La chiamata dei 4 discepoli


La vocazione dei primi apostoli. Mc. 1,14-20

Il vangelo di oggi è formato da due parti legate fra loro: la predicazione di Gesù e la chiamata dei primi discepoli.
Vediamo alcuni punti che il vangelo ci propone.
Gesù va in giro predicando e dice: Il tempo è arrivato, acciuffatelo, non perdetelo. La parola qui usata per tempo è Kairos è l’occasione che passa. Nella mitologia greca c’erano due fratelli Kronos e Kairos, entrambi dedicati a generare le cose, le cose buone e le persone. Kronos molto preciso, metodico, sempre puntuale. Se ti presentavi in tempo ricevevi, se arrivavi tardi rimanevi senza. Ma lui aveva paura di quel che creava e quindi mangiava i suoi figli. Suo fratello Kairos, invece, era libero, sregolato, non si sapeva mai dove andasse e quando passasse ma qualsiasi cosa desse o generasse la rendeva libera. Era difficile da cogliere, però lo si riconosceva dal fatto che aveva un lungo ciuffo, allora quando lo vedevi passare vicino a te dovevi afferrarlo per il ciuffo e lui ti dava il dono che ti rendeva libero. Da qui deriva la parola italiana acciuffare. Quindi più che tempo è l’occasione che passa da non lasciarsi scappare; più che la quantità o la misura del tempo, lui rappresenta la qualità. Bene, Gesù usa proprio la parola Kairos, non Kronos per descrivere la sua venuta.
Come si fa ad acciuffare questa occasione? Convertitevi, ribaltate il vostro modo di pensare e credete nel vangelo. Attenzione! Lui dice: Credi “nel Vangelo”, non “al vangelo”, cioè non è questione di accettare quello che il vangelo dice ma di immergersi  in quello che esso insegna, fondarsi su questo, e lì giocarsi la vita.
In pratica Gesù sta dicendo: non c’è un orario fisso in cui mi potete incontrare, ma delle occasioni che non dovete lasciar cadere. Non sta a noi decidere quando incontrarlo, è lui che ci viene incontro quando e come vuole, noi dobbiamo acciuffare l’occasione. Due sono infatti le tentazioni del Cristiano: una è quella di dire io vado a messa la domenica, prego alla sera prima di andare a letto, faccio l’elemosina alla chiesa o a qualche povero per cui sono a posto. Facendo così facciamo noi ciò che vogliamo e quando vogliamo e vogliamo che Dio sia lì a nostro servizio a ricevere il pagamento del nostro tributo e ricompensarci con la sua salvezza. Vogliamo comprare Dio. Questo non è cristianesimo, questo è l’antico testamento e non è diverso da tutte le altre religioni. La seconda tentazione è quella di dire: ora sono occupato col lavoro, la famiglia, più tardi quando avrò più tempo, quando le cose andranno meglio, quando andrò in pensione mi dedicherò a pregare di più o a fare qualche opera di carità. Ancora una volta siamo noi a decidere il come e il quando e inoltre stiamo dimostrando che Dio è la meno importante tra le tante cose delle vita. Dobbiamo agire subito, il dopo sarà troppo tardi perché avremo sprecato tanta della nostra vita. In vari passi del vangelo Gesù ci ha rivelato che dobbiamo vivere con lui sempre, vederlo in ogni momento, in ogni cosa che facciamo, in ogni persona che incontriamo. Lui è la più importante, o meglio l’unica cosa importante della vita perché tutto diventa importante e giusto solo se visto in lui. Ecco allora perché abbiamo bisogno di un cambiamento radicale del modo di pensare e cominciare a basare la nostra vita sul vangelo, sui suoi insegnamenti, sul suo esempio. Quante persone vengono a confessarsi solo perché il precetto dice di farlo almeno una volta all’anno e quando vengono dicono: “Non ho fatto alcun peccato perché non ho ammazzato, non ho rubato, non ho commesso adulterio, ecc.”. Ma non c’è scritto da nessuna parte nel vangelo: non ammazzare, c’è scritto ama il tuo nemico. Tu hai amato il tuo nemico o ti sei limitato ad evitarlo? Non c’è scritto: non rubare, ma c’è scritto di servire, di donare. Io sono disposto di mettermi al servizio degli altri? Ormai i dieci comandamenti come sono scritti nell’antico testamento ci stanno stretti, non bastano più per chiamarci cristiani.
E qui si inserisce l’episodio della chiamata dei primi 4 discepoli.
Gesù ha davanti a sé un lungo viaggio, quello verso il calvario e il sepolcro. Non inizia il viaggio da solo, chiama 4 discepoli. Questa è la dimostrazione pratica di cosa vuol dire seguire Cristo. Il racconto di oggi è la continuazione di quello di domenica scorsa. Se vi ricordate bene 2 di questi discepoli: Andrea e Giovanni si trovavano con Giovanni il Battista e lui li aveva mandati da Gesù. Si erano fermati tutto il giorno con Lui a fare esperienza della sua vita. Poi avevano portato anche Pietro a fare la stessa esperienza. Ora sono tornati a casa loro, alla loro normalità, magari pensano con nostalgia a quei bei momenti ma ciò non influisce molto sul loro lavoro. Questa volta è Gesù che va a cercarli e a provocare quello che ancora manca per la loro conversione, cioè per cambiare il loro modo di pensare. Il vangelo dice: “Passando Gesù vide...” Come abbiamo detto domenica scorsa Gesù è sempre in movimento, non si ferma a discutere. La conversione non la si fa stando seduti al tavolino a leggere. Queste persone non sono in Chiesa, stanno nella vita quotidiana, lavorano e continueranno a lavorare, ma Gesù vuole che da ora lo facciano in prospettiva nuova, cioè da credenti. Si parla del lasciare le reti. Non vuol dire un abbandonarle. Nel vangelo vediamo che tante altre volte prenderanno la barca, si metteranno a pescare, quindi la vita continua. Il lasciare le reti non indica un cambiamento di lavoro ma un cambiamento di stile di vita e di priorità. Prima l’unica cosa importante era prendere del pesce per provvedere al sostentamento della vita, ora Gesù dice: la vostra priorità è tirar fuori da questo mare burrascoso che è il mondo con tutti i suoi aspetti negativi, le sue confusioni, tirar fuori le persone, aiutarle, liberarle, mostrare loro la retta via.
Ultimo invito è: “Venite dietro a me”: ad Abramo dice: “Va”, così pure a Mosè e agli altri profeti. Qui invece abbiamo Gesù che si mette davanti e gli altri che gli vanno dietro.
Si può influire positivamente sulle persone o sulla società solo se lo facciamo seguendo gli insegnamenti di Cristo. Questo è il compito di ogni cristiano, nessuno può esimersi.
Subito lasciate le reti lo seguirono”. Subito, Gesù ha fretta perché il mondo aspetta di essere tirato fuori dal male. Lasciate le reti lo seguirono. Quindi non le reti del loro lavoro della loro casa, della loro famiglia, ma quelle della loro comodità, pigrizia, paura di rischiare, tutte cose che li tenevano incollati lì a quella barca con gli occhi fissati solo sul mare burrascoso.
Anche la 2a coppia, Giacomo e Giovanni si trovano nella stessa situazione. Qui si dice che erano insieme al loro padre Zebedeo. Il padre indica l’attaccamento alla tradizione, al vecchio modo di agire e di pensare, perché questo ti dà la sensazione di sentirti sicuro. Le tradizioni ci danno degli spunti, ma da sole non ci danno la pienezza della gioia. Il punto di riferimento è sempre la parola del Maestro.
Carissimi, il nostro impegno da Cristiani non è quello di seguire delle norme o delle tradizioni ma di riconoscere il Cristo che passa davanti a noi, il Cristo che ci provoca, riconoscerlo e seguirlo, essere convinti che Dio mi sta parlando in continuazione e non solo quando vado in chiesa o quando prego. La vocazione dei cristiani è questa: essere con lui sempre.


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