Il segreto dei vincitori

 Perdere per vincere; morire per vivere.  Gv 12,20-33

 E’ una legge di natura: se vuoi guadagnare qualcosa, prima devi perdere. Se vuoi più soldi devi fare un investimento e investire vuol dire perdere dei soldi nella speranza che ritornino più abbondanti.

Se vuoi godere qualcosa di bello lo devi comperare o lo devi conquistare, scalare una montagna per un paesaggio, vincere una gara. Tutto questo richiede che tu spenda soldi, tempo, fatiche. Sono poche le cose nella vita che vengono gratis, e più esse costano, più sono preziose.

Questo lo sappiamo bene, ma di fronte alla prospettiva del guadagno siamo pronti a rischiare. Ma al momento della separazione, il dubbio o l’angoscia ci coglie: e se poi non ritornano? E se qualcosa va male? La separazione è sempre dolorosa. Poniamo l'accento sulla perdita e non sull'investimento e ancor meno sul frutto.

Cosa ci sostiene nella scelta? La Speranza.

Questo è in poche parole il messaggio del vangelo di oggi. Ma vediamo con calma il testo.

L'episodio raccontato oggi sembra essere di poco valore, una semplice storiella raccontata per riferire un fatto, invece porta in sé un messaggio molto importante. Esso segna il passaggio, o forse meglio, il collegamento tra due momenti importanti della vita di Gesù. Siamo a Gerusalemme nel giorno delle Palme. È il primo episodio subito dopo l'entrata trionfale. Lungo il viaggio che li aveva portati lì Gesù, per ben tre volte, aveva annunciato loro che sarebbero saliti a Gerusalemme, dove Lui sarebbe stato catturato e messo a morte. In tutti e tre i casi, la reazione degli apostoli è stata quella di chi non comprende le sue parole. Essi pensavano ad un viaggio verso la gloria, il trionfo. All'arrivo a Gerusalemme c'è la folla che accoglie Gesù e che festeggia e questo sembra confermare le loro prospettive, cioè che Gesù, sarebbe presto diventato re o comunque avrebbe fatto qualcosa di importante e di bello. L'arrivo, l'entrata, la grande festa, l'accoglienza, tutto va in questa direzione; inoltre abbiamo un altro episodio molto semplice: persino alcuni stranieri, venuti per la festa, hanno il desiderio di conoscere e onorare Gesù.

Questo è il contesto in cui Giovanni comincia il racconto della Passione e lo fa con un discorso chiaro e provocatorio. Gesù sa quello che gli sta per succedere,  e lo accetta. Ha appena risvegliato Lazzaro dalla morte e i sommi sacerdoti sono più convinti che mai di ucciderlo. E lui prende l'occasione per spiegare ai discepoli il senso di tutto questo.  Lui è come il chicco di frumento che deve morire ed essere messo sotto terra per portare frutto. 

Gesù, con la sua morte, deve ricondurre tutto al Padre. Non è l’acclamazione del popolo che permetterà la realizzazione del piano di Dio, ma l’obbedienza al volere del Padre. Lo ripete chiaramente e aggiunge: “Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”. “Chi ama la propria vita”: che brutta traduzione. Bisognerebbe dire: Chi è attaccato alla propria vita, o meglio al proprio stile di vita; chi ha paura di investirla, chi preferisce la comodità, il piacere semplice e a poco prezzo, costui presto si troverà a mani vuote. Le parole di Gesù sono un richiamo a quanto aveva detto nel discorso della montagna: “Accumulate i vostri tesori in cielo”. Gesù poteva scegliere di scappare da Gerusalemme e continuare a vivere, oppure, come ha fatto, rimanere fedele alla sua missione pur sapendo di dover morire.

Poi subito dopo dice: “Chi vuol venire dietro di me mi segua”.

Non è mai facile accettare di dover soffrire, di dover perdere, di essere messi a morte ingiustamente. Non possiamo stupirci se i discepoli sembrano non capire nonostante la chiarezza delle parole di Gesù. Quello che loro non capiscono non è il significato delle parole, ma il perché debba essere proprio così, specialmente ora che sono a un passo dal successo. Noi avremmo fatto lo stesso, e forse anche peggio.

Non dobbiamo spaventarci: Gesù stesso ha paura di quello che sta succedendo, infatti aggiunge: “Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome”. Alle nozze di Cana aveva detto: “non è giunta la mia ora”. Il capitolo 13 inizia dicendo: “Quando giunse per Lui l'ora di essere glorificato” ed è l’inizio solenne del racconto della passione con la lavanda dei piedi e l'ultima cena.

La via di Dio è chiara: amare e servire fino a dare la vita perché il vero amore è debolezza umana ma è forza divina. Don Orione diceva: “Solo la carità salverà il mondo” e quanto ha sofferto anche lui per amore. Come lui, anche noi dobbiamo imparare questa legge di vita. La vera vita non è data dal numero di anni ma dalla sua qualità, dalla sua fecondità. Se uno si chiude su se stesso,  pensa solo a proteggersi, a soddisfare i propri desideri, non cresce; biologicamente è vivo ma in pratica è già morto. Il momento in cui esce da se stesso e comincia a donare si innesca una catena di bene che rende tutto più bello, più vero: la sua vita diventa un tutt’uno con la vita di Dio.

Noi ricerchiamo la gloria perché pensiamo che essa porterà la felicità. La gloria che porterà il frutto, non è quella dell'accettazione da parte delle persone, ma quella della voce del Padre che parla. La voce venuta dal cielo ci ricorda il Battesimo al Giordano e la Trasfigurazione, ma qui, chi sente questa voce non la riconosce per nulla. Eppure tale conferma era destinata proprio a loro: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Questo è anche un richiamo per noi: se non siamo pronti ad ascoltare la parola di Dio, anche noi resteremo insensibili. Il messaggio di Dio lo si comprende solo quando si accetta lo stile di Gesù che non è quello della vittoria esterna, ma quella del servizio e dell'amore, donando tutto noi stessi.

Siamo ormai vicini alla settimana santa. Ci verrebbe spontaneo sperare che essa passi in fretta perché arrivi subito la Pasqua, finisca la sofferenza, ricominci la gloria e la vita di festa. La Pasqua non la comprenderemo, non la godremo a pieno se non ci immergiamo con impegno a riflettere sulla passione e morte di Gesù.

Post popolari in questo blog

Gesù è davvero un re?

I santi, nostri amici

Cosa dobbiamo fare?