Il mattino di Pasqua


Il mattino di Pasqua. In cammino con la Maddalena

Ci troviamo qui di fronte a una tomba vuota per celebrare il mistero più grande della nostra fede: la risurrezione di Cristo. Di fronte alla morte ci potrebbero essere due atteggiamenti: il primo è quello dei due discepoli di Emmaus che se ne andavano tristi per tornare a casa. Con Cristo era morto il loro ideale, e ora delusi sfuggono per tornare a chiudersi in sé, nella routine di una vita senza Lui. Il secondo invece è l’atteggiamento della Maddalena che non appena può torna al sepolcro; non si rassegna alla perdita della persona amata.
Queste sono due categorie di persone diverse che hanno investito la loro vita in Cristo. I primi (i discepoli di Emmaus, per motivi forse emozionali, la seconda (la Maddalena) per amore.
Gesù non li lascia soli. Si presenta loro, i primi per farli rimettere in cammino, la seconda per fare di lei la prima discepola, l’evangelizzatrice degli apostoli.
La tomba di Cristo ora è vuota. Dentro non c’era solo il suo corpo trafitto dai chiodi e dalla lancia, c’era anche gran parte della nostra vita. C’erano le nostre paure, i nostri sensi di inadeguatezza, di colpa, il nostro egoismo, la nostra ricerca sfrenata della comodità, della sicurezza, della soddisfazione, la nostra freddezza e incapacità di amore, tutte cose che ci impediscono di vivere a pieno la vita, che ci svuotano il cuore. Spesso sembriamo vivi, ma in realtà siamo morti. Cristo si è portato tutte le nostre debolezze nel sepolcro con lui e ora vuole che noi risorgiamo con lui perché lui è risorto anche per noi.
Ci si mette a fianco e ci dice: stolti ancora non capite? il vostro cuore è chiuso? I vostri occhi sono ciechi?
Forse abbiamo vissuto la nostra religione, il nostro rapporto con Dio in maniera troppo formale, troppo superficiale: Ci hanno sempre insegnato che l’importante era evitare i peccati, seguire i comandamenti, dire le preghiere; andava bene così! Ora questo non basta più. Gesù vuole il nostro cuore non le nostre preghiere, vuole la nostra vita non la nostra osservanza. Si è portato nella tomba tutte le nostre debolezze e ora ci dice: “Alzati! risorgi, cambia vita, ti do io la forza di farlo”. Mi direte, ma ci abbiamo provato tante volte e non ci siamo riusciti: forse abbiamo sempre tentato in modo sbagliato? Forse abbiamo creduto di poter comprare Dio con le nostre pratiche e ci siamo dimenticati che aveva già pagato tutto lui.
La Maddalena lo riconosce quando smette di pensare al suo dolore e sente chiamare il suo nome. I due di Emmaus lo riconoscono quando lo invitano a condividere la cena con lui.
Noi lo abbiamo studiato tanto, ma lo abbiamo amato? Gli diamo del tempo per andare in chiesa, ma gli diamo anche tempo per stare con lui da soli, per leggere la sua parola? Seguiamo i dieci comandamenti e i 5 precetti, ma ci lasciamo provocare anche dal Vangelo? Ci riflettiamo? Cerchiamo di metterlo in pratica? Siamo battezzati per cui siamo cristiani, ma è solo questo che ci rende Cristiani? Ci sforziamo di vivere per Cristo, con Cristo, come Cristo,?
La resurrezione di Cristo ci invita ad una vita nuova. Se oggi non sentiamo il desiderio di convertirci, di vivere in modo diverso il nostro rapporto con Cristo, allora domani sarà un giorno come gli altri, fra una settimana ci saremo dimenticati che c’è stata la Pasqua e Cristo ha sofferto, è morto per noi, ma per nulla. Se avremo il coraggio di provare, almeno un po’, a mettere in pratica nella vita quotidiana quello che alla domenica sentiamo nel Vangelo, scopriremo un mondo tutto diverso, una gioia tutta diversa perché avremo aperto la porta a Cristo e Lui è venuto a cenare con noi e a rivelarci il suo amore.
Lasciamoci provocare da Cristo e dal suo amore.

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