostro salvatore non quando fa i miracoli ma quando dà la sua vita per noi morendo sulla Croce.
Ma perché oggi Gesù si comporta così? Egli vuole insegnare alla gente, e anche a noi, quale è il vero senso della religione. Cogliamo questo dal commento che l’Evangelista fa quando dice: “I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».”
Lo Zelo è un sentimento interiore dettato dal valore che diamo alle cose religiose, e dal timore che non siano rispettate. Nel Vangelo di oggi, Gesù si comporta in maniera strana perché è in gioco qualcosa di molto importante il senso del nostro rapporto con Dio.
Ai tempi di Gesù la religiosità era basata solo su esteriorità: sacrifici, riti, eccetera. Il tempio era la casa di Dio perché lì Dio vi abitava. Segno di questa sua presenza erano le tavole della legge date da Dio a Mosè.
Dio non poteva essere né visto né raffigurato in modo che la relazione con Lui potesse essere diretta. Dio aveva stabilito direttamente con il suo popolo un'alleanza; sul monte Sinai aveva detto: “Se obbedirete alle mie leggi voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. Se le trasgredirete io vi punirò, ma se le osserverete vi benedirò per 1000 generazioni”.
Il popolo aveva però trasformato la sua relazione con Dio in una religione legalistica. La legge era ormai al centro di tutto e siccome nessuno può dire di essere un perfetto osservante, si moltiplicavano i riti di espiazione. Di questo ne avevano approfittato alcuni, specialmente i sacerdoti del tempio e avevano fatto di esso una fonte di guadagno, creando tutto il commercio legato alla vendita degli animali da sacrificare e al cambio delle monete con cui pagare tali animali o fare offerte, dato che nel luogo sacro, le monete pagane, cioè quelle romane, non potevano entrare.
Qui sono in ballo due aspetti importanti. Prima di tutto i sacerdoti avevano trasformato la religione in un affare economico personale: sfruttavano la pietà della gente semplice per arricchirsi.
Il secondo aspetto, forse il più importante, è che si era rovinato il rapporto con Dio, trasformandosi in un rapporto formale basato su riti da compiere e sulla paura della punizione. Colui che era il Dio che li aveva liberati dall' Egitto, nella loro mente era diventato un dittatore che esige obbedienza.
Gesù tutto questo non lo accetta. Con la sua incarnazione e gli è venuto a rimuovere tutte le forme di schiavitù e ci chiede un contatto personale con Dio, un rapporto di amore, non di paura; di donazione e non di compravendita.
Ci sono dei passaggi biblici che ci permettono di comprendere questo passaggio. Il profeta Geremia aveva detto: “Farò con voi un'alleanza nuova, scriverò la legge sui vostri cuori”. Anche Ezechiele aveva detto: “Vi darò un cuore nuovo, porrò il mio Spirito dentro di voi”. Ma è Gesù stesso, in questo brano, che ci permette di capire il suo piano, quando dice: “Distruggete questo tempio e in tre giorni io lo ricostruirò. Parlava del suo corpo”. Il corpo di ogni persona è tempio di Dio. Questo ce lo ha confermato anche San Paolo, quando rimprovera i cristiani che si comportavano male, dicendo: “Non sapete che siete tempio dello Spirito Santo”.
Subito dopo questo episodio della purificazione del tempio Gesù torna in Galilea. Lungo la strada si ferma a parlare con la donna samaritana e a lei dice: “In verità, ti dico, è venuto il tempo ed è questo, in cui non si adorerà più Dio su un monte o nel tempio, ma in Spirito e verità”.
Noi siamo il tempio di Dio. La liturgia di oggi ci invita a rivedere se è un tempio degno della sua presenza, secondo le due direttive di cui abbiamo parlato sopra.
Come utilizziamo la nostra posizione da Cristiani, o magari da religiosi e preti? Forse ne approfittiamo per avere potere, influsso sopra altre persone. Facciamo le cose solo in base a quello che ci guadagniamo, al nostro interesse personale, o seguiamo l'ordine di Gesù e facciamo tutto solo per amore?
Il secondo aspetto riguarda invece il nostro rapporto con Dio. È veramente un rapporto spirituale, libero, che parte dal nostro cuore? Diamo a Lui, con sincerità, il tutto di noi stessi? Oppure ci fermiamo alle esteriorità, all'osservanza della legge? Viviamo con la paura di un Dio che ti guarda solo per punirci?
Concretamente parlando, questi due punti rappresentano problemi molto presenti tra i cristiani oggi, quando alcune persone pregano solo per chiedere qualcosa a Dio, oppure vanno a messa senza pensare a quello che sta avvenendo, aiutano in Chiesa ma per essere notati dagli altri e avere posti di onore o di comando; abbiamo cioè persone più interessate a sé stesse, alla propria immagine, ai propri affari che al loro rapporto con Dio. Gesù non accetta questo comportamento perché lui è venuto a portare l'amore, ma quando uno pone se stesso e il suo interesse al centro, non c'è posto per l'amore. Lui è venuto a parlare di servizio e non di guadagno personale. Gesù chiede a quelle persone, e a tutti noi, di cambiare modo di pensare a Dio. Egli dice: “Distruggete questo tempio”, questa religiosità basata solo su riti e pensieri umani e io vi darò me stesso come luogo dove trovare un’immagine di Dio basata sull'amore, perché per voi muoio e per voi risorgo. Lui ci dà un segno per dimostrare che questo è vero: Il corpo di Cristo sarà distrutto dalla sua morte e con essa morirà la parte della limitazione umana, ma dopo tre giorni rinascerà nuovo, con le stesse sembianze umane ma senza i bisogni. Potrà mangiare ma non ne avrà bisogno, camminerà ma non ne avrà bisogno.
Noi come cristiani che credono in Gesù continueremo ad avere le nostre debolezze ma non possiamo metterle al centro di tutto. Non possiamo permettere che le nostre paure, i nostri desideri, la nostra sicurezza, la nostra comodità diventino più importanti del nostro rapporto con Dio, del nostro seguire quello che Gesù ci insegna, del nostro amare e servire i nostri fratelli.