Dall'esilio al Calvario
L’ultimo viaggio di Gesù: dalle Palme alla croce.
Siamo arrivati al culmine del cammino di quaresima. Per 5 settimane abbiamo camminato riflettendo sulle provocazioni di Gesù.
La prima settimana, nel deserto delle tentazioni, abbiamo capito che bisogna dare il primato a Dio sulle cose della terra.
La seconda settimana, sul monte della Trasfigurazione, abbiamo compreso che al centro della nostra fede c’è la persona di Cristo, non i riti o le leggi
La terza settimana, al tempio di Gerusalemme, abbiamo compreso quanto fredda e interessata possa essere la nostra preghiera, lontana dal rapporto d’amore che Lui vuole instaurare con noi.
La quarta settimana, guidati dalla riflessione fatta a Nicodemo, abbiamo capito la profondità dell’amore di Dio per noi.
La quinta settimana, Gesù arriva al punto centrale del nostro cammino: il chicco di frumento se vuole portare frutto deve morire.
Ora siamo qui, all’inizio della settimana centrale, il momento preparato da Gesù durante i tre anni di vita apostolica, la realizzazione di tutti i suoi discorsi, il momento della verità che mette alla prova il nostro essere suoi “Discepoli”.
La liturgia ci presenta questo momento con una forte contraddizione: inizia presentandoci un cammino di gloria con il racconto dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, ma poi prosegue con il racconto della passione e morte di Gesù. Questo contrasto è reso particolarmente forte dal vangelo di Marco. Esso prima parla di folle che lo accolgono “Molti stendevano i loro mantelli sulla strada e altri delle fronde. Quelli che venivano davanti e quelli che venivano dietro gridavano Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore”, poi, a soli 4 giorni di distanza, parla della stessa folla che viene a catturarlo con spade e bastoni e tra essi anche uno degli apostoli, Giuda. Il giorno prima egli aveva notato che l’unguento usato dalla donna per i piedi di Gesù era sprecato, costava ben 300 denari, lui aveva appena venduto Gesù per un decimo di quella cifra: Gesù vale molto meno di un vasetto di olio. Tutti i vangeli parlano di come Gesù è messo a morte, ma quello di Marco è il più forte nel far rilevare la solitudine in cui Gesù ha vissuto quel momento. Nel suo racconto non ci sono discepoli sul Calvario, non c’è il buon ladrone, non c’è Maria, solo gente che insulta. Le uniche parole di Gesù dalla croce sono: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Solo dopo la morte si dice che “a distanza” c’erano alcune donne che osservavano, e, sempre dopo la morte, abbiamo la professione di fede del Centurione Romano.
La liturgia di oggi ci indica un ultimo viaggio, quello dalla gloria all’abbandono, dal successo al fallimento, dall’esteriorità al vuoto: questo è stato il cammino finale di Gesù, il cammino della nostra Redenzione.
Viviamo in un mondo in cui molte persone sono valutate meno di cose materiali inutili, dove troppe persone sono maltrattate, tradite, lasciate sole. Abbiamo il coraggio di immergerci in questa realtà?
Troppo spesso le nostre relazioni si sono raffreddate, distanziate, spesso sono diventate “virtuali” ma non “virtuose”. La freddezza delle relazioni, pian piano diventa freddezza di morte spirituale.
Ci rimane ancora una settimana prima della Pasqua: come vogliamo trascorrerla? Come vogliamo preparare la riflessione per comprendere appieno la forza della Risurrezione? San Paolo, nella lettera ai Filippesi, parlando del mistero della Kenosis di Gesù dice: “umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato …”. Chi è il nostro Dio? Chi è il nostro Redentore? Chi siamo noi suoi discepoli?