Essere in movimento e fissare lo sguardo, i due verbi dei cristiani



Le prime vocazioni. Gv.  1,35-42
Quello di oggi è un vangelo fatto di movimenti e sguardi, 2 azioni che cambiano profondamente la vita delle persone.
Guardiamo un po’ ai verbi che descrivono le azioni: Gesù passava, Giovanni fissò lo sguardo su di lui, diede la testimonianza e i discepoli seguirono Gesù. Un movimento provoca uno sguardo, lo sguardo provoca la testimonianza, la testimonianza provoca altro movimento.
Gesù si voltò, osservò i discepoli e chiese: “che cercate?”, poi disse: “venite e vedete” ed essi lo seguirono. Ancora una volta un movimento provoca uno sguardo, lo sguardo la domanda, la domanda altro movimento e altro sguardo.
Andrea incontra Simone (movimento e sguardo), dà testimonianza e assieme vanno a cercare Gesù. Ancora una volta un movimento provoca uno sguardo, lo sguardo provoca la testimonianza, la testimonianza provoca altro movimento.
Gesù fissato lo sguardo su lui disse: “Tu sei Simone, ti chiamerai Pietro”. Il movimento dei discepoli ha causato lo sguardo di Gesù, la sua testimonianza, ma stavolta il movimento più importante non è quello fisico (che comunque c’è perché da quel momento Pietro comincia a seguire Gesù), ma il movimento di tutta la vita, la conversione.
Questi sono due verbi fondamentali per ogni cristiano: l’essere in movimento e il fissare lo sguardo.
Non esiste un cristianesimo per persone sedute o passive. Credere non è pura nozione, è necessariamente un mettere in moto tutta la vita per seguire Cristo, aderire al suo stile di vita, al suo programma e questo non ci può lasciar tranquilli perché le richieste di Gesù sono molto impegnative.
Quest’anno durante le domeniche sentiremo spesso brani tratti dal vangelo di Marco, ebbene questo vangelo è tutto impostato come un diario di viaggio, un viaggio fisico, quello di Gesù attraverso la Galilea fino a Gerusalemme, ma soprattutto un viaggio di vita dal nostro vecchio “io” con il suo modo di pensare e agire comodo e chiuso, al nuovo “io”, quello rinnovato dalla grazia, dall’azione dello Spirito Santo, dal desiderio di configurare tutto noi stessi sul modello di Cristo.
Ma questo movimento avrà successo, non sarà un andare a vuoto, solo se accompagnato dal secondo verbo, il fissare lo sguardo. Attenzione, non è un semplice vedere, è un fissare lo sguardo, cioè un vedere a fondo, al di là dell’esteriorità, andando alla verità più profonda, alla natura stessa delle cose. Fissare lo sguardo vuol dire anche che tutte le altre cose perdono di valore perché lo sguardo non si muove più da lì ma riesce a vedere tutto attraverso Lui, Dio,  con i Suoi occhi.
Questa è un’ esperienza che ha cambiato profondamente la vita dei 3 discepoli citati, li ha trasformati da semplici pescatori a “pescatori di uomini”.
Attenzione che questo incontro non ha cambiato l’aspetto fisico, la salute, l’intelligenza, la capacità di capire le cose, il carattere degli apostoli; sappiamo bene che durante tutto il periodo in cui sono rimasti con Gesù hanno continuato ad essere dubbiosi, paurosi, emotivi, ecc. Quello che è cambiata è stata la priorità delle cose, lo scopo della vita, le motivazioni che determinano le scelte quotidiane.
Di sicuro noi oggi abbiamo salute migliore dei discepoli, conoscenza migliore, strumenti migliori, ma forse ci manca il fare questa esperienza del fissare lo sguardo su Gesù, fare l’esperienza della sua vita e lasciare che questa cambi le nostre priorità. Io credo che i nostri occhi sono ancora troppo fissati su noi stessi, troppo preoccupati a proteggere la nostra tranquillità, la nostra comodità, la nostra sicurezza, la nostra posizione sociale, ma queste non hanno niente a che fare con la vita di Cristo, anzi, spesso diventano un ostacolo nel vivere a pieno il nostro essere cristiani, allora diventiamo delle mezze persone, piene di compromessi, piene di mezze scuse, ma mai contente.

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