Cammino spirituale di conversione

 Cammino spirituale di conversione

Alcune note prese dalla liturgia della quarta domenica di quaresima anno b. I commenti sono presi dalle letture.

2 Cronache 36,14-16; 19-23

Salmo 136

Efesini 2,4-10

Giovanni 3,11-21 

 Nella prima lettura si parla di gente che per lungo tempo si è allontanata dall'amicizia con Dio; hanno il tempio, hanno tutte le strutture della religione, ma il loro cuore si è allontanato e in pratica fanno tante cose che sono lontane da quello che la loro legge richiederebbe. Il Signore ha mandato premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, eppure non li hanno seguiti. Ridono, credono che le preghiere, l'esteriorità, la frequenza al tempio siano sufficienti e il resto della vita non c'entri niente. Ecco che allora Dio manda delle persone straniere a distruggere il tempio. Attenzione! non si dice che Dio ha distrutto il tempio, ma che “persone straniere vengono da fuori e distruggono” il tempio. Quella che sembra essere la sconfitta più grande è l'inizio della conversione perché ora gli Ebrei non possono più basarsi sui riti esterni, devono ricercare qualcos'altro. Con la caduta dell'esteriorità sembra che tutto sia caduto, inizia il periodo dell'esilio, cioè il passaggio da quella vita esteriore godereccia a una vita di desolazione, frutto di quelle esteriorità che li aveva svuotati, e si ritrovano in Babilonia. Proprio qui inizia il percorso. “Là presso i fiumi di Babilonia, noi sedevamo piangendo ricordandoci di quella che era la nostra vita a Sion”, non riuscivamo più a cantare, non riuscivamo più a celebrare. Come poter celebrare quando sappiamo di essere lontani da Gerusalemme? È la desolazione più completa. Quel che rimane vivo è il ricordo, una certa nostalgia di tempi felici che non sono più, ma questa scintilla è sufficiente per ricominciare a costruire. Il problema è: come costruire?

La risposta alla domanda si viene data da San Paolo nella lettera agli Efesini: “Dio ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatti rivivere con Cristo. Per grazia, siete salvati”.

Ecco la risposta: la grazia di Dio interviene a recuperarci. Lo strumento di salvezza non saranno opere che noi possiamo fare, perché abbiamo già capito che le opere sono solo esteriorità. Anche le preghiere di prima erano opere e di per sé erano opere buone, ma in quanto solo esteriorità, ci hanno portati a svuotarci e ci hanno portati alla distruzione. Allora bisogna ricostruire dall'interno dal prendere coscienza della presenza in noi di Dio, come poi Gesù dirà a Nicodemo: noi siamo tempio vivo dello Spirito Santo. Dio è già dentro di noi e ci salva attraverso la fede, cioè la nostra adesione a lui. Questa Fede è essa stessa un dono di Grazia, un dono di Dio. Ecco che allora dobbiamo ripartire da lì dal sapere di essere opera sua, creati in Gesù Cristo per le opere buone, e le opere saranno buone solo se sono radicate in Cristo. Allora arriva la spiegazione concreta dalle parole di Gesù a Nicodemo: Quelle che erano le nostre debolezze, quelle che sono state le cose che ci hanno fatto cadere, non dobbiamo nasconderle, pretendere che non esistano, dobbiamo prenderle e innalzarle, cioè affidarle a Cristo che è già innalzato sulla croce; Lui, lì, ha raccolto tutti i nostri peccati; Lui ha preso tutto su di sé, la sua umanità è stata messa in croce assieme alla nostra umanità e a tutte le nostre debolezze: per questo è pienamente uomo. Ma lui è anche Dio, il Segno vivente dell'amore di Dio che ha dato se stesso fino ad abbassarsi nella nostra umanità, a raccogliere come servo tutte le nostre debolezze, e a offrirle a Dio attraverso il sacrificio supremo della Croce. Lì si compie il miracolo e adesso la salvezza è possibile. Se noi abbiamo il coraggio di prendere le nostre debolezze, di partire dalle nostre debolezze, non dai segni esterni, non dalla pretesa di pregare, non dalla pretesa di essere cristiani, ma dalla coscienza di tutto quello che ci allontana da Cristo e di quanto esso ci fa male, se abbiamo il coraggio di partire da lì, di offrirlo a Cristo, di dirgli: “Sei in croce anche per me; accogli anche questi miei peccati, purificali e purificami, permettimi di unirmi a te sulla croce”, ecco che allora il miracolo della conversione avviene e possiamo iniziare una nuova vita.

Chi crede in Dio non è condannato, ma chi non crede è già stato condannato”. “La luce è venuta nel mondo, anche se troppo spesso gli uomini preferiscono le tenebre”. Non credo che ci siano persone che preferiscono il male, ma credo che ci siano persone che hanno paura del bene, che si vergognano di far vedere quello che sono. La tenebra nasconde; la luce richiama la verità e la verità ultima è che siamo figli di Dio, creati da lui, redenti dal suo sangue.

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