Il coraggio di cambiare

 Nicodemo e il volto vero di Dio   (Gv 3,13-17)

Oggi il Vangelo ci presenta un incontro notturno, silenzioso, ma pieno di luce: quello tra Gesù e Nicodemo. Un uomo rispettato, colto, religioso… ma inquieto. Nicodemo non si accontenta delle risposte già pronte. Sente che nella sua vita manca qualcosa. E allora va da Gesù. Di notte, forse per paura, forse per discrezione. Ma ci va. E questo è già un atto di coraggio.

Nicodemo ci rappresenta tutti. Quanti di noi, pur credenti, sentono che la fede non è ancora diventata vita? Quanti di noi portano domande nel cuore, ma non sanno a chi rivolgerle? Quanti di noi vorrebbero cambiare, ma non sanno da dove cominciare?

Gesù non lo accoglie con risposte facili. Gli propone qualcosa di radicale: “Bisogna rinascere dall’alto.”

Non si tratta di tornare bambini, ma di iniziare a vivere con uno sguardo nuovo. Ragionare come si ragiona in cielo.

Cosa vuol dire? Vuol dire mettere Dio al centro. Vuol dire lasciarsi guidare dall’amore, non dalla paura. Vuol dire smettere di vivere per difendersi, e iniziare a vivere per donarsi.

Nicodemo, come tanti di noi, ha un’immagine di Dio che gli è stata insegnata: un Dio giudice, un Dio che premia i buoni e punisce i cattivi.

Altri lo vedono come un Dio che chiede sacrifici, che vuole essere servito, che ci osserva dall’alto per vedere se sbagliamo.

Ma Gesù ci dice: no. Dio non è così.

Dio è Padre. E il Padre ama. Ama tutti. Ama anche chi sbaglia. Ama anche chi lo rifiuta. Ama anche chi non crede.

“Dio ha tanto amato il mondo…”  e il “mondo” qui non è il paradiso, ma l’umanità ferita, confusa, peccatrice. Noi.

E come ha amato Dio? “Ha donato il suo Figlio.”  Non ha mandato un angelo, non ha scritto un libro, non ha fatto un miracolo spettacolare. Ha dato suo Figlio.

Pensateci: noi, forse, potremmo dare la nostra vita per qualcuno. Ma dare il proprio figlio? È sconvolgente.

Eppure Dio lo ha fatto e lo ha fatto per amore.

Noi parliamo spesso della passione di Gesù, ma dimentichiamo la passione del Padre. Il dolore di vedere suo Figlio morire. Eppure lo ha fatto. Per noi.

E perché ce lo ha dato? “Perché chi crede in Lui non sia perduto, ma abbia la vita eterna.”

Credere non vuol dire solo pensare che Gesù è esistito. Vuol dire accettarlo come modello. Vuol dire vivere come Lui. Vuol dire amare come Lui.

E allora la vita eterna non è solo quella dopo la morte. È una vita diversa, già qui. Una vita piena, profonda, indistruttibile.

Una vita che non si misura in anni, ma in amore.

Nicodemo, all’inizio, non capisce. Si perde. Ma il seme che Gesù ha piantato nel suo cuore cresce. Lo ritroviamo più avanti nel Vangelo: difende Gesù davanti ai Farisei, anche se viene preso in giro. E alla fine, è lì, sotto la croce, con l’olio per ungere il corpo di Gesù.

Il coraggio di cambiare ha fatto il suo cammino. E ha portato frutto.

Fratelli e sorelle, anche noi possiamo cambiare. Anche noi possiamo rinascere. Anche noi possiamo amare in modo nuovo.

Ma dobbiamo smettere di avere paura di Dio.

La fiducia in Dio ci rende liberi. Liberi dalle maschere, dalle paure, dalle difese.

Dio ci ha amati in modo scandaloso. E l’amore della Trinità è la risposta alla nostra solitudine, ai nostri sospetti, alle nostre ferite.

Allora oggi, come Nicodemo, lasciamoci provocare. 
Lasciamoci amare.
Lasciamoci cambiare.
Perché il vero volto di Dio è amore, e l’amore, quando lo accogliamo, ci fa rinascere.

 

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