Insegnava con autorità
Insegnava con
autorità. Mc 1,21-28
Nel
Vangelo di oggi c’è una frase che è ripetuta due volte e che
ritengo sia la chiave di lettura di tutto il brano: “Insegnava loro
come uno che ha autorità e non come gli scribi”. Che cos’è
questa autorità che ha affascinato tanto la gente semplice del tempo
di Gesù?
Di
solito quando noi parliamo di autorità parliamo di qualcuno che è
superiore e altri che sono inferiori; a fare la differenza è o una
posizione sociale (una carica), o soldi, o scienza (esperto,
scienziato, ecc.). Tutti noi vorremmo avere questo tipo di autorità,
sentirci superiori, più protetti e sicuri, far colpo sulla gente e
poterla comandare. Chi in vita sua non ha invidiato almeno una volta
una persona più ricca, un politico, un esperto, uno che ha fatto
carriera. Su questa autorità si basa tutta la società dove ci sono
posizioni ben definite che vanno rispettate perché la società
funzioni. Quindi il governo fa le leggi e noi le mettiamo in pratica,
a scuola la maestra comanda e gli allievi obbediscono, anche papà e
mamma alle volte devono alzare la voce per farsi obbedire dai figli;
sembra che senza autorità il mondo cadrebbe nel caos. Ma non è di
questa autorità che parla il vangelo di oggi, infatti Gesù non
aveva alcuna posizione sociale, nemmeno denaro mentre gli scribi del
tempo avevano tutto questo e probabilmente, da un punto di vista di
studi erano più dotti di lui. Allora quello che la gente percepiva
in Gesù deve riferirsi a qualcosa di altro.
Gli
scribi del tempo, quando spiegavano la Sacra Scrittura nelle
sinagoghe, ripetevano quello che avevano studiato, cioè gli
insegnamenti di grandi maestri del passato, senza incarnare il loro
messaggio nella quotidianità di chi ascoltava, anzi spesso si
servivano di questa scienza per umiliare gli ignoranti, far vedere la
loro superiorità e obbligarli a fare ciò che volevano loro. Nel
modo di parlare di Gesù, invece, la gente coglieva un messaggio che
sapeva adattarsi alla loro situazione, qualcosa di nuovo che toccava
la vita cogliendone i veri bisogni e sapeva portare le persone alla
liberazione. Inoltre nel comportamento o nello stile di vita di Gesù
c’era coerenza tra quello che diceva e quello che faceva. Gesù non
si presenta come uno che vuole comandare ma come uno che serve, non
come uno che vuol stare al di sopra ma come uno che vive in mezzo
alla gente e la aiuta a riscattarsi. I miracoli che Gesù fa sono
sempre presentati come liberazione di persone che in qualche modo
sono legate, tenute schiave o da infermità, o da posizione sociale
di rigetto, o da possessioni di demoni. L’incontro con Gesù mette
queste persone nella posizione di riconoscere la loro situazione e il
loro bisogno dell’intervento di Dio, di fidarsi di Gesù, e questo
li libera e li restituisce alla dignità di uomini. L’autorità
degli scribi e dei farisei, invece rendeva le persone sempre più
legate e ignoranti e incapaci di rialzarsi dalla loro situazione di
miseria.
Solo
se si comprende l’autorità di Gesù in questo modo si riesce a
capire perché Gesù impedisce ai demoni di parlare.
Abbiamo sentito
oggi, e questo ritorna altre volte nei vangeli, che lo spirito
immondo, prima di essere cacciato, rivela la vera identità di Gesù:
tu sei il santo di Dio. Perché zittirlo? Dopo tutto stava dicendo la
verità, stava rafforzando l’immagine di Gesù davanti alla gente,
quindi gli stava facendo un favore.
Eppure Gesù questo tipo di
favore non lo vuole perché non vuole che la gente pensi a Lui come
uno dei tanti capi del passato, magari il più buono, ma uguale a
loro, cioè fatto di potere e comando. Nel regno che Gesù vuole
instaurare non c’è spazio per superiori e inferiori, per ricchi e
poveri, per sapienti e ignoranti; nel suo regno tutti sono uguali e
chi vuol essere il primo si faccia servitore di tutti. In poche
parole non si tratta di capire chi è Gesù ma di imparare a seguire
il suo modo di pensare e di agire. La maggior parte degli
anticlericali e degli atei sa che Dio esiste, ma semplicemente ne
rifiuta il messaggio. Purtroppo molto spesso anche noi, gente di
Chiesa che a parole professiamo fede e vita cristiana, cadiamo nella
tentazione del potere, dell’avere, dell’apparire e in pratica con
la nostra vita rinneghiamo tutto quello in cui crediamo a parole. Le
tre tentazioni di Gesù nel deserto sono chiare ma noi ci cadiamo
ogni giorno. Ci si sente meglio ad avere un Dio Onnipotente piuttosto
che uno che sta su una croce, uno che sa fare i miracoli piuttosto
che uno che ti dice: “prendi la tua croce e seguimi”.
Lasciamoci
provocare da questo Cristo che non ricerca niente per se stesso ma
che vuole portare tutti a Dio.