La vera vita: essere come il chicco di frumento

La vera vita: Gv 12, 20-33.
Siamo al capitolo 12 del Vangelo di Giovanni. In questo capitolo abbiamo un primo annunzio  della vicinanza della morte di Gesù subito seguita dall’entrata gloriosa a Gerusalemme, quindi siamo già nella settimana santa.  Gesù sa quello che gli sta per succedere,  e lo accetta. Ha appena risvegliato Lazzaro dalla morte e i sommi sacerdoti sono più convinti che mai di ucciderlo. E lui prende l'occasione per spiegare ai discepoli il senso di tutto questo.  Lui è come il chicco di frumento che deve morire ed essere messo sotto terra per portare frutto.  
In questa occasione si avvicinano a Lui degli stranieri,  cosa proibita dalla legge,  ma lui riconosce che quanto i profeti avevano annunciato si sta avverando cioè che alla fine tutte le genti verranno a Dio. Interessante il fatto che Pilato fa mettere sulla Croce l'iscrizione in latino e greco, cioè per tutti.  Naturalmente lui lo fa per un motivo burocratico, non sa che Gesù aveva appena detto: ”Quando sarò elevato da terra attirerò  tutti a me”.
Non ci sono dubbi che questa è la via di Dio e Gesù l'accetta senza indugio. Lui come tutti gli esseri umani ha paura e soffre,  ma dice: “adesso l'anima mia è turbata;  che cosa dirò? Padre salvami da quest’ ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ ora”. Alle nozze di Cana aveva detto: “non è giunta la mia ora”.  All’ inizio del capitolo 13 si dice: “quando giunse per lui l'ora di essere glorificato” e lì inizia il racconto della passione con la lavanda dei piedi e l'ultima cena.
La via di Dio è chiara: amare e servire fino a dare la vita perché il vero amore è debolezza umana ma è forza divina. Don Orione diceva: “solo la carità salverà il mondo” e quanto ha sofferto anche lui per amore.
Come lui, anche noi dobbiamo imparare questa legge di vita. La vera vita non è data dal numero di anni ma dalla sua qualità,  dalla sua fecondità. Se uno si chiude su se stesso,  pensa solo a proteggersi,  a soddisfare i propri desideri, non cresce; biologicamente è vivo ma in pratica è già morto.  Il momento in cui esce da se stesso e comincia a donare si innesca una catena di bene che rende tutto più bello, più vero: la nostra vita diventa un tutt’ uno con la vita di Dio. 

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